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In Vaticano la "24 ore per il Signore". Francesco: ascoltare il cuore di chi cerca il Signore

Liturgia penitenziale presieduta dal Santo Padre in San Pietro. "Guardando al nostro io diventiamo ciechi" - l'ammonimento del Papa.

In Vaticano la "24 ore per il Signore". Francesco: ascoltare il cuore di chi cerca il Signore

“Guardando solo al nostro io, diventiamo ciechi, spenti e ripiegati su noi stessi, privi di gioia e di vera libertà”. È l’ammonimento lanciato dal Papa, nell’omelia della Liturgia penitenziale presieduta questo pomeriggio nella basilica di San Pietro. “Quante tentazioni hanno la forza di annebbiare la vista del cuore e di renderlo miope! Quanto è facile e sbagliato credere che la vita dipenda da quello che si ha, dal successo o dall’ammirazione che si riceve; che l’economia sia fatta solo di profitto e di consumo; che le proprie voglie individuali debbano prevalere sulla responsabilità sociale!”, ha esclamato Francesco, secondo il quale ciascuno di noi, in questa Quaresima giubilare, è chiamato a fare propria la richiesta del cieco Bartimeo:  “Che io veda di nuovo”.  “È questa la richiesta che oggi vogliamo rivolgere al Signore”, ha esordito: “Vedere di nuovo, dopo che i nostri peccati ci hanno fatto perdere di vista il bene e ci hanno distolto dalla bellezza della nostra chiamata, facendoci invece errare lontano dalla meta”. “Questo brano di Vangelo ha un grande valore simbolico ed esistenziale, perché ognuno di noi si trova nella situazione di Bartimeo”, ha spiegato il Papa: “La sua cecità lo aveva portato alla povertà e a vivere ai margini della città, dipendendo dagli altri in tutto”. “Anche il peccato ha questo effetto: ci impoverisce e ci isola”, il monito del Papa: “È una cecità dello spirito, che impedisce di vedere l’essenziale, di fissare lo sguardo sull’amore che dà la vita; e conduce poco alla volta a soffermarsi su ciò che è superficiale, fino a rendere insensibili agli altri e al bene”.

“Gesù passa; passa e non va oltre”. E in quel “si fermò”, del Vangelo, “un fremito attraversa il cuore, perché ci si accorge di essere guardati dalla Luce, da quella Luce gentile che ci invita a non rimanere rinchiusi nelle nostre scure cecità”. Con queste parole il Papa ha descritto la dinamica che ci fa avvertire la nostalgia di Dio, e il bisogno della sua misericordia, quando ci allontaniamo da lui con il peccato. “La presenza vicina di Gesù fa sentire che lontani da Lui ci manca qualcosa di importante”, ha spiegato Francesco: “Ci fa sentire bisognosi di salvezza, e questo è l’inizio della guarigione del cuore”. Poi, “quando il desiderio di essere guariti si fa audace, conduce alla preghiera, a gridare con forza e insistenza aiuto, come fa Bartimeo: ‘Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!'”.

“Oggi più che mai, soprattutto noi pastori siamo chiamati ad ascoltare il grido, forse nascosto, di quanti desiderano incontrare il Signore”. Il Papa ha esortato i sacerdoti a “rivedere quei comportamenti che a volte non aiutano gli altri ad avvicinarsi a Gesù; gli orari e i programmi che non incontrano i reali bisogni di quanti si potrebbero accostare al confessionale; le regole umane, se valgono più del desiderio di perdono; le nostre rigidità che potrebbero tenere lontano dalla tenerezza di Dio”. “Non dobbiamo certo sminuire le esigenze del Vangelo, ma non possiamo rischiare di rendere vano il desiderio del peccatore di riconciliarsi con il Padre, perché il ritorno a casa del figlio è ciò che il Padre attende prima di tutto”, l’invito rivolto da Francesco in modo particolare ai confessori, in questo speciale anno giubilare dedicato alla misericordia.

Fonte: Sir
In Vaticano la "24 ore per il Signore". Francesco: ascoltare il cuore di chi cerca il Signore
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