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Remare nella vita

La grande vittoria di 8 ragazzi disabili mentali ad Amsterdam.

Parole chiave: canottaggio (1), disabilità (3), amsterdam (1), agensir (678)
Remare nella vita

Andrea, Giovanni, Matteo, Alessandro, Manuel, Umberto Renato, Matteo e Filippo: otto bellissimi volti in prima pagina e, sempre nei giorni scorsi, in una pagina interna di un quotidiano nazionale.
“Pensano diverso, remano forte” dice la prima parte del titolo che presenta gli otto “canottieri disabili mentali”. È l’equipaggio “8+Open Mind”, primo al mondo ad essere composto interamente da atleti con disabilità intellettive, ad aver partecipato a un evento internazionale sulla distanza, cioè la 43a edizione della Heineken Regatta svoltasi il 14 e 15 marzo nei canali di Amsterdam.
Ai bordi della cronaca si rimane stupiti, profondamente lieti, nel vedere due immagini: la prima con gli otto giovani che mostrano otto remi impugnati in verticale e una seconda dove, sempre loro, sono ritratti con un solo remo orizzontale che insieme sorreggono.
Bellissime! Tra le tante immagini tristi, ingessate o vuote, ecco un improvviso sprazzo che cambia perfino l’umore in chi scorre le pagine del giornale, fogli di carta che spesso appaiono come solchi scavati dall’aratro della violenza, dell’odio del disprezzo. Dietro i volti degli otto ragazzi, della “Società Canottieri “Armida” di Torino, ci sono quelli di coloro che hanno avuto e hanno una grandissima stima della loro dignità di persone e un’altrettanto grande fiducia nella loro prestazione atletica. Tra i molti nomi letti ci sono quelli di Cristina e di Filippo. Attraverso di loro, ai bordi della cronaca, si vorrebbe che il grazie arrivasse a quanti hanno avuto questa idea, hanno realizzato questa iniziativa.
Persone stupende che remano nella vita con questi otto ragazzi.
In questo nostro Paese dove sembrano prevalere gli egoismi solidali o sembra crescere la solidarietà tra gli egoisti c’è dunque anche chi propone un’alternativa di umanità fatta di “piccoli” gesti che costruiscono speranza e futuro.
Ai bordi della cronaca si guardano ancora le due immagini. La prima ritrae ogni ragazzo che tenendo il proprio remo verso l’alto innalza il desiderio di raggiungere un grande traguardo.
La seconda con gli otto atleti che sorreggono insieme il remo in orizzontale dice di una solidarietà e di una condivisione che formano una squadra in cui l’umanità è a fondamento del vigore fisico. Si esprime la voglia di gareggiare insieme, il desiderio di essere squadra per la vita: una vita di cui lo sport è espressione di pace, fratellanza e responsabilità.
Una grande lezione viene da questi volti, viene da chi pensa diversamente, come scrive il giornale, e nel pensare pone la gioia di essere e di partecipare con altri a una bella avventura.
Nel mare tumultuoso della disumanità, che i media doverosamente raccontano, ci sono anche questi approdi di speranza e di futuro.
Non sono approdi retorici e neppure fragili perché non lo sono gli otto canottieri disabili mentali e coloro che li accompagnano.
Sono eccezioni che sfidano e non confermano la regola del male, sono testimonianze che non suscitano emotività passeggere ma quella tenerezza che unisce le persone nelle loro visibili e invisibili fragilità e risorse.
Non sappiamo, per ora, come l’equipaggio “8+Open Mind”, abbia gareggiato ad Amsterdam.
È importante saperlo ma c’è qualcosa di più importante per chi è ai bordi della cronaca.
Questi otto ragazzi che hanno vinto una grande gara con se stessi lanciano, ai bordi della cronaca, un messaggio di umanità che interroga e impegna.
Nuove gare li attendono, nuove gare chiedono ad altri di correre con loro.

Fonte: Sir
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