Card. Pizzaballa su dialogo interreligioso, “7 ottobre e guerra di Gaza sono uno spartiacque”

“Per il dialogo interreligioso, il 7 ottobre e la guerra di Gaza sono uno spartiacque. C’è un prima e un poi”. Lo ha detto il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, intervenendo all’Incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio.

“Prima della guerra erano una sessantina i disabili, adesso sono poco meno di 40, perché alcuni sono morti per mancanza di assistenza medica. Avevano bisogno di medicine particolari che non erano più reperibili, quindi sono morti”. È il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, a fare il “punto” sulla situazione attuale della Parrocchia di Gaza, rispondendo ad una domanda durante il Forum su “Una pace disarmata e disarmante” che s è svolto nell’ambito all’incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio. “Altri – ha proseguito il patriarca – sono morti per mancanza di assistenza medica: non c’è più dialisi, non ci sono ospedali e non c’è più nessuno. Chi ha il cancro, non ha assolutamente niente, non c’è nessuna cura per lui. Ecco, questa è un po’ la situazione che si è vissuta in questi anni”. Una parte della casa delle suore di Madre Teresa è stata distrutta in uno dei primi bombardamenti durante il primo anno, ma le religiose continuano a viverci.
“Restano ancora tutti lì, i disabili sono tutti musulmani. Non sappiamo dove sono finite le loro famiglie, sono tutte sfollate. Circa un mese fa, quando è iniziata l’ultima operazione, quella che doveva essere definitiva, ho chiamato i sacerdoti e le suore, ma anche i responsabili della comunità, per dire che non eravamo più in grado di assicurare loro l’incolumità e che dovevano quindi decidere cosa volevano fare, se restare o partire”. Le suore e i sacerdoti hanno risposto: “gli anziani e i malati non possono partire, per loro partire significa morire, quindi restano e se loro restano qui, anche noi restiamo, non possiamo abbandonare”. Anche le famiglie hanno sentito la necessità di scrivere una lettera e firmarla tutti per dire appunto che rimanevano. E così è stato. “Adesso è così, siamo lì in attesa di capire cosa sarà, come sarà, è tutto ancora da costruire, è tutto un grande punto interrogativo, ma noi resteremo lì, non molleremo mai e quello che si potrà fare noi lo faremo”. In questi due anni – racconta sempre Pizzaballa – “la parrocchia è stata un hub per circa 10.000 famiglie del circondario, cristiane e musulmane. C’è stato tutto un clima di solidarietà, di vicinanza, molto bello. Concludo: persone che prima della guerra mai si incontravano, la guerra li ha fatti incontrare. È vero che questa guerra ha scatenato tanto odio, ma ha scatenato anche tanta solidarietà e tanta reazione positiva e bellissima”.