Il messaggio a fedeli e turisti di mons. Checchinato

Pubblicato come editoriale nel numero estivo di Parola di Vita

Il Giubileo ordinario che stiamo vivendo in questo anno 2025 è contrassegnato da tante attività complementari o aggiunte alle ordinarie: celebrazioni, pellegrinaggi, incontri… a tal punto da sembrare che quest’anno il tempo libero e la vacanza non trovano spazio nel programma della vita personale, familiare, ecclesiale e sociale.
Eppure una delle dimensioni del giubileo biblico, come ce lo indicano i testi del Primo testamento (Levitico 25 e Deuteronomio 16) è quella del riposo: riposo della terra, riposo dell’uomo, riposo come esperienza di pace e di riconciliazione con tutti, sorelle e fratelli, ugualmente amati da Dio: “Di te si dicono cose stupende, città di Dio. Ricorderò Raab e Babilonia fra quelli che mi conoscono; ecco, Palestina, Tiro ed Etiopia: tutti là sono nati. Si dirà di Sion: L’uno e l’altro è nato in essa e l’Altissimo la tiene salda” (Salmo 86,4-5).
Sperimentare il riposo significa crescere nell’affidamento al Signore che “rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli
affamati, libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge i forestieri, sostiene l’orfano e la vedova” (Salmo 146, 7-9). Il riposo è ancora -secondo la Scrittura- la pienezza della creazione: “Il settimo giorno, Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta” (Gen 2,2).
E dunque, se davvero vogliamo vivere il Giubileo possiamo provare a “riposarci” dalle cose superflue che caratterizzano le nostre giornate e a concentrarci su ciò che è essenziale e ristora la nostra vita: l’ascolto di noi stessi fatto cuore a
cuore con il Signore, l’ascolto della sua Parola contenuta nelle Scritture, l’ascolto delle sorelle e dei fratelli che il Signore
mette al nostro fianco perché ci facciamo prossimo delle loro vite, l’ascolto del bene e del bello che impreziosisce la nostra terra.
Ma soprattutto il riposo ci permette di sostare per contemplare e ringraziare: la fretta convulsa delle nostre giornate
ci rende più avari nell’uso di questa piccola parola – “grazie” – che è capace di mettere a posto le posizioni della vita:
siamo invitati a dire grazie per tutto ciò che abbiamo e siamo, perché in qualche maniera non è opera solo nostra, e lo
abbiamo ricevuto in dono. E se riusciamo a fare, in qualche misura, esperienza di “riposo” così inteso, sperimenteremo
la liberazione e la pace; questa esperienza ci ricorderà che il Giubileo 2025 che ci invita alla speranza, diventa davvero tale se prima di tutto lo viviamo dentro di noi.
Buone vacanze a tutti, a coloro che si possono permettere di trascorrere qualche giorno fuori dai ritmi della quotidianità e a coloro che sono costretti a mantenere lo stesso ritmo ordinario di vita, e che per tutti ci possa essere questa esperienza giubilare di riposo, vissuto in un cuore inondato della Grazia del Signore.

  • Arcivescovo di Cosenza – Bisignano