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Spicy Calabria. Docufilm sul peperoncino più apprezzato e famoso al mondo

Esmeralda Spadea racconta i luoghi della bella Calabria con classe ed eleganza

Spicy Calabria. Docufilm sul peperoncino più apprezzato e famoso al mondo

A luglio 2021, nella top ten italiana dei film più visti al box office, unica fra le pellicole italiane, preceduta niente di meno che da un genere cult come “Snake Eyes: G.I. Joe–Le Origini” e seguita, semplicemente, da “Earwing e la Strega (Âya to majo)” dell’immenso Miyazaki Goro, c’è proprio il docufilm “Spicy Calabria”, la cui regia è stata affidata alla maestria di Giacomo Arrigoni. Il docufilm, che ci proietta alla scoperta dell’autentica Calabria per “le vie del piccante”, è stato proiettato al multisala Andromeda River di Zumpano, lo scorso 28 luglio, alla presenza di Esmeralda Spadea, attrice protagonista, bellissima nel suo abito dai colori vivaci, firmato dall’artista cosentina Luigia Granata; naturalmente ad affiancarla, il regista Giacomo Arrigoni e i molti protagonisti nostrani che, a diverso titolo, hanno dato vita al prezioso documentario.
Esmeralda Spadea, attrice ma anche produttrice del viaggio-narrazione, ci conduce in luoghi incantevoli, attraversandoli a bordo di una decapottabile bianca d’epoca firmata Pininfarina.
Ogni scena è elegante e, al contempo, sobria, genuina. Un docufilm che restituisce la storia di un territorio legata a un sapore, con classe e raffinatezza, senza stucchevoli abusi di folklore; scene suggestive che mettono in risalto l’audace bellezza dei nostri paesaggi: e così, grazie alle “magie” realizzate dalla cinepresa di Giacomo Arrigoni, ci troviamo immersi tra le vie dal centro storico bruzio e sino ai colli che digradano vertiginosamente sulle nostre coste; assistiamo a tramonti evocativi di un sole rosato che va riposare nelle viscere del mare, per poi risorgere ancora una volta in una nuova alba, per andare a rifrangersi dopo qualche ora, allo zenit, sui monumenti di borghi storici mozzafiato, come la stupenda Orsomarso.
Un film che usa sapientemente la luce per fare “luce” sulla nostra terra.
E, in questa “caleidoscopica esperienza” intrisa di luoghi, di storia, di cultura, di persone e dai ricchi e quanto mai vari percorsi enogastronomici, siamo accompagnati da un filo rosso al peperoncino che li lega in un’unica trama: ed è il peperoncino il vero protagonista della narrazione, l’essenziale spezia in cui si riconosce l’identità di ogni calabrese, in cui riscopriamo i nostri colori e i nostri sapori, saltando di tradizione in tradizione.
E riscopriamo anche tutta la cultura legata al peperoncino calabro, famoso a livello globale, i suoi sapori nella cucina delle nostre nonne così come nell’uso sapiente che ne fanno chef “da stelle Michelin”; ne scopriamo le sue proprietà intrinseche, che giovano anche alla nostra salute. Meritoria, a tal proposito, l’attività svolta dagli studiosi e dagli appassionati, che hanno fondato l’Accademia del Peperoncino a Diamante e, un unicum al mondo, il Museo del Peperoncino nel Palazzo Ducale di Maierà. Esmeralda in “Spicy Calabria” inizia il suo viaggio facendosi guidare da “un misterioso” ricettario, lasciatole in eredità da una persona molto speciale; assieme a lei incontreremo il Re del Peperoncino, interpretato da Giovanni Pellegrino, che le suggerirà i luoghi in cui conoscere e riconoscere la storia della preziosa spezia piccante.
Un viaggio e una narrazione esperienziale, che la porterà a scoprire non soltanto i luoghi del piccante, ma soprattutto il vero cuore della Calabria: le persone che la vivono e che vi lavorano per esaltarne la cultura millenaria e varia. Grazie ad Arrigoni, il nostro sguardo si poserà dalle vie del centro storico di Cosenza ai Giganti della Sila e sino a luoghi incantevoli come Maierà e Diamante; da Gerace e Badolato, faremo un “tuffo” nel mare cristallino di Capo Vaticano per poi approdare sino Gioiosa Ionica e da qui, ancora arriveremo a Dattilo e sino Orsomarso e, ancora, da Scalea a Spilinga, quest’ultima patria dell’nduja e sino a Limbadi.
Particolarmente suggestiva, a fine proiezione, la testimonianza data proprio dell’imprenditrice del “Frantoio Badia”, Lea Corigliano, che con voce rotta da palpabile commozione, ha affermato di avere visto finalmente rappresentata la sua Limbadi con la bellezza che lei conosce sin da bambina; una Limbadi legata a una storia di artigianato di famiglia significativa, come quella di Lea Corigliano, che riscatta il nome del luogo e di chi onestamente ci vive e ci lavora ogni giorno.

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