Il racconto. La signora della ‘pitta ‘mpigliata’

Ora che la cucina italiana è diventata patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che da non molto è terminata la “Settimana della Cucina Italiana nel Mondo” e che siamo nel periodo di preparazione alle feste natalizie, vado con la mente e soprattutto con il cuore alla storia di una cara amica  italo/americana che ora non c’è più, perché mi piace ricordare la intraprendenza e creatività di una donna speciale diventata, da casalinga, imprenditrice. Con lei ho trascorso giornate indimenticabili della nostra giovinezza, ritrovandoci ogni estate a Fuscaldo, dalla metà degli anni 70  fino alla fine degli anni 90 e oltre. Erano i tempi  in cui si scendeva sulla spiaggia di buon mattino insieme con i figli,  grandi e piccoli, ritornandovi dopo il pranzo e la siesta anche di pomeriggio fino all’ultimo raggio di sole. I ragazzi e i bambini facendo giochi tra di loro (allora il bagno di pomeriggio non era concesso), mentre noi adulti riuscivamo a divertirci discorrendo,  pettegolando, leggendo e commentando i giornali, risolvendo rebus e  parole incrociate della Settimana enigmistica, raccontando barzellette, giocando a carte e alla fine della giornata gareggiando nel cercare di vedere il raggio verde portafortuna e facendo saltellare sul filo dell’onda le pietre piatte o facendo scintille battendo tra di loro due pietre bianche … Eravamo un bel gruppo di amici tutti carissimi che ogni anno ci ritrovavamo come se non ci fossimo mai lasciati . Tra tutti, io ero particolarmente attratta da Anna Maria “l’americana” come la chiamavamo noi. Certamente mi faceva tenerezza la sua storia di donna che ancora molto giovane era emigrata in America, lontano dalla sua famiglia di origine, per amore del marito. Dato il mio attaccamento alla famiglia ammiravo il suo coraggio e la vedevo come una eroina protagonista di un grande romanzo d’amore. Anna Maria Monaco, nel 1962, aveva sposato a Cosenza, nella Chiesa della Madonna di Loreto, il dottor Franco Le Pera italo-americano e l’anno dopo si era imbarcata tutta sola per raggiungerlo negli Stati Uniti. Anna Maria e Francis, Franchino (come lo chiamavamo noi) ebbero quattro figli e lei, trovandosi in un paese nuovo senza l’aiuto dei suoi, si dedicò esclusivamente alla famiglia e fu una buona moglie e una buona mamma, come tante casalinghe di quegli anni.  Questo noi amici “stagionali” sapevamo di lei fino a tutti gli anni ottanta, fino a quando un giorno di agosto Annamaria “l’americana” non mi mise a parte di quello che poi sarebbe stato solo l’incipit di un lungo racconto a puntate : una storia iniziata quasi per scherzo, che nel tempo sarebbe diventata sempre più importante.  Un giorno di quello stesso anno, trovandosi sola a casa: il marito al lavoro, i figli ormai tutti grandi, chi fuori per lavoro chi fuori per studio, Anna Maria pensò bene di realizzare qualche “pitta ‘mpigliata”, dolce natalizio tradizionale dei paesi silani e andò a proporle ad uno dei principali “food boutiques” di Manhattan. Dopo di ché, aveva appena avuto il tempo di rientrare in casa, che già il telefono si mise a squillare, ed il titolare del negozio subito  passò  a commissionargliene altre ed altre ancora.  A poco a poco il successo e le richieste aumentarono sempre più ed Anna Maria resasi conto che la pitta ‘mpigliata aveva catturato  non solo il gusto del pubblico ma anche l’interesse di uno dei più grandi distributori enogastronomici di New York, si impegnò con  entusiasmo crescente nell’idea di intraprendere una vera e propria attività, inizialmente dedita alla lavorazione della pitta ‘mpigliata. Il nome venne cambiato in “dolce antico” per renderlo traducibile e più comprensibile al pubblico americano e per meglio descriverne le antiche origini. Col passare del tempo l’attività intrapresa prima modestamente si era trasformata in una piccola impresa femminile con l’impiego di un certo numero di lavoranti donne di varie etnie in un locale appositamente attrezzato e la lista aumentò a quasi dieci prodotti, tra italo/calabresi e americani. Molto accurata la lavorazione che oltre alla qualità  teneva molto alla presentazione estetica del risultato. Bellissime  le  “pesche” all’alchermes con le foglie di cioccolato verde e il dolce confezionato come una scatola regalo col grande fiocco di cioccolato…Le vendite furono amplificate tramite un catalogo a distribuzione nazionale. Anna Maria presentò il Dolce Antico anche nel programma televisivo nazionale della QVC e durante la trasmissione riuscì a venderne 2500 esemplari in mezz’ora. Ho voluto ricordare questa storia , in un momento di particolare interesse e attenzione per la cucina italiana nel mondo, perché la ritengo esemplare così come ritengo una pioniera la sua protagonista. E’ veramente singolare ed ammirevole il successo di questa giovane imprenditrice calabrese che ebbe la capacità di catturare un mercato così esteso come quello americano. Anna Maria Monaco Le Pera da casalinga ad imprenditrice è da ricordare ed è ricordata ancora come la signora che ha portato la pitta ‘mpigliata/ dolce antico in America.

a cura di Maria Cristina Parise Martirano, Presidente Società Dante Alighieri- Comitato di Cosenza