Cultura
Wojtyła e la Scienza della Pace
Giovanni Paolo II riteneva che il progresso non nascesse dalla ceneri della fede ma che da questa venisse nutrito
Dopo il brevissimo pontificato di Albino Luciani, l’elezione di Giovanni Paolo II come il 264° Papa della Chiesa cattolica, avvenuta il 16 ottobre 1978, segna l’inizio di uno dei più longevi ministeri petrini della storia, caratterizzato da un profondo spirito missionario, da un’apertura alle altre religioni e dalla volontà di diffondere il cattolicesimo. Wojtyła mostra, fin dal primo momento, un grande interesse per l’intera questione riguardante il ruolo della scienza nel mondo moderno. Sviluppando il pensiero dei suoi predecessori, Il Pontefice slavo sottolinea come il progresso debba promuovere la pace e la giustizia, ponendosi sempre al servizio della persona. Si dedica allo sviluppo della Pontifica Accademia delle Scienze, dando più spazio alle problematiche etiche e spirituali. Giovanni Paolo II nomina 106 nuovi membri di quest’istituzione tra cui i luminari C.B. Anfinsen, W. Arber, L.A. Caffarelli, L.L. Cavalli-Sforza e Zichichi, e rende membri onorari alcuni cardinali come C.M. Martini e Ratzinger. Il giorno del suo primo incontro con quest’ente di ricerca il 10 novembre 1979, il Papa ribadisce agli esperti, radunati in occasione della commemorazione di Albert Einstein, che l’obiettivo della scienza è la ricerca della verità che è Dio creatore di tutte le cose. Il ricercatore che si muove in funzione di questo fine – secondo il vescovo di Roma – “sente tutto il fascino delle parole di Sant’Agostino: “Intellectum valde ama” e, di conseguenza, “ama molto l’intelligenza e la funzione che le è propria di conoscere la verità”. Ragione e fede devono coesistere in perfetta armonia, perché entrambe sono animate dal bisogno di dare risposte all’evoluzione del mondo, e di comprendere la presenza di un essere intelligente superiore. All’attenzione del Papa vi è l’enorme eredità culturale lasciata dai grandi scienziati di un tempo, tra cui Galileo e Isaac Newton. Il padre del metodo scientifico sente, nel corso dei suoi studi, la presenza del Creatore che lo stimola e aiuta le sue intuizioni, operando nel profondo del suo spirito. Giovanni Paolo II chiede la revisione del “Caso Galilei” fino a ritirare la condanna della Chiesa al noto scienziato nel 1992, riconoscendo pubblicamente la validità e l’autenticità delle sue teorie. Wojtyła elogia anche Newton che non pensa, come ha poi fatto Auguste Compte, che la scienza debba sorgere dalle ceneri della religione e della metafisica, ma ritiene che nell’universo ci sia la presenza di un Dio, non immanente ma trascendente la natura. In una famosa lettera inviata all’allora Direttore dell’Osservatorio Vaticano e membro dell’Accademia, padre George Coyne, il Papa specifica che la Chiesa e l’Accademia “agiscono come istituzioni molto diverse ma entrambe rilevanti per la civiltà umana e per la cultura mondiale”. Per Sua Santità la scienza è un lavoro umano da indirizzare alla ricerca del bene comune, senza puntare al profitto individuale. Nel discorso tenuto il 6 novembre 1987, in occasione della settimana di studio sul tema “Un moderno approccio alla tutela dell’ambiente”, il successore di Pietro pone l’accento sull’obbligo, da parte degli eruditi, di intervenire in merito alla cura dell’ecosistema, facendo un uso razionale delle risorse e ricercando soluzioni alla povertà nei paesi in via di sviluppo. Tra i temi di interesse, su cui Giovanni Paolo II torna spesso, c’è quello relativo alla “Scienza della Pace”. La pace nasce dalla giustizia (Opus iustitiae pax) che solo un’indagine empirica libera da ideologie e tendente alla verità può promuovere, non restando preda dei popoli più forti e dando ad ogni etnia ciò che merita. Il mondo moderno attende la liberazione della scienza, che è conseguenza della liberazione dell’intelligenza. Se i ricercatori impareranno a difendere le loro libertà, allora si potrà edificare nella giustizia la pace nel mondo. Per il Papa, infine, non vi è conflitto tra la visione evolutiva del cosmo e la teologia della creazione divina, perché l’evoluzione biologica può spiegare lo sviluppo del corpo umano, mentre l’anima, che è essenza spirituale dell’uomo, è direttamente generata da Dio. Da qui l’assunto che ragione e religione, lungi dall’essere in opposizione tra loro, si completino a vicenda.
