Bonifacio VIII, il Papa del Giubileo

Con la bolla Antiquorum habet, il 22 febbraio 1300, Bonifacio VIII proclamò il 1300 anno giubilare, sottolineando che ai romani che avrebbero visitato entro l’anno per trenta volte le basiliche di San Pietro e di San Paolo sarebbe stata concessa un’indulgenza plenaria, mentre per i pellegrini che sarebbero giunti da fuori Roma sarebbero state sufficienti quindici visite.

Ma chi è stato Bonifacio VIII?
Benedetto Caetani (Anagni 1235 circa – Roma 1303); dopo varie missioni diplomatiche in Inghilterra e in Francia fu creato cardinale nel 1281. Dopo l’abdicazione di Celestino V, fu eletto papa il 24 dic. 1294 in Castelnuovo di Napoli. Tentò subito di risolvere il problema della Sicilia, ribelle alla Chiesa, ottenendo la rinuncia al regno di Giacomo II d’Aragona, nominato gonfaloniere della Chiesa e investito della Corsica e della Sardegna. Ma il fratello di questo, Federico, aveva accettato (25 marzo 1296) la corona di Sicilia; l’aveva difesa quindi validamente, concludendo alla fine (31 ag. 1302) con Carlo di Valois, mandatogli contro dal papa, la pace di compromesso di Caltabellotta. Sull’insuccesso siciliano ebbero certo peso anche i rapporti con Filippo il Bello, turbati dal gesto di B., che con la bolla Clericis laicos (24 febbr. 1296) aveva proibito al clero di versare somme, a titolo di tasse o sovvenzioni, a qualsiasi autorità laica senza l’espresso consenso della S. Sede. La reazione di Filippo portò a una breve tregua, nel 1301, di fronte all’intransigenza del re, B. formulò compiutamente la dottrina della supremazia della Chiesa sui regni della terra (bolla Unam sanctam del 18 nov. 1302), manifesto della teocrazia medievale. Intanto i cardinali Colonna, che in concorrenza alla rivale famiglia Caetani avevano costituito una vasta signoria nella Campagna e Marittima, avevano accusato B. di frode e di simonia, aderendo al movimento degli spirituali osteggiati dal pontefice, il quale rispose scomunicandoli e, distrutta la loro roccaforte, Palestrina, li costrinse a rifugiarsi in Francia. Ma il piano di affermazione teocratica, da cui B. muoveva, era ormai anacronistico: nonostante la mossa felice dell’istituzione (1300) del giubileo, la sua condotta politica (intervento nella vita di Firenze) mostrò la debolezza della sua posizione e l’offesa di Anagni, che segnò il culmine del rinnovato conflitto con Filippo il Bello, chiuse drammaticamente la sua vita. Esperto canonista (fece pubblìcare il Liber sextus Decretalium, 1298), relìgioso se pur estraneo all’escatologismo “spirituale” del tempo, ambizioso e autoritario, subì l’oltraggio di cronache tendenziose e di un processo postumo, in cui il re francese e il partito dei Colonna gli attrìbuirono tutte le colpe. In realtà B. VIII, proprio per la sua personalità d’eccezione, per la coscienza della sua missione “romana”, fu colui che fece precipitare la crisi, da tempo in corso, del papato medievale. Dopo un’alternanza di patteggiamenti e di contrasti con le forze politiche sorgenti, estranee e ostili a ogni concezione universalistica, s’irrigidì nella più recisa ideologia teocratica; il suo atteggiamento di tragico lottatore d’una battaglia ormai perduta, ha una sua umana grandezza, che fu espressa anche nel tìtolo datogli dai contemporanei di “magnanimus pontifex”.

Il primo Giubileo

Almeno due milioni i fedeli arrivarono a Roma quell’anno. Giotto, che in quel periodo ebbe l’incarico di affrescare la loggia delle benedizioni in Vaticano, è uno dei personaggi di rilievo che presero parte al Giubileo con il maestro Cimabue. Nella Basilica di San Giovanni in Laterano è conservato l’antico affresco di Giotto che ricorda proprio questo evento.

Infine tra gli altri giunti a Roma nello stesso anno ci fu probabilmente anche il sommo poeta Dante Alighieri che in alcuni canti della Divina Commedia fa riferimento al Giubileo.