Chiesa
Card. Zuppi: “Pregheremo per la pace”, “vogliamo aiutare gli italiani a sentirsi meno soli”
Il presidente della Cei ha aperto l’Assemblea di Assisi annunciando la preghiera corale di domani per la pace e il momento di preghiera nella Giornata dedicata alle vittime degli abusi. “Nessuna ambizione politica o di potere, ci anima solo l’amore per il bene del popolo italiano e della nostra gente”. Grazie a Papa Leone per l’incontro con i vescovi
“Mercoledì sera ci riuniremo in preghiera per invocare, ancora una volta, tutti insieme, il dono della riconciliazione e rivolgere il nostro accorato appello per la pace”. Lo ha annunciato il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, aprendo ad Assisi l’Assemblea generale dei vescovi italiani che si concluderà con la presenza, il 20 novembre, di Papa Leone XIV.
“Possa la Chiesa aiutare gli italiani a sentirsi meno polarizzati, meno isolati e soli, insomma più popolo”, l’auspicio del presidente della Cei, che ha iniziato con un “pensiero di gratitudine” al Santo Padre e ha proseguito riassumendone gli “assi portanti” dei primi sei mesi di pontificato, che si caratterizza come “un magistero di unità e di pace”. In una società in cui “i vicini sono meno numerosi di un tempo” e i lontani sono cresciuti, con una lontananza che non è più ostilità ma “indifferenza”, occorre prendere coscienza che “la fine della cristianità non segna affatto la scomparsa della fede”.
“Se la cristianità è finita, non lo è affatto il cristianesimo”: “Non dobbiamo avere paura ma rinnovare il nostro impegno a essere testimoni gioiosi del Risorto. Non dobbiamo diventare mediocri, spaventati, paurosi nella paternità e nell’assumerci responsabilità, ma più evangelici e cristiani. Il credente di oggi non è più il custode di un mondo cristiano, ma il pellegrino di una speranza che continua a farsi strada nei cuori”. È in questa situazione di “vulnerabilità” che la Chiesa riscopre la sua forza, la tesi di Zuppi: “Non quella del potere, peraltro spesso presunto come le ricostruzioni sulla rilevanza della Chiesa, ma quella dell’amore che si dona senza paura”.
“Non abbiamo alcuna ambizione politica o di guadagnare posizioni di potere”, ha precisato sgombrando da ogni equivoco: “Non dobbiamo compiacere alcuno né alcuna forza politica, né abbiamo alcun consenso da guadagnare”. “Possiamo solo chiedere tanto amore politico, specialmente a chi, si ispira alla bellissima e umanissima dottrina sociale della Chiesa”, ha proseguito il cardinale: “Ci anima solo, con tutti i nostri limiti personali, l’amore per il bene del popolo italiano, per il mondo tutto, per la nostra gente”. “In una società che si atomizza la Chiesa non cessi mai di essere popolo”, l’indicazione di rotta, perché “anche in una piccola comunità c’è una grande forza”.
Quella da incarnare, sulla scorta di Papa Francesco e Papa Leone, è una Chiesa che cammina con i poveri, e che porta anche a “rivisitare le nostre istituzioni, opere, strutture, associazioni per evitare un appiattimento su moduli umanitaristici o aziendali”, il monito, unito a quello a tornare all’essenziale. Nella città di San Francesco, occorre imparare a vivere, come ha fatto lui, il Vangelo “sine glossa”, perché è solo così che la fede diventa contagiosa. Come contagioso, ci insegna il Concilio, è anche lo stile che almeno 500mila persone hanno sperimentato nei quattro anni del Cammino sinodale delle Chiese in Italia, fatto di ascolto, discernimento e profezia. Tra le proposte per il futuro, quella di “avviare una riflessione sull’eventuale revisione dello stesso Statuto della Cei”.
Sinodalità e collegialità, inoltre, implicano il primato di una Chiesa del “noi”: “Una comunità viva è sempre una profezia in questo nostro tempo individualista”, e oggi “una delle più profonde povertà che l’uomo può sperimentare è la solitudine”.
Le parrocchie, in particolare, “devono sempre restare aperte a qualunque tipo di fedeli e a qualunque ricerca di Dio: sono come la piazza della Chiesa, dove non ci devono essere accessi limitati o condizionati, perché spesso qui approdano tante persone da storie diverse particolari”, come i tanti “senzatetto spirituali”. “In una società che si atomizza la Chiesa non cessi mai di essere popolo”, la raccomandazione, perché “anche in una piccola comunità c’è una grande forza”: “È stata fatta molta strada in questi anni, e non abbiamo avuto paura né di iniziarla né di continuare a percorrerla”.
È il bilancio della Chiesa italiana sul fronte della prevenzione degli abusi. “Domani, 18 novembre, ricorre la V Giornata nazionale di preghiera, convintamente istituita dall’Episcopato italiano per riconoscere gli errori compiuti e impegnarsi per ricucire le ferite di chi ha sofferto e soffre, a causa di abusi, e anche noi, insieme, celebreremo questa preghiera durante i Vespri”, l’annuncio. Sulla tutela dei minori, ha reso noto inoltre il cardinale,
“la formazione resta un impegno rigoroso e costante: nel biennio 2023-2024 sono state raggiunte e formate circa 43mila persone.
Certo, non mancano le zone d’ombra e le resistenze, ma abbiamo la concreta consapevolezza di un movimento costante, teso a rinsaldare la fiducia, ad amplificare il rispetto, ad accogliere e ascoltare le vittime, a custodire la dignità di ciascun membro del popolo di Dio”.
“Rilanciare un progetto di incontro, di collaborazione nel segno della solidarietà, tra l’Europa e il Mediterraneo, seguendo la felice intuizione del card. Gualtiero Bassetti”, l’omaggio del presidente della Cei: “Accogliendo l’invito di Papa Leone XIV durante l’udienza al Consiglio dei giovani del Mediterraneo (5 settembre 2025), vorremmo continuare questo percorso”, ha assicurato Zuppi parlando del contributo fondamentale che l’Europa, memorie della sua storia, può dare all’architettura della pace.
“Non deve venire meno l’attenzione sulla martoriata Ucraina”, l’appello finale. “In un mondo che si sta rimescolando, l’Europa delle Chiese cristiane esiste e vive”, ha garantito il cardinale: “Abbiamo da dire che la persona umana, anche se fragile, debole, morente, nascituro, è centrale nel nostro umanesimo”. “Pensiamo a un prossimo momento di incontro sull’Europa”, a partire dal pensiero di Romano Guardini, ha concluso il presidente della Cei.
