Attualità
Aperta in Brasile la Cop 30
Si apre oggi, 10 novembre 2025, a Belém, nel nord del Brasile, la 30ª Conferenza Mondiale sul Clima delle Nazioni Unite. Luogo e data non sono casuali: siamo alle porte dell’Amazzonia, uno degli ecosistemi più cruciali per l’assorbimento del carbonio e la regolazione del clima globale. Inoltre, proprio in questi giorni di dieci anni fa, si concludeva la COP21 di Parigi, da cui nacque lo storico Accordo di Parigi, mentre quest’anno ricorre anche il ventesimo anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Un intreccio simbolico che rende questa conferenza particolarmente significativa.
Alla COP30 partecipano 162 Paesi, con in prima linea i 27 Stati dell’Unione Europea, Italia compresa, che si presentano con un piano ambizioso: la riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040, passo decisivo verso la neutralità climatica.
Grande assente – gli Stati Uniti, dopo che il presidente Trump, per la seconda volta, ha ritirato il Paese dall’Accordo di Parigi, scegliendo di rilanciare le filiere del carbone, del petrolio e del gas.
Di cosa si parlerà
Tema centrale di questa COP sarà, inevitabilmente, la tutela delle foreste tropicali. Il Brasile, Paese ospitante, ha proposto la creazione di un Fondo per le Foreste da 125 miliardi di dollari, destinato a proteggere e rigenerare i polmoni verdi del pianeta.
Sul tavolo anche il capitolo della finanza climatica, riprendendo le discussioni avviate alla COP29 di Baku, dove si era concordato l’obiettivo di mobilitare 300 miliardi di dollari all’anno in trasferimenti dai Paesi del Nord globale a quelli del Sud, per sostenere le politiche di mitigazione e adattamento. Altro punto chiave dell’agenda sarà infatti l’attuazione dei piani di adattamento ai cambiamenti climatici, ancora troppo frammentari e poco coordinati a livello mondiale.
I risultati raggiunti e le sfide ancora aperte
Sono trascorsi dieci anni dalla COP21 di Parigi (2015), che fissò l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2°C” rispetto ai livelli preindustriali. Tuttavia, secondo gli ultimi studi ufficiali, la traiettoria attuale del pianeta porta verso un aumento compreso tra 2,3 e 2,5 gradi. Una differenza che può sembrare minima, ma che in realtà segna il confine tra una crisi gestibile ed una possibile catastrofe climatica.
Molti osservatori ritengono che questi dieci anni siano stati, dal punto di vista operativo, quasi un decennio perso. Eppure, un risultato importante è stato raggiunto: una maggiore consapevolezza collettiva. L’opinione pubblica globale oggi percepisce con più chiarezza la portata del problema climatico, e la pressione della società civile sulle istituzioni è cresciuta in modo significativo.
Uno snodo decisivo
La COP30 di Belém si presenta quindi come un appuntamento cruciale: un’occasione per tradurre in azioni concrete le promesse fatte e per invertire la rotta verso un modello di sviluppo realmente sostenibile.
Dopo un decennio di stalli e compromessi, la speranza è che Belém segni un nuovo inizio, e non l’ennesimo passaggio a vuoto, verso un futuro più giusto, solidale e rispettoso dei limiti naturali della Terra.
