Fede in Dio e speranza nel docufilm Pontifex

La pellicola si interroga sulle questioni esistenziali e sulla necessità di cercare la grazia tra le tenebre

Pontifex – Un ponte tra la Misericordia e la Speranza è il nuovo docufilm del regista palermitano Daniele Ciprì, presentato alla Festa del Cinema di Roma nella categoria “Special Screening”, al cinema dal 24 al 26 novembre. Nato da un soggetto di Massimo de’ Cavalieri, con sceneggiatura di Arnaldo Colasanti, è patrocinato dal Dicastero per l’evangelizzazione e prodotto da Mnemosyne e OvePossibile. Realizzata in occasione del Giubileo del 2025 indetto da papa Francesco, la pellicola presenta il tema della speranza che emerge come una luce che squarcia le tenebre e illumina la vita. È un documentario di fede contenente testimonianze profondamente umane e video inediti, attraverso cui si prova a dare delle risposte ai grandi quesiti del nostro tempo, passando per l’eterno dibattito tra una visione laica e una teologica dell’esistenza. Le immagini e le riflessioni sono intervallate da inserti di fiction, creando un racconto simbolico ma universale rivolto a tutti. Molto interessante l’intervista a mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per la Nuova Evangelizzazione e responsabile dell’organizzazione giubilare, il quale esamina varie tematiche etico-morali con un linguaggio semplice. “C’è un momento nella storia in cui la verità irrompe, ed è quando Gesù dice “Io sono la Via, la Verità, la Vita”, dice il prelato. Dalla fede giunge un’eco di speranza dinnanzi alle più ardue domande esistenziali. “La Speranza ci fa vedere la bontà e la bellezza del futuro e ci aiuta a dare un senso al presente” prosegue Fisichella, secondo cui il senso dell’Anno Santo in corso è “pensare che ogni 25 anni ci è data una opportunità: di ripensare a noi stessi, di metterci in cammino verso una meta, di scoprire nel profondo il nostro rapporto con Dio. Attraversare quella porta per ritrovare chi sono e scoprire il valore di chi mi sta accanto”. Il pro-prefetto chiarisce bene le difficoltà che si possono presentare lungo il cammino della propria vita: dolori, malattie, rischi come l’IA, cambiamenti vari che mettono in pericolo la speranza. Non bisogna mai smarrire la forza del pensiero e riconoscere il grande contributo che, da 2000 anni, la Chiesa offre all’umanità per mezzo della sua azione evangelizzatrice. Viene presentato un dialogo fittizio fra tre personaggi che si muovono per i luoghi sacri di Roma: una donna (la “Speranza” interpretata da Rossella Brescia), un uomo (il “Suicida” interpretato da Gianni Rosato) e un altro personaggio (il “Mondo” interpretato da Cesare Bocci). Tre figure allegoriche che, affrontando temi moderni con massime, racconti e parabole, dipingono con uno stile spesso ermetico un po’ tutta l’umanità divisa tra fragilità e paure, ma desiderosa anche di proiettarsi verso l’alto, senza perdere la fiducia in Cristo. Il regista ha fatto scelte molto precise nella costruzione del docufilm: inquadrature semplici ed essenziali nella parte documentale, mentre un’ambientazione buia nella parte teatrale per dare priorità e spessore alle tre figure allegoriche e, in particolare, alle loro parole e ai messaggi comunicati. Da notare che il sottotitolo del film “Un ponte tra la Misericordia e la Speranza” è un chiaro richiamo a papa Francesco che, nel corso del suo ministero petrino, ha cercato di costruire ponti tra la Misericordia e la Speranza, due aspetti della fede. Oltre ai ritratti della Chiesa di oggi, catturano l’attenzione degli spettatori le meravigliose foto che ritraggono Bergoglio insieme ai più fragili, quelle delle sue visite del venerdì della Misericordia in occasione del Giubileo del 2016, i suoi incontri con i bambini, i poveri, gli infermi e con altre realtà a cui si è fatto prossimo con umanità, le immagini dei precedenti giubilei (da Pio XII a Wojtyła), messe a disposizione dall’Istituto Luce e da Vatican Media, le istantanee che ricordano i cristiani in preghiera, dopo la morte di Giovanni XXIII nel 1963, e le calorose parole di pace pronunciate da Leone XIV dopo la sua elezione.