Chiesa
Carlo Acutis, il Santo Millennial innamorato dell’Eucarestia

Il giovane organizzava mostre a tema religioso traendo ispirazione dalla biografia degli uomini e delle donne di Chiesa
Dopo un’attesa durata mesi e le preghiere dell’intero mondo cattolico, i beati Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis saranno canonizzati da papa Leone XIV domenica 07 settembre.
Offriamo in questa sede brevi informazioni sulla vita e sulle opere di Carlo Acutis, venerato come il “Santo Millennial”, il santo del web, il santo della modernità, soffermandoci su alcuni dettagli interessanti e degni di considerazione.
Tante sono le pubblicazioni che trattano della sua biografia, tra cui quella intitolata Il segreto di mio figlio. Perché Carlo Acutis è considerato un santo (Piemme 2021) curata dalla madre, Antonia Salzano Acutis, e da Paolo Rodari. Una leucemia fulminante l’ha strappato a questo mondo all’età di 15 anni il 12 ottobre 2006, vigilia dell’ultima apparizione della Madonna di Fatima. Una coincidenza che si riveste di straordinario, tenendo presente il grande amore che il giovane Carlo nutriva per la Vergine Maria, per Dio, per gli angeli e per i santi, presenze fisse nella sua breve esistenza. In particolare era legato alla storia di san Francesco di Assisi e chiese, quando ancora era in vita, di essere seppellito nella città umbra che amava più di ogni altra cosa. In realtà i medici dell’ospedale di Monza lo considerarono morto già alle ore 17.45 dell’11 ottobre, lo stesso giorno in cui si spense un altro santo a cui Carlo era devoto, Alessandro Sauli, confessore di Carlo Borromeo vissuto nel XVI secolo, vescovo prima di Aleria in Corsica e poi di Pavia, membro della Congregazione dei Chierici regolari di San Paolo, molto vicino ai più poveri e denominato patrono dei giovani.
Carlo Acutis ebbe un rapporto speciale con Dio. Faceva tutto pensando al Signore a cui rivolgeva suppliche e preghiere che, a suo avviso, servono per recuperare le forze e per portare a termine le mansioni giornaliere. Recitava la Supplica alla Madonna di Pompei, a cui era affezionato, e credeva fermamente nel sacramento dell’Eucarestia, la sua “autostrada per il cielo”. Come ricorda la madre nel suo libro, Carlo era più che convinto che “attraverso l’Eucaristia verremo trasformati nell’Amore”. La sua profonda religiosità, vissuta nel concreto dei suoi giorni terreni, era accompagnata da un grande ottimismo e da un senso di felicità, che gli provenivano dal perenne rivolgere il suo sguardo a Dio. Non smarrì mai quella speranza che guidava i suoi passi, facendogli intravedere la luce nel buio. Impostò la sua quotidianità in chiave di ricerca dell’Assoluto e della Grazia, avvicinando perfino i suoi genitori alla fede.
Le sue passioni
Carlo Acutis amava realizzare mostre eucaristiche attraverso cui annunciava la Parola del Vangelo. Gli premeva far conoscere alle persone che incontrava la bellezza del messaggio di Gesù, cercando di mantenersi originale a quel progetto unico e irripetibile che Dio ha su ognuno di noi. “Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie” era una delle frasi più celebri che pronunciava spesso. Curò il sito web del liceo classico che frequentava presso l’Istituto Leone XIII a Milano retto dai Padri Gesuiti, responsabili di opere di volontariato a favore degli ultimi. Carlo ricevette quest’incarico perché i religiosi sapevano che aveva una certa dimestichezza con il computer e con i programmi informatici. Per sentirsi sempre più vicino al Signore, con cui ebbe un dialogo continuo, il ragazzo imparò ad amare la natura. Era appassionato di delfini, le creature che maggiormente lo facevano sentire più prossimo al Padre Eterno. Si lasciò anche ammaestrare ed educare da alcune letture fondamentali per la crescita umana come Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry, il libro che più di tutti amava e nel quale si rispecchiava. Adorava il concetto di “amore” che il testo diffonde, consapevole che legarsi affettivamente ad un’altra persona vuol dire donarsi del tutto ad essa. Leggeva spesso anche Jorge Luis Borges, un autore da cui apprese il bisogno di dedicare del tempo agli altri. “Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita, non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te” diceva lo scrittore argentino. Un’altra lettura decisiva per Acutis fu Nati due volte, il libro di Giuseppe Pontiggia in cui si racconta dell’attenzione che un padre ha per il figlio disabile. In fondo, il giovane santo desiderava stare con gli ammalati, specialmente con i più sofferenti. Lesse anche i libri della beata Alexandrina Maria da Costa, la mistica portoghese che visse per quattordici anni nutrendosi solo di Eucarestia, e di cui possedeva anche la reliquia. Si ispirò anche a lei per predisporre i pannelli di una mostra, dedicata ai miracoli eucaristici. Carlo aveva anche letto Il gabbiano Jonathan Livingston dello scrittore Richard Bach. Si identificava in quest’uccello marino che, rispetto agli altri esemplari, non si preoccupava di cercare solo il cibo ma si librava alto in cielo in cerca della perfezione. Il Santo Millennial rimase molto colpito dalla lettura delle “Memorie” di suor Lucia di Fatima, nelle quali si parla delle apparizioni della Vergine ai tre pastorelli e dei riferimenti al Purgatorio e al Paradiso. Raccolse anche uno scritto contenuto nel “Diario” di santa Faustina Kowalska, che gli servì per realizzare la mostra “Inferno, Paradiso e Purgatorio”, e nel quale la religiosa parla del dolore della anime intrappolate nel Purgatorio e del loro bisogno di ricevere preghiere. Non potevano mancare tra le sue letture la Bibbia illustrata, un dono dei suoi nonni, e le biografie dei santi. In riferimento alla gioventù diceva che era importante preservare la purezza e la freschezza, senza anticipare le relazioni affettive, e per questo fece suo l’insegnamento di santa Maria Goretti. Tra le letture principali spiccava il Cantico delle Creature, il testo francescano che esprimeva l’ideale sommo di amore per il creato e per la natura nel quale Carlo credeva. Ma anche dal Curato d’Ars prese tanti insegnamenti che lo commuovevano, pensando alla natura, alle stelle e agli animali. Ed è infinita la lista dei nomi cristiani che rappresentarono un punto di riferimento nella vita di Acutis, tra i quali vale la pena menzionare quelli di san Pio da Pietralcina e di don Bosco, ma anche quelli di santi che spiegarono, nei loro scritti, il mistero della transustanziazione come san Giovanni Crisostomo e san Tommaso d’Aquino.
Gli oggetti
Carlo Acutis indossò per tutta la vita una catenina d’oro con una medaglia dello scapolare della Vergine Maria del Carmelo, che la madre gli donò il giorno del suo battesimo. In questo modo “Gesù e la Madonna li avrò sempre vicini al mio cuore” diceva. Fu attratto dalla storia di santa Caterina Labouré e della medaglia miracolosa, la cui immagine ricorda il ruolo decisivo che Maria svolge nella salvezza del genere umano. Ne collezionava tante di queste medagliette perché per lui erano un segno tangibile del suo rapporto, intimo e spirituale, con la mamma celeste. Il giovane amava anche le rose rosse e diceva che la bellezza corporale è effimera e appassisce come i fiori, mentre quella spirituale non appassisce mai se viene debitamente nutrita.
Che questo neo santo, segno di una Chiesa giovane, viva e completamente donata a Dio sia una guida perenne per le future generazioni!
