Cultura
Memoria, valori e identità di un Sud quasi dimenticato

Il giornalista vuole ripristinare il ricordo di un Mezzogiorno ancestrale, diviso fra affetti e vita dura
Nel volume C’era una volta il Sud. Racconti e ricordi illustrati del Meridione di un tempo con un saggio sulla fotografia (Rizzoli 2025) il giornalista Marcello Veneziani racconta le memorie di un Sud Italia quasi scomparso descrivendo, in maniera meticolosa, personaggi ed eventi e includendo una rassegna fotografica che illustra paesaggi, contesti familiari, scene di vita domestica e festività. Da meridionale, Veneziani parla del Sud come di “infanzia del mondo, provincia dell’universo, luogo d’ombre e di luce della nostalgia, casa dei miti”. Lo scrittore rievoca le voci, i valori, gli odori, i sapori che, nel corso degli anni, sono andati progressivamente a perdersi, nel solco di una modernità che adombra i piccoli borghi e dà più spazio a realtà proiettate verso una dimensione globale. Il libro con le sue foto cattura l’attenzione degli interessati verso un mondo lontano dall’attualità, che rivive grazie alla forza espressiva e allo stile pacato e diretto di Veneziani. Il rimpianto per ciò che era risveglia la nostalgia per quelle semplici abitudini di vita, che regalavano un senso di spensieratezza e di gratuità. Basti pensare alle passeggiate per strada, al sedersi alle panchine o alla raccolta dei frutti, ma anche alle superstizioni, alle processioni, ai matrimoni, ai funerali, alla vita ai margini, ai bordi del mare, alle figure archetipiche come il ciaciaco o sgalliffo, allo speranzuolo, al barbiere di campagna, alla prostituta, alla masciara, alla bizzoca, al sacrestano. Una società ingenua ed elementare, specchio di un’esistenza difficile ma tranquilla rispetto alla fretta e al caos moderni, un universo aperto e corale fondato sulla fiducia reciproca e sulla cortesia tra le persone. All’idea di vita comunitaria fatta di rapporti veri fa da contraltare il Sud delle disuguaglianze, delle sopraffazioni e delle lotte sindacali per i propri diritti e doveri. C’è inoltre il tentativo di recuperare la concezione di un Meridione che, storicamente, è stato volano di crescita nazionale, scardinando l’idea di marginalità che gli è stata addossata per troppo tempo. Veneziani riflette, alla fine del testo, sul significato della fotografia nella nostra epoca, “cercando di smentire luoghi comuni o di vedere lati nascosti di quel mondo: la fotografia è il diorama del ritorno, nasce da una forma di nostalgia preventiva, la volontà di salvare l’attimo fuggente e le vite in transito”. Umili contadini che invadono le piazze, donne che fanno il bucato, personaggi curiosi, antenati e interi nuclei familiari fanno mostra di sé nelle immagini in bianco e nero che occupano le pagine del libro, tenendo acceso il ricordo di un passato che non muore mai e che rappresenta un antidoto alla solitudine contemporanea. “Mettiamo in salvo la memoria prima che cali la notte”, l’esortazione dello scrittore. La sfida lanciata da Veneziani sta nel riscoprire l’autenticità e l’anima vere di una terra, divisa tra identità smarrite, esistenza fragile e resistenza al tempo.
