Gaza: p. Ielpo (custode Terra Santa), “restare è un forte appello alle coscienze”

“Come figli della Chiesa facciamo nostro l’ennesimo accorato appello alla pace lanciato da Papa Leone XIV, mercoledì dopo l’udienza. Lo sentiamo come un grido di tutta la cristianità e non solo, direi dell’umanità intera, che invoca un cessate il fuoco, una tregua che consenta un intervento umanitario che ridoni respiro alla popolazione civile provata da quasi due anni di guerra”: così il custode di Terra Santa, padre Francesco Ielpo, commenta al Sir l’appello di Papa Leone XIV, mercoledì all’udienza, e il messaggio congiunto con il quale i patriarchi, il latino, card. Pierbattista Pizzaballa, e il greco-ortodosso, Teofilo III, hanno annunciato la decisione che il clero, i religiosi e le religiose non lasceranno Gaza per restare al fianco della popolazione e degli sfollati ospitati nelle rispettive parrocchie. “Continuiamo a pregare perché torni la giustizia, perché gli ostaggi vengano rilasciati, perché questo virus dell’odio non si sparga ancora di più”, spiega il custode consapevole che, se da un lato “questi appelli rischiano di cadere nel vuoto e soprattutto nell’indifferenza dei potenti”, dall’altro “potrebbero smuovere le coscienze di tanta gente di buona volontà sempre più decisa a chiedere il rispetto dei diritti umani e della dignità umana”. Ma, aggiunge, “dobbiamo essere liberi dall’esito, dal risultato. Il richiamo alla pace, alla giustizia, al restare umani, potrebbe anche non sortire gli effetti sperati ma è un dovere morale alzare la nostra voce per chiederne il rispetto. Continueremo per questo a interpellare le coscienze perché è la coscienza profonda che ci fa riconoscere che siamo esseri umani”. “Sono 800 anni – ricorda padre Ielpo – che la Custodia di Terra Santa testimonia che esiste un’altra via per arrivare alla pace e alla sicurezza che sono diritti di tutti i popoli, che non è quella della guerra. È la strada del dialogo, della fraternità e dell’umanizzazione” come insegna Francesco d’Assisi. Da qui trae origine il contributo fattivo della Custodia alla ricerca della pace e della convivenza: “Il primo e fondamentale contributo – sottolinea il custode – è quello della presenza, dell’esserci, come testimoniato dalla decisione del clero di Gaza di restare al fianco della popolazione. Restare è anche quello che la Custodia fa da 8 secoli in Terra Santa. È commovente sapere che quei sacerdoti, quelle religiose, rimarranno a Gaza anche a costo della vita. Il senso profondo della missione della Chiesa è restare accanto ai più deboli, ai più poveri e ai più vulnerabili. La loro scelta parla alle coscienze. Restare a Gaza è il segnale più forte che la Chiesa potesse dare in un momento come questo”. “La loro presenza, così come quella di tanti altri sacerdoti, frati, religiosi e religiose, in contesti di minacce e di guerra, vale più di qualsiasi appello. Persone – conclude – che, come spesso accaduto nella storia della Chiesa, diventano salvezza per un popolo”.