Attualità
Bosio (Csi): un evento sportivo non può mai essere una tragedia
“Dobbiamo chiederci dove abbiamo sbagliato, dove stiamo sbagliando. Perché credo che sia proprio un problema di educazione, di valori. Chi compie un gesto come questo ha perso completamente il senso delle cose. Nel senso che, non mette più in gioco il valore della vita. Poi, magari, non avranno voluto ammazzare nessuno, però è successo. E questo lo devi mettere in conto, quando fai atti come questi”. A dirlo al Sir è Vittorio Bosio, presidente del Centro sportivo italiano (Csi), commentando la quanto accaduto ieri sera sulla superstrada Rieti-Terni dove uno degli autisti del pullman che trasportava i tifosi del Pistoia Basket 2000 è morto dopo che il mezzo è stato assalito con una sassaiola all’altezza di Contigliano, appena fuori Rieti, lascia un profondo stordimento. La vittima si chiamava Raffaele Marianella, 65 anni, di origini romane ma residente a Firenze. L’autista era seduto sul pullman nel primo sedile davanti, accanto al collega che guidava, quando è stato colpito e ucciso da un mattone o una grossa pietra lanciato in una sassaiola da tifosi locali del Rieti. L’agguato è stato fatto all’unico pullman di tifosi ospiti, in rientro a Pistoia dopo la partita di A/2 di basket. “Io credo che dobbiamo fare quadrato tutti insieme su un progetto educativo che coinvolga i giovani, che li aiuti a fare sport e a riscoprire quei valori con cui siamo stati educati negli anni passati – ha detto Bosio -. È importante, perché spesso non si rendono conto delle azioni che compiono. E azioni come queste squalificano la persona. Anche se in qualche modo c’è un legame con l’ambiente sportivo, non collegherei direttamente questi atti criminali con lo sport, perché, in realtà, tutto questo esula dallo sport. Lo sport è tutt’altra cosa”. “Per questo – conclude il presidente del Csi – dobbiamo fare quadrato tutti insieme: tutte le agenzie educative, la scuola, le famiglie, le associazioni. Dobbiamo unire le forze per trasmettere un messaggio chiaro: un evento sportivo non può mai trasformarsi in una tragedia. Perché la vita è sacra”.
Agensir
