Cultura
L’esperienza religiosa di Marshall McLuhan
La Chiesa è un esempio di convivenza e di comunicazione coerente con l’informazione di massa
Nel saggio La Chiesa secondo McLuhan. Il volto sconosciuto del profeta dei media. Verso il Concilio Vaticano III” (Armando Editore) Giampiero Gamaleri, massmediologo, giornalista e sociologo, analizza il rapporto, spesso sottovalutato o volutamente taciuto, tra Marshall McLuhan, la Chiesa e la società contemporanea. Il volume è una riedizione aggiornata di un vecchia pubblicazione intitolata La luce e il mezzo. Riflessioni sulla religione (Armando editore), contenente una serie di scritti in cui McLuhan parla della sua conversione lenta ma totale al cattolicesimo, del Concilio Vaticano II, dell’influenza dei nuovi mezzi di comunicazione di massa sulla Chiesa, e delle trasformazioni che essa ha subito in direzione della società post alfabetica. Gamaleri si concentra nel suo studio su un lato oscuro della personalità del “profeta laico dei media”, connesso alla sua esperienza religiosa. Una frase pronunciata dal guru della comunicazione recita così: “Ho una fede profonda e salda nell’energia potenziale dell’uomo di crescere e apprendere, di sondare le profondità del suo essere e imparare i canti segreti che orchestrano l’universo. Viviamo in un’epoca di transizione di profonde sofferenze e di una tragica ricerca d’identità, ma l’agonia della nostra epoca coincide con il travaglio della rinascita”. L’obiettivo del sociologo canadese è quello di capire come la Chiesa possa incidere sulla percezione che abbiamo del mondo, mediante la sua azione evangelizzatrice volta alla divulgazione della verità cristiana, analogamente all’impatto esercitato dai mezzi di informazione sulla comprensione della realtà. MacLuhan ritiene inoltre che il pensiero sia uno strumento decisivo per definire il ruolo della Chiesa nella contemporaneità. Il suo interesse per i mass media e il loro impatto sulla coscienza individuale e collettiva gli valgono anche l’appellativo di “profeta del metaverso”, benché il filosofo muoia nel 1980 quando Internet è ancora agli albori. È stato tuttavia lungimirante nell’anticipare la grande rivoluzione rappresentata dalla rete a livello globale, volgendo lo sguardo non solo al dato fenomenico ma anche a quello metafisico. Ciò l’ha portato a sviluppare una sua concezione personale del creato e del creatore. McLuhan abbandona il protestantesimo e si converte al cristianesimo all’età di 26 anni, superando il suo iniziale disinteresse nei confronti della religione. “Stavo discutendo di religione con un gruppo di studenti una sera nel Wisconsin, e uno di loro mi chiese: ‘Perché non è cattolico?’ Io tacqui perché non lo sapevo. Fino a quel momento non mi era mai venuto in mente che avrei potuto diventare cattolico. Ma venni rapidamente conquistato. Mi convertii in pochi giorni” le parole che profferisce quando si riaccende in lui la fiamma dell’amore per Dio. Tutto ciò che fa scaturisce dalla religione, che per lui è l’elemento principale. È molto credente, nutre una certa venerazione per la Madonna, va tutti i giorni a messa, recita il Rosario, ricordando al figlio Eric di farlo anche lui, e si alza presto la mattina per leggere la Bibbia in diverse lingue (latino, francese, tedesco, spagnolo, italiano, inglese), allo scopo di sentire il suono della Parola di Dio riecheggiare nelle diverse culture. Molti colleghi scienziati lo criticano, dicendo che non è uno scienziato sociale serio, in quanto vuole introdurre la visione cattolica nel mondo comunicativo. È convinto che l’essere cristiano gli dia quella libertà intellettuale, necessaria per studiare ogni fenomeno con assoluta intellegibilità. In una lettera all’editore della rivista gesuita “America” suggerisce: “Dobbiamo confrontarci con il mondo secolare nelle sue manifestazioni più confidenziali, e nei suoi termini e postulati, per richiamare l’attenzione sulla sua confusione, l’analfabetismo e la tremenda deriva della sua logica. Non c’è bisogno di menzionare il cristianesimo. Dovrebbe essere sufficiente che si sappia che chi opera è cristiano”. La sua posizione come accademico si concilia in pieno con la sua visione cristiana. MacLuhan insegna ricorrendo alle figure, analogamente a Cristo che narra le parabole, e ricerca la verità come strada verso la libertà. Vede nella Chiesa un esempio di convivenza e di comunicazione coerente con le sue ricerche scientifiche, grazie anche all’influsso esercitato su di lui dallo scrittore britannico Chesterton, autore di “Padre Brown”, dallo storico inglese convertito al cattolicesimo, Christopher Dawson, e dal filosofo francese Jacques Maritain. Corinne Lewis, moglie di McLuhan, rende addirittura testimonianza del fervore religioso del marito dicendo, alcuni anni dopo la sua morte, che “la religione è stata la vera essenza della vita di mio marito”. La novità di McLuhan sta nell’aver intrecciato i suoi personali studi sulla comunicazione con la sua esperienza religiosa. “Questa contaminazione tra il suo pensiero scientifico e il suo itinerario spirituale lo portò ad essere fertile in egual misura non solo sul terreno della ricerca scientifica ma anche su quello della fede. Questa connessione profonda si muove del resto all’interno del suo intimo contatto con la riflessione di Gilbert Keith Chesterton, che è stato uno dei suoi grandi maestri di pensiero e di vita” le parole di Gamaleri. Il rapporto particolare tra il teorico canadese e la Chiesa è indagato in tutte le sue articolazioni. In un capitolo del libro intitolato “La liturgia e il microfono” MacLuhan sostiene che la Chiesa è cambiata profondamente, per cui produrre in una Chiesa fisica un microfono significa instaurare un rapporto diverso con i fedeli. Prima era un rapporto comunitario, ora con il microfono diventa una specie di sala per le conferenze. Tutto ciò innesca delle novità che in passato non erano assolutamente previste. Il teorico della comunicazione, al pari di altri ecclesiastici come il cardinale Martini, ritiene che un’istituzione planetaria come la Chiesa debba confrontarsi con la nuova cultura post alfabetica, digitale o dei social. Un nuovo Concilio Vaticano, secondo lui, servirebbe per discutere sulla metamorfosi che l’ente ecclesiastico sta vivendo, su come esso possa comunicare efficacemente e su come tutto il mondo possa migliorarsi, attraverso queste nuove forme di comunicazione digitale che stanno cambiando la nostra fisionomia. È quindi ineludibile un incontro tra umanesimo cristiano e civiltà digitale, che tenga conto di queste riforme epocali dei new media e dell’IA. Gamaleri conclude con una frase che riassume l’esperienza religiosa del profeta dei media: “McLuhan ha sempre guardato la Luna e mai il dito. Di qui la sua capacità autenticamente profetica di cogliere la realtà come un tutto capace di stupirci e di aprirci congiuntamente sia verso l’universo fisico, cioè quello dei media, sia verso l’universo metafisico, cioè la percezione dell’Al-di-là”.

MucLuhan e gli studi sulla comunicazione
Universalmente riconosciuto tra i massimi studiosi della sfera della comunicazione, McLuhan ha sottolineato il fatto che i media, attraverso i quali gli uomini comunicano, condizionano la loro lingua, il loro modo di pensare e anche, direttamente e indirettamente, le società in cui vivono. Nato nel 1911 ad Edmonton e morto a Toronto nel 1980, docente di letteratura inglese e direttore del Centre for culture and technology dell’ateneo di Toronto, McLuhan si concentra sulla nuova comunicazione reale a grandi distanze e sulle trasformazioni che è in grado di apportare alla società contemporanea (anche in quella futura). Nel saggio Gli strumenti del comunicare (1964) spiega questa novità nell’elaborazione e trasmissione rapida di messaggi, coniando slogan come “rivoluzione elettronica”, “villaggio globale”, “astronave terra”, “media caldi” (che richiedono un limitato intervento da parte dell’utente), “media freddi” (che di contro sollecitano l’utente a integrare il senso dei suoi messaggi). Celebre il suo assioma “Il mezzo è il messaggio”, contenuto nell’omonima opera del 1967, con cui avalla l’idea secondo cui i mezzi di comunicazione, le loro forme e i loro canali sono decisivi quanto il messaggio che comunicano, ed esercitano un impatto notevole sui destinatari. Le facoltà conoscitive dipendono strettamente dalle tecnologie, che agiscono come forme modellizzanti, capaci di ristrutturare sul lungo periodo il setting mentale. Ne La galassia Gutenberg (1976) il pensatore discute dell’importanza dei mass media nella storia umana, in particolare dell’influenza della stampa a caratteri mobili sulla storia dell’occidentale, mettendo in rilievo il passaggio dalla cultura orale, basata sulla parola viva e naturale, a quella alfabetica moderna, nella quale la parola assume un significato mentale e la riproduzione dei testi avviene in maniera automatica e ripetitiva, sancendo una supremazia della componente visiva sugli altri sensi. La nascita della stampa, secondo il massmediologo, ha prodotto dei cambiamenti radicali nell’uomo, tanto che si può anche parlare di “uomo tipografico”, l’uomo moderno. Questa tecnica ha agito una forza omogeneizzatrice sulla lingua, contribuendo a normalizzare l’ortografia e a dare significati precisi ad ogni lemma. “La differenza tra l’uomo della cultura a stampa e quello della cultura amanuense è quasi altrettanto grande di quella che vi è tra un non-letterato ed un letterato” scrive lo studioso. Nella stessa opera sottolinea come il telegrafo abbia contribuito a far entrare l’uomo nella cultura dei media elettrici ed elettronici, in un “mondo della subitaneità” dove tempo e spazio svaniscono, in un “villaggio globale”. Tra le altre opere ricordiamo La sposa meccanica (1951) sulla cultura popolare in cui l’autore tratta giornali, fumetti e pubblicità come testi poetici.

