CL Cosenza. La testimonianza – esperienza di Elena Mazzola sull’Ucraina

Elena Mazzola, appartenente ai Memores Domini, negli ultimi venticinque anni ha vissuto tra Russia ed Ucraina

Mercoledì scorso, ia Rende, la comunità di Comunione e Liberazione di Cosenza ha organizzato un incontro di testimonianza sulla guerra in Ucraina. Ed essere invitata è stata Elena Mazzola, appartenente ai Memores Domini, che negli ultimi venticinque anni ha vissuto tra Russia ed Ucraina. Mazzola ha curato un libro “Custodire l’umano. Voci dall’Ucraina” (Itaca, 255 p., 18 euro), che poi è diventato anche una mostra all’ultima edizione del Meeting di Rimini. Il libro contiene decine e decine di interviste ai tanti ucraini, che nelle rispettive circostanze, si sono ritrovati a fare i conti con la guerra, ma che hanno dato modo di azioni di bene e di amore testimoniate attraverso tante piccole opere quotidiane per “dare la vita per l’Ucraina”. Quella di Mazzola è una storia fede, partita dall’incontro con don Luigi Giussani che le chiese di andare in Russia ad aprire una casa dei Memores. Qui rimase per ben 15 anni, dove lavorò come docente di letteratura nelle università russe. La decisione, poi, nel 2017 di andare in Ucraina per sostenere la nascente comunità di Cl. Arrivò a Kharkiv, a trenta minuti dal confine russo, dov’è da dentro la comunità è nata l’opera Emmaus. Una ong che accoglie ragazzi e ragazze abbandonati alla nascita dai propri genitori, tra cui bambini affetti da disabilità e altri colpiti da violenza.

L’intento del libro è nato dalla “nostra presa d’atto – dice Mazzola – che si stavano diffondendo tante menzogne su quel che avveniva in Ucraina. Abbiamo chiesto a tante persone da varie parti del paese che cosa hanno vissuto, e del bello nonostante la tragedia”. Nelle parole di Mazzola c’è il racconto dei momenti peggiori, i sistematici bombardamenti sulle abitazioni civili da parte dell’esercito russo. “Spesso mi sono anche chiesta se Cristo mi avesse abbandonata”, ma anche il desiderio di “rendere smisurato l’amore, per battere il grande male di ogni singolo missile”. Questo perché, dice Mazzola, “ho capito a chi appartengo, che il bene incontrato è stato più grande di quel male”. E infine la richiesta a noi, che siamo qui, su cosa possiamo fare: “occorre pregare. Come ha detto il padre di un figlio morto al fronte e ripetuto dal Vescovo di Kharkiv a Rimini: se qualcuno pensasse che gli ucraini combattono perché odiano i russi deve capire che questa cosa non esiste proprio. Noi non combattiamo perché odiamo, lo facciamo per difenderci da questo male. E’ importantissimo pregare per il nemico, perché se si convertirà avrà saggezza e bontà nel cuore. Allora si potrà dialogare”.