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UniCal. Il Corso di Conservatori digitali primo in Italia

Intervista al responsabile scientifico del Labdoc, prof. Roberto Guarasci.

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UniCal. Il Corso di Conservatori digitali primo in Italia

L’Università della Calabria non è solo tra le migliori Università d’Italia, ma al suo interno vi è un centro di eccellenza in Economia e Gestione della Conoscenza: Laboratorio di Documentazione (Labdoc), attivo dal 2003. Nel 2016 l’Unical ha proposto anche una laurea magistrale in Gestione e Conservazione dei documenti digitali che prevede come figure professionali in uscita il Responsabile della gestione documentale e il Conservatore dei documenti digitali. Quest’ultima è una figura professionale obbligatoria per la Pubblica Amministrazione e per i soggetti privati che operano come Conservatori accreditati, con competenze ad alto contenuto di innovazione. Un percorso di studi nuovo che va ad aggiungersi al master Perseo per Conservatore dei documenti digitali attivato nel 2014. Di questa nuova figura professionale e del Labdoc ne abbiamo parlato con il responsabile scientifico, il professore Roberto Guarasci.

guarasci

Professore, questa Laurea magistrale a quanto pare è molto richiesta perchè va a formare una figura professionale che alla fine degli studi trova con facilità una occupazione lavorativa...

Il compito del Conservatore di documenti digitali è innanzitutto di conservare tutti i documenti che nascono digitali e che come tali hanno una necessità di conservazione completamente differente dal cartaceo. E’ molto ambito perchè si tratta dell’unico corso in Italia, nonostante la figura sia obbligatoria ormai da diversi anni. Tutte le aziende oggi hanno necessità di conservare le fatture elettroniche sono obbligatorie dal primo di gennaio: quindi non solo è un figura obbligatoria, ma altrettanto necessaria. È un Corso di laurea che dà grandi opportunità lavorative: i nostri primi laureati hanno avuto la possibilità di scegliere tra quattro, cinque, offerte di lavoro. È anche vero che registriamo una crescente richiesta di domanda. Nel primo anno abbiamo ricevuto 120 domande per venti posti.

Quale deve essere il profilo del Conservatore?

Il Conservatore di documenti digitali deve possedere non solo competenze tecnologiche, che sono necessarie, ma soprattutto competenze di tipo documentale, umanistiche, giuridiche e tecnologiche.

Il Labdoc, di cui l’Unical va fiera, è un unicum in Italia?

Esatto. È costituito dal personale di ruolo dell’Università della Calabria, da ricercatori, associati e ordinari e all’interno ospita logisticamente un Istituto del CNR. Le due realtà operano insieme e lavorano in simbiosi.

Quali sono le attività che portate avanti con il Laboratorio di Documentazione?

Le attività di ricerca del Labdoc mirano allo sviluppo di metodologie e modelli per la gestione e la formalizzazione della conoscenza con l’obiettivo di realizzare prodotti e servizi per il sistema produttivo e la Pubblica Amministrazione con particolare interesse per i domini della sanità, del turismo e dell’ambiente.

Il Labdoc riceve anche delle commissioni da parte di aziende e/o privati?

Certo. Le Università lavorano sul mercato, quindi possono partecipare a bandi pubblici per avere attività di tipo scientifico, di ricerca, ma anche di tipo commerciale. Nel corso degli anni è stata promossa la realizzazione di attività formative, nello specifico settore documentale ed archivistico, sia direttamente che in collaborazione con altre strutture di ricerca dell’Unical, enti pubblici e privati.

Quanto è importante la conservazione digitale?

La politica digitale è importantissima, altrimenti si rischia tra venti anni di rimanere senza memoria. Inoltre, da qui a quindici anni i documenti conservati per motivi amministrativi cominceranno ad avere un valore storico, perciò questo primo step è l’avvio di un processo. Questo Corso di studi, unico in Italia, deve avere una funzione di lievito all’interno della società, altrimenti non serve a nulla. I nostri ragazzi dovrebbero riuscire a far capire alla società locale che c’è un problema. Oggi viviamo in una regione che è l’unica in Italia ad avere pochi sistemi di conservazione ,per cui i nostri primi laureati lavorano altrove. All’orizzonte non vedo alcun segnale di inversione di tendenza in questo settore, ma la speranza c’è.

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