Cultura
Apostolato del mare, esperienza di confine
“Il porto è zona di confine. C’è gente che arriva e gente che parte. C’è gente che lavora, ma poi torna alla sua famiglia. È un porto di mare, come si suol dire. Abitare la soglia è un’esperienza particolarmente importante. Infatti, la soglia geografica (costa sul mare) è anche soglia esistenziale, dove approdano le domande profonde dell’uomo: Dove sono diretto? Per chi sono? C’è posto anche per me? È possibile costruire fraternità pur essendo differenti per provenienze, appartenenze culturali o religiose, destinazioni? Come può essere riconosciuto il mio lavoro?”.
Lo scrive don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio per l’Apostolato del Mare della Conferenza episcopale italiana, nella presentazione del volume “…e io che non amavo il mare…Il racconto di uno stile di Chiesa vissuto nei porti per i marittimi” (Editoriale Progetto 2000) di don Natale Ioculano, sacerdote della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi.
Per don Bignami l’Apostolato del Mare è nato per “rispondere e intercettare queste domande. Non si tratta – scrive – solo di fare del bene. C’è qualcosa di più. Sulla soglia possiamo essere noi stessi senza recitare o indossare costumi di parte. Sulla soglia l’infinito sta davanti come il mare: non lo puoi racchiudere nei pensieri, ma lo devi contemplare e condividere in gesti di accoglienza. In questo modo, Dio si fa incontro e sorprende”. Nel libro tante storie, incontri vissuti da don Ioculano – oggi parroco della parrocchia San Francesco di Paola a Gioia Tauro – e che è stato direttore dell’Apostolato del mare nella diocesi di Oppido Mamertina-Palmi e direttore dell’Ufficio Nazionale Cei.
“La soddisfazione più grande non è nelle schede, nelle news o nelle immaginette lasciate a bordo ma nell’incontro con le persone consapevoli del fatto che per loro è l’unico momento in cui parlano della loro vita, delle loro ansie e delle loro gioie”, dice don Ioculano: “del resto, Gesù stesso ha detto che, se qualcuno ti chiede di fare un miglio con lui, tu fanne con lui due”. La pastorale della Chiesa quando si apre “all’inatteso sfocia nella gratitudine. Non tutti capiscono. Solo chi ne fa esperienza in prima persona si rende conto delle sorprese che vengono dalla realtà, dall’incontro con mondi inesplorati, dalla possibilità di entrare in punta di piedi nella vita di molti”, sottolinea don Bignami.
