Chiesa
Azione cattolica. Verso l’alto per educare ancora
Il Convegno nazionale degli educatori e animatori dell’Azione Cattolica Italiana – a Riccione dal 5 al 7 dicembre – intende riprendere con consapevolezza, in un tempo che sembra aver smarrito la bussola della crescita condivisa
C’è un filo che attraversa la storia dell’Azione Cattolica e che nei prossimi giorni verrà riannodato con cura e decisione: il filo dell’educazione come vocazione, come responsabilità ecclesiale e civile, come scelta di vita capace di generare futuro. È il filo che il Convegno nazionale degli educatori e animatori dell’Azione Cattolica Italiana – a Riccione dal 5 al 7 dicembre – intende riprendere con consapevolezza, in un tempo che sembra aver smarrito la bussola della crescita condivisa.
Il titolo “Verso l’Alto. Per una scelta educativa fedele al Vangelo e alla vita” non è uno slogan né un richiamo estetico. “Verso l’Alto” – espressione cara a san Pier Giorgio Frassati – è una direzione spirituale e pedagogica: una scelta di orientamento, un invito a non lasciarsi schiacciare dalla complessità del presente e a riscoprire la dimensione ascensionale della vita cristiana. In un panorama culturale dove la tentazione dell’appiattimento e dell’immediatezza continua a dominare, puntare in alto significa tornare a credere che la vita valga il cammino, che la crescita non sia mai scontata, che la speranza sia possibile e che la fede non sia un bene privato, ma un dono da condividere.
A Riccione convergeranno più di 1.700 educatori e animatori di Azione Cattolica, espressione di un popolo appassionato e della ricchezza che la vita associativa offre alla Chiesa e al Paese: un mosaico di volti, di storie, di impegni tenuti insieme dalla gratuità. In un presente che soffre di dispersione educativa, di solitudine giovanile, di adulti spesso disorientati o sfiduciati, queste donne e questi uomini di Ac continuano a rappresentare una risorsa preziosa, una presenza discreta ma tenace che non si rassegna all’idea che l’educazione sia una battaglia persa.
Il contesto che tutti abitiamo è segnato da mutamenti rapidi, da fragilità diffuse, da un individualismo che lentamente erode i legami. In una società che fatica a dare forma a comunità solidali e a mantenere vive le connessioni tra le generazioni, l’Azione Cattolica sente il bisogno di rilanciare con forza la sua missione educativa. Non per difendere un patrimonio del passato, ma per offrire strumenti nuovi per comprendere il presente e abitare il futuro. L’educazione, oggi, non può essere una pratica di conservazione; è piuttosto un atto di coraggio, un investimento radicale sulla dignità dell’altro, una scommessa sul bene possibile anche quando esso appare fragile o lontano.
Al centro del Convegno non c’è una tecnica educativa da apprendere o un modello da applicare, ma una domanda fondativa: che cosa significa oggi educare secondo il Vangelo? Quali atteggiamenti, quali stili, quali scelte potranno rendere il servizio educativo davvero generativo? Da questi interrogativi nasceranno dodici prospettive e altrettanti mini convegni che intendono presentare un’educazione coinvolgente e spirituale, incarnata e inclusiva, generativa e creativa, capace di cura e di critica, fedele e democratica. Dodici sguardi, dodici strade possibili per restituire dignità alla relazione educativa e farne un luogo di ascolto, di accompagnamento e di libertà.
Educare è una vocazione, non è un compito accessorio o un ruolo da esercitare a tempo perso: è una chiamata, un tratto identitario del cristiano, un modo concreto per donare ciò che si è. In un Paese in cui
troppo spesso l’educazione è delegata o frammentata, riscoprirla come vocazione significa riconoscere che nessuno cresce da solo, che ogni cammino richiede guide che sappiano precedere e accompagnare, che sappiano incoraggiare e custodire. E significa anche riconoscere che chi educa ha bisogno a sua volta di essere sostenuto, formato, accompagnato: perché nessuno si improvvisa testimone, e perché la qualità del servizio educativo nasce da una vita interiore coltivata e condivisa.
L’altro grande asse del Convegno è il tema della comunità. Se c’è una parola che rischia di essere logorata dall’uso, è proprio questa. Eppure, nel tessuto concreto della vita associativa dell’Ac, “comunità” non è un ideale astratto, ma prende forma nella prossimità, nel condividere il tempo e la fatica, nel portare insieme le responsabilità. Ogni educatore sa che la comunità è il contesto che permette ai legami di durare, alla fede di essere trasmessa, alle generazioni di incontrarsi. E sa anche che non esiste educazione senza comunità: è dentro relazioni affidabili e durature che la vita può essere accompagnata e custodita.
In un tempo di smarrimento, “Verso l’Alto” è. Dunque, un invito a non restare fermi. È un gesto di fiducia verso migliaia di educatori che credono ancora che l’educazione sia un atto di speranza, forse il più necessario di tutti. È un richiamo per tutta la comunità ecclesiale: l’educazione non è un capitolo secondario della vita cristiana, ma una delle sue frontiere decisive. È lì che la fede si fa carne, che la fraternità prende forma, che il futuro viene costruito. Guardare “Verso l’Alto” significa allora tornare a respirare, tornare a desiderare, tornare a credere che Dio continui a generare vita attraverso le nostre mani fragili. E che ogni volta che accompagniamo qualcuno sulla strada della crescita, partecipiamo a quell’opera di speranza che è, da sempre, la missione più vera della Chiesa.
Michele Tridente – Segretario generale dell’Azione Cattolica Italiana
