La vita di Elisa Miceli raccontata in scena dai ragazzi dell’ArcadiNoé

Una serata speciale nello spiazzale delle Catechiste Rurali di Fiumefreddo Bruzio

“Ciao io sono Elisa in tanti hanno provato a scrivere la mia storia e a raccontarla, una storia come tante …vivente. Vivente perché abbiamo generato, insieme alla mie consorelle: una comunità. Rispondendo alla nostra chiamata di vivere la nostra vita aprendo il nostro cuore in semplicità ed umiltà a Gesù. Mi chiamavano l’intrepida, non perché io lo fossi e mi ci sentissi realmente, ma perché sentivo una forza dentro che solo Gesù poteva darmi. Come quella volta che ho affrontato faccia a faccia i nazisti, se ci ripenso che paura! Però era troppo forte la voglia di giustizia e verità, in difesa degli ultimi e indifesi che partivo in quarta senza pensarci due volte. Io sono Elisa e quel che resta di me in vita è la mia comunità, perché noi passiamo, ma rimane viva sempre lei nei secoli. Io sono Elisa e vorrei dirvi di vivere il presente per essere ‘testimoni senza tempo di una staffetta d’amore”. Inizia così, con una voce fuori campo, la suggestiva e straordinaria rappresentazione teatrale andata in scena lo scorso 2 luglio presso il piazzale dell’Istituto delle Suore catechiste rurali del Sacro Cuore in località Stazione di Fiumefreddo Bruzio. L’opera, realizzata e portata in scena dalla cooperativa sociale “Arcadinoè” nata nel 1995 a Cosenza per far fronte ai bisogni delle persone fragili, ha ripercorso la santa vita della Venerabile Madre Elisa Miceli e di suo fratello don Ciccio. “La collaborazione con “Arcadinoè”, spiegano al nostro settimanale diocesano le suore miceline che operano pastoralmente a Fiumefreddo Bruzio, va avanti da oltre trent’anni, quando la cooperativa era ancora alle sue prime battute e portarono, per la prima volta i ragazzi al mare per il campo estivo. Da allora i rapporti si sono intensificati con uno scambio di collaborazione per tutto l’anno, soprattutto al sabato per una sosta spirituale. Noi, continuano, abbiamo considerato l’opera di “Arcadinoè”, molto affine alla nostra congregazione, con attività ampie: teatro, laboratori di ceramica e, soprattutto, la coltivazione della terra. Quest’affinità straordinaria è stata suggellata, tre anni fa con la donazione dello stabile posto accanto alla nostra casa fiumefreddese ad “Arcadinoè”. Non è più nostra, concludono, ma seguirà la volontà dei nostri fondatori e, a suggello di questa donazione, il prossimo 16 luglio, per volontà stessa di “Arcadinoè” verrà posta una targa commemorativa sull’edificio che porterà il nome di don Ciccio e della Venerabile Elisa Miceli”. Un membro di “Arcadinoè”, il prof. Luigino Filice, in un suo intervento durante la prima della rappresentazione, ha voluto sottolineare proprio questo aspetto mettendo in risalto come questo incontro sia stato quasi guidato da un volere ‘alto’ per far conoscere quello che Gesù ha chiesto: stare vicino agli ultimi attraverso la “ruralità”, carisma di Madre Elisa. “C’è una cosa che mi colpisce quando penso alle Suore Catechiste Rurali del Sacro Cuore, afferma il prof. Filice ordinario di Tecnologie e Sistemi di Lavorazione presso di Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Unical, ovvero la grande intuizione di “insegnare a voce”, fare esperienza, nel contesto semplice della natura, della campagna. Un’intuizione alla quale madre Elisa seppe dare forma e futuro attraverso le sorelle Miceline. Ma come si lega tutto questo ad Arcadinoè? La risposta è sin troppo semplice, continua Filice, se riusciamo a sgombrare il campo dalle sovrastrutture inutili e guardiamo all’essenza delle cose. Cosa fa Arcadinoé se non vivere una piccola esperienza di Vangelo nella semplicità della natura, seguendo i ritmi e l’insegnamento dell’agricoltura nelle serre di Vadue? In due sole parole, Arcadinoé è una piccola esperienza di Catechismo Rurale, in piena sintonia con la sensibilità e il carisma delle suore di Fiumefreddo Bruzio!”.

Durante l’anno i membri della cooperativa cosentina hanno realizzato un canovaccio sulla vita di Madre Elisa e don Ciccio Miceli concretizzando un’opera straordinaria che porteranno al Teatro di Tradizione “Alfonso Rendano” di Cosenza nel mesi di ottobre. Al debutto dell’opera era presente anche il Padre Arcivescovo S.E. Mons. Giovanni Checchinato che, insieme alla gremita platea giunta per l’occasione, ha ripercorso la vita straordinaria della Venerabile Miceli. Un racconto che narra di una Elisa bambina ne sottolinea il valore dell’accoglienza e della dignità delle persone rammentando la prima giornata di vita comunitaria e, come recita il titolo della rappresentazione, il valore dell’essere “testimoni senza tempo di una staffetta d’amore”.