Giubileo
Scatti fotografici della Roma giubilare, città eterna sospesa tra passato, presente e futuro
Più di 200 immagini evocano importanti eventi tra cui la morte di Bergoglio e l’elezione di Leone XIV
Il Giubileo della Speranza ha fatto risplendere con più forza le tante meraviglie presenti a Roma, una delle città più cosmopolite al mondo, vero e proprio organismo vivente, vivace e in continua trasformazione, piena di infine opportunità, culla di scambi culturali e di occasioni di incontro. La riflessione su quanto un evento di grande portata come l’Anno Santo abbia stravolto e modificato la capitale ha ispirato l’allestimento della mostra Città aperta 2025 – Roma nell’anno del Giubileo, promossa e organizzata dal VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia, inaugurata il 25 giugno e fruibile fino al 28 settembre presso la Sala Zanardelli del Vittoriano. Ideata da Edith Gabrielli, Direttrice del VIVE, e curata da Roberto Koch e Alessandra Mauro, la retrospettiva vuole essere una finestra spalancata sul mondo, una porta di accesso alla realtà circostante di cui bisogna avere piena coscienza. Raccontare Roma durante l’Anno di Grazia può far scadere nella banalità, per cui ci si è affidati a tre fotografi professionisti che, con il loro sguardo e la loro arte, hanno superato la dimensione superficiale per catturare la vera essenza dell’Urbe, che si conferma luogo aperto, accogliente, disponibile verso tutte le culture e fedi, pieno di contraddizioni e di fragilità, permeabile, pronto ad ascoltare e ad osservare senza chiudere gli occhi. I tre esperti sono Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin, tre nomi importanti che hanno “scritto” insieme un racconto polifonico della città eterna di quest’ultimo anno, narrato attraverso 200 splendide foto. La torinese Diana Bagnoli ha espresso il suo interesse per il misticismo itinerante, per l’arrivo a Roma dei pellegrini di tutto il mondo, con la loro voglia di viaggiare e di riscoprire la fede, e per le comunità multietniche che animano la città e si sostengono a vicenda. Ha immortalato, senza retorica né folclore, il contrasto tra la magnificenza vaticana da una parte e il contesto ricco ma anche povero dei migranti dall’altra. Mostra la Roma dell’attesa con i canti delle comunità filippine di periferia, con i gesti lenti delle madri africane sedute ai giardini di Torpignattara, e con le liturgie intonate negli scantinati diventati cappelle. I pellegrini sanno che il viaggio è prima di tutto un atto di fede e poi un movimento. Alex Majoli ha scelto, invece, di introdurre l’immagine di Roma come teatro di una rappresentazione drammaturgica antica, viva e palpitante, esibendo un ritratto sociale contemporaneo con nuovi stimoli, alternando bianco e nero e facendo incidere il buio. Le sue immagini funzionano come dei “tableaux vivants”, dei quadri viventi, come nel caso di Francesco a San Pietro che va verso i fedeli la domenica di Pasqua prima di morire. In Majoli si avverte la pittura barocca, un certo enigma teologico del fare quotidiano, il tempo che ritorna. Paolo Pellegrin, fotografo di fama internazionale, ha preferito inquadrare i volti dei tanti fedeli su uno sfondo scuro, con cui ha idealmente stabilito un dialogo, e gli angoli anche poco conosciuti dell’Urbe, in mezzo a vicoli, strade e piazze. Con la sua “passeggiata romana” ci offre un immaginario della caput mundi immersa nella sua secolarità, tra monumenti in bianco e nero, ruderi e statue, bellezze e a volte degrado. Roma, con lui, è memoria, detrito, eco, proprio perché spulcia la vita dei margini, delle periferie che si dilatano e diventano luoghi dell’anima. La sua fotografia lascia accadere, come se il fotogramma fosse passato già attraverso l’occhio, il cuore e la mano. Il percorso espositivo su due piani inizia con tre video girati dal videomaker e regista Paolo Freschi, che ha così documentato come hanno lavorato i fotografi, come hanno scelto le loro inquadrature e catturato momenti importanti del Giubileo, a cui si aggiunge il testo del poeta e saggista Valerio Magrelli che non si sovrappone alle immagini, ma apre interrogativi. Le immagini non illustrano ma evocano, non hanno un ordine lineare e dialogano tra di loro. Migliaia di facce a Piazza San Pietro, madri nell’atto di pregare, le immagini delle ultime uscite di papa Francesco, la nomina di Leone XIV, le antichità di Roma, le sfide futuristiche, gli alberi, la natura ma anche i disagi urbani e la povertà, sono alcuni dei temi che trasudano dalle foto presenti in questa rassegna. La collezione permanente del museo accoglierà due opere di ciascun artista. Attraverso lo sguardo sensibile dei tre fotografi è possibile “ascoltare” Roma, cogliere il suo spirito, comprendere la sua capacità di innovarsi sempre e di aprirsi al mondo in un momento fondamentale come il Giubileo. Gli spettatori possono così percepire il visibile ma anche l’invisibile della città, ciò che appare e ciò che non si vede. “L’obiettivo – racconta Edith Gabrielli – era ambizioso: usare lo sguardo degli artisti per restituirci quello che in realtà è costantemente davanti ai nostri occhi, ma che non riusciamo a vedere più. In questo caso, Roma, nel tempo del Giubileo, un evento che si ripete da secoli, che attira milioni di persone, trasforma la città e insieme la rivela“.
