Card. Parolin: a Gaza e in Ucraina serve il dialogo, Santa Sede farà la sua parte

In occasione della canonizzazione di Pier Giorgio Frassati, questa mattina presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù, il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha benedetto un’effigie del nuovo Santo. A margine della cerimonia, il Sir gli ha rivolto alcune domande sui conflitti in Medio Oriente e in Ucraina.Eminenza, ieri il Santo Padre ha ricevuto il presidente israeliano e ha ribadito la necessità di pace, il cessate il fuoco e gli aiuti umanitari. Qual è l’impegno concreto della Santa Sede riguardo al conflitto israelo-palestinese e, nello specifico, a Gaza?Attualmente non ci sono dialoghi. La Santa Sede sta insistendo perché le parti riprendano il dialogo e, attraverso di esso, possano trovare soluzioni alla tragica situazione di Gaza.È una voce che continua a levarsi, ribadita anche ieri in maniera molto decisa con il presidente di Israele.L’auspicio è che questa voce, unita a quella della comunità internazionale, possa produrre qualche effetto.Quanto è alta la preoccupazione della Santa Sede circa la piccola parrocchia di Gaza?È molto alta, soprattutto perché nella parrocchia vivono numerose persone con disabilità che non possono essere trasferite altrove.Si spera che venga garantito rispetto a quanti hanno deciso di rimanere e a coloro che non hanno alternative, ascoltando l’appello a proteggerli.Stesso impegno per l’Ucraina. Ieri i “volenterosi” hanno ribadito un impegno concreto a garantire la sicurezza dell’Ucraina. Qual è la posizione della Santa Sede?La posizione è chiara: avviare un dialogo. Il Santo Padre aveva perfino messo a disposizione il Vaticano come luogo per ospitare eventuali colloqui.Da parte della Santa Sede c’è grande disponibilità ad aiutare a trovare tutte le vie e i mezzi possibili per mettere fine alla carneficina.

Daniele Rocchi