Allo Scorza guardia alta sul bullismo

La normativa richiede dei referenti per bullismo e cyberbullismo, ma l’Istituto scolastico cittadino è da più tempo attenta con un team antibullismo promosso dalla dirigente scolastica

Al liceo Scorza di Cosenza, il contrasto al bullismo e al cyberbullismo è frutto di un lavoro di squadra, strutturato, costante e profondamente radicato nella vita scolastica. A raccontarcelo è Donatella D’Ambrosio, referente del Team antibullismo della scuola. L’intervento contro il bullismo allo Scorza non nasce dal caso. “Abbiamo attivato il team lo scorso anno, su impulso della dirigente scolastica, la prof.ssa Rosanna Rizzo, che ha fortemente voluto una figura di riferimento già prevista dalla normativa, ma che ha incrementato poi con il team. Questa sorta di intuizione, prevista dalla normativa, è stata poi di fatto sancita con la legge n. 70 del 2024, che ha sancito la presenza obbligatoria, in ogni Istituto, di un referente e di un team antibullismo e cyberbullismo. Ci siamo trovati avvantaggiati in quanto la nostra idea portante di scuola, che è sempre stata quella di scuola comunità, è stata avvalorata poi ufficialmente dalla normativa nel giungo dello scorso anno”. Il team è “un gruppo multidisciplinare dove afferiscono docenti di varie discipline, quindi scienze, filosofia, matematica, che ha un doppio compito: prevenzione e sensibilizzazione da un lato, gestione dei casi dall’altro. Parliamo di una comunità scolastica di circa 1.400 studenti, con un’utenza molto eterogenea, proveniente anche dall’hinterland cosentino. È inevitabile dover intervenire anche in situazioni concrete”. Prosegue il racconto. “Organizziamo incontri sulla legalità, e quest’anno abbiamo già coinvolto l’avvocato Roberto Le Pera, presidente della Camera penale di Cosenza, per discutere con gli studenti dei rischi penali connessi agli atti prevaricatori nei confronti dei coetanei”. Il lavoro del team non si ferma alla teoria. “Proponiamo due questionari all’anno per monitorare l’andamento del fenomeno e valutare l’efficacia delle azioni, soprattutto per intercettare eventuali casi taciuti. Abbiamo notato, con grande soddisfazione, che si è instaurato un clima di fiducia tra studenti e scuola. I ragazzi si sentono liberi di parlare, anche con la dirigente, che è riuscita in poco tempo a diventare punto di riferimento per loro”. La formazione del team è continua e strutturata. ”Seguiamo un corso di 25 ore promosso dal Ministero; anche altri docenti, al di fuori del team, hanno seguito percorsi formativi con ottimi risultati: molte situazioni vengono risolte direttamente nei consigli di classe”, spiega la prof.ssa D’Ambrosio. Lo sportello d’ascolto è attivo, ma su richiesta. “Viene attivato solo se la famiglia o il ragazzo ne sente il bisogno. Finora non abbiamo avuto casi così gravi da richiederne l’attivazione”. Parlando più in generale, cosa significa oggi bullismo tra i banchi? “Oggi il bullismo non colpisce come in passato il ragazzo che versa in una condizione di disagio. Paradossalmente anche il vantaggio culturale, sociale ed economico può destare l’attenzione del bullo. Siamo in presenza di uno scenario diverso. Ecco, mi sentirei di definire il bullismo come atto prevaricatore anche nei confronti del ragazzo che presenta un vantaggio, che sia scolastico, didattico, economico o familiare. Scatta una sorta di ‘invidia sociale’ nei confronti del ragazzo o della ragazza che ha riferimenti solidi pronti ad accogliere le proprie istanze materiali ed emotive”. E i profili di vittima e bullo? “Sono sempre meno definibili. È meno agevole, oggi, fornire un identikit delle personalità coinvolte. Certamente, il bullo è spesso un ragazzo solo, privo di riferimenti familiari certi, che tende a riversare un vissuto e profondo senso di frustrazione sugli altri. Fino a un decennio fa le famiglie ricoprivano un ruolo determinante nel processo educativo, mentre nell’attuale scenario, il ruolo formativo esercitato dal gruppo dei pari e dal contesto relazionale di riferimento si configura come elemento cruciale nei processi di costruzione dell’identità individuale”.