Chatbot e persuasione politica

Due recenti studi che hanno dimostrato e “misurato” come e quanto i chatbot siano incredibilmente efficaci nella persuasione politica

Negli ultimi anni i chatbot basati su intelligenza artificiale sono entrati stabilmente nella vita quotidiana di milioni di persone: li utilizziamo per cercare informazioni, scrivere testi, chiarire dubbi. Tuttavia, una serie di studi scientifici recenti, pubblicati su riviste internazionali di primo piano (come “Nature Human Behaviour” e “Science Advances”), suggerisce che queste tecnologie potrebbero avere un impatto ben più profondo: sono in grado di influenzare le opinioni politiche in modo sorprendentemente efficace.

Le ricerche, condotte da gruppi interdisciplinari di informatici, psicologi e politologi, hanno utilizzato esperimenti randomizzati controllati su migliaia di partecipanti in diversi Paesi. Ai soggetti è stato chiesto di interagire con chatbot basati su grandi modelli linguistici (LLM), opportunamente istruiti a sostenere o discutere specifiche posizioni politiche, mentre altri gruppi di controllo ricevevano messaggi politici tradizionali, come brevi testi informativi o annunci elettorali.

I risultati mostrano che una conversazione personalizzata con un chatbot può modificare atteggiamenti politici e intenzioni di voto in misura comparabile, e talvolta superiore, a quella delle classiche campagne di comunicazione politica. In alcuni studi, i cambiamenti nelle opinioni sono stati misurati attraverso scale standardizzate prima e dopo l’interazione, evidenziando variazioni statisticamente significative anche dopo dialoghi di pochi minuti.

Il punto di forza dei chatbot non è tanto la singola argomentazione, quanto la struttura dialogica e adattiva della persuasione. A differenza dei messaggi unidirezionali, l’intelligenza artificiale è in grado di porre domande, rispondere alle obiezioni, riformulare le proprie argomentazioni e modulare il tono in base alle reazioni dell’utente. Questo consente di costruire un percorso argomentativo “su misura”, che tende a partire dalle convinzioni iniziali dell’interlocutore per orientarle gradualmente, invece di contrastarle frontalmente.

Dal punto di vista tecnico, gli studi mostrano che i chatbot più efficaci sono quelli capaci di generare molteplici linee argomentative, selezionandole dinamicamente in base alle risposte dell’utente. In altre parole, la persuasione non deriva solo dal contenuto, ma dall’ottimizzazione continua dell’interazione, resa possibile dalla capacità computazionale dei modelli linguistici di grandi dimensioni.

Un dato particolarmente rilevante emerso dalle ricerche è che l’efficacia persuasiva non coincide sempre con l’accuratezza delle informazioni fornite. Alcuni modelli risultano molto convincenti anche quando utilizzano argomentazioni parziali, semplificate o discutibili dal punto di vista fattuale. Questo aspetto solleva interrogativi cruciali sul rapporto tra persuasione, verità e responsabilità deontologica.

Le implicazioni per le democrazie contemporanee sono evidenti. Se da un lato l’intelligenza artificiale può rappresentare uno strumento potente per spiegare temi complessi e favorire il coinvolgimento civico, dall’altro esiste il rischio di un uso strumentale e poco trasparente, capace di orientare le scelte politiche senza che le persone ne siano pienamente consapevoli. La persuasione, quando avviene attraverso un dialogo apparentemente neutro e razionale, può risultare più difficile da riconoscere rispetto alla propaganda tradizionale.

Per questo motivo, molti autori degli studi sottolineano la necessità di regole chiare, trasparenza sugli obiettivi dei chatbot e limiti etici al loro impiego in ambito politico. Comprendere come funzionano questi sistemi, quali meccanismi psicologici attivano e quali interessi possono guidarne l’uso è una condizione essenziale per preservare la qualità del dibattito pubblico.

L’intelligenza artificiale non è solo una nuova tecnologia: è un nuovo attore nello spazio democratico. E come ogni attore capace di influenzare le opinioni collettive, richiede vigilanza, responsabilità e una riflessione condivisa sul suo ruolo nella società.

Agensir