Le Chiese dei 5 continenti chiedono giustizia climatica

Alla Cop30 di Belém, voci dalle Chiese di tutto il mondo, insieme a scienziati e leader indigeni, denunciano sfruttamento ambientale ed estrattivismo e propongono un modello di ecologia integrale. Dal Sud globale all’Oceania, dall’Europa all’Amazzonia, cresce l’appello a politiche climatiche più giuste, efficaci e rispettose delle comunità locali

La voce delle Chiese di tutti i continenti risuona alla Cop 30 di Belém. Si è tenuto ieri, nel collegio di Santa Caterina da Siena, un simposio con i rappresentanti ecclesiastici dei cinque continenti, scienziati, leader indigeni e attori sociali, che hanno tracciato i contorni di una nuova “giustizia climatica”, attuabile senza scorciatoie o “false soluzioni”, nella prospettiva dell’ecologia integrale. Una proposta non isolata, sia perché il simposio ha ripreso il documento elaborato dalle Chiese del “sud globale”, presentato lo scorso luglio dagli episcopati di America Latina e Caraibi, Asia e Africa, sia perché, in questi giorni, la Chiesa, in dialogo con i rappresentanti delle altre religioni e con gli organismi delle popolazioni indigene, sta promuovendo numerosi eventi e dibattiti nei quattro “poli” della città allestiti dall’arcidiocesi di Belém. Il simposio “La Chiesa cattolica alla Cop 30: percorsi verso l’ecologia integrale – Riflessioni sulla giustizia climatica e la conversione ecologica” ha riunito voci che hanno chiesto misure politiche chiare, un’attenzione scientifica rigorosa e il protagonismo delle comunità locali. Già nelle parole di benvenuto di dom Júlio Endi Akamine, arcivescovo metropolita di Belém do Pará, e del nunzio apostolico in Brasile, mons. Giambattista Diquattro, è arrivato il messaggio che la Conferenza sui cambiamenti climatici, in corso in questi giorni, è “un invito alla conversione”, ad ascoltare “il grido della terra e il grido dei poveri”.

Le voci del Sud del mondo
“Dobbiamo mettere la cura della vita al centro delle nostre decisioni. Non possiamo scendere a compromessi con quella che viene definita la cultura della morte. Siamo tutti chiamati a essere semi di speranza, per un futuro nuovo”, ha affermato il card. Jaime Spengler, arcivescovo di Porto Alegre, presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e presidente del Consiglio episcopale latinoamericano e caraibico (Celam). “Se si vuole veramente promuovere la comprensione tra i popoli e si desidera la pace, è necessario prendersi cura della terra, del creato ed educare a questo”, ha aggiunto, citando Papa Leone XIV. Il card. Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão, arcivescovo di Goa e Damão (India) e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc), ha presentato la dichiarazione congiunta delle Chiese del Sud del mondo come “un quadro etico e spirituale per la crisi climatica”. Dall’Asia si è insistito sul fatto che fenomeni come l’innalzamento del livello del mare, la scomparsa dei ghiacciai e l’aumento delle ondate di calore rendono milioni di persone vittime dirette di ingiustizie climatiche che richiedono una risposta urgente. Sulla stessa linea, il card. Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica democratica del Congo) e presidente del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam), ha denunciato: “L’Africa non è una miniera d’oro da saccheggiare”, avvertendo che l’attuale modello economico, basato sull’estrazione e l’appropriazione di minerali strategici, aggrava la povertà, genera conflitti e spinge i giovani alla migrazione forzata. Gli interventi del Sud del mondo hanno concordato sulla necessità di un cambiamento di sistema che metta al centro l’essere umano e il bene comune.

Le sfide dell’Oceania, dell’Europa e dell’Amazzonia
Isole che “stanno affondando” e comunità che perdono il loro modo di vivere: è questa l’allarmante realtà delle isole del Pacifico, appartenenti prevalentemente all’Oceania. Lo ha denunciato mons. Ryan Jiménez, arcivescovo di Hagătña (isola di Guam) e presidente della Conferenza dei vescovi del Pacifico, oltre che vicepresidente della Federazione delle conferenze dei vescovi dell’Oceania. “Stiamo affondando”, il grido di allarme, di fronte all’insufficienza delle risposte internazionali. Il card. Ladislav Nemet, arcivescovo di Belgrado e vicepresidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), ha affermato che il continente “affronta anche sfide ecologiche e sociali” aggravate dalla guerra in Ucraina, che “ha provocato un aumento assurdo del costo dell’energia e una crescita della povertà”. Nella successiva conferenza stampa, tenuta congiuntamente dal card. Spengler e dal card. Leonardo Steiner, arcivescovo di Manaus e presidente della regione Nord 1 della Cnbb, corrispondente alla maggior parte del territorio amazzonico, si è fatto riferimento alla drammatica situazione che si vive in un’Amazzonia continuamente depredata: “È un momento cruciale per la storia del Brasile e dell’Amazzonia. La terra sta morendo dissanguata”. “La Chiesa non rimarrà in silenzio”, ha aggiunto il card. Steiner, in riferimento ai ripetuti progetti di legge per rendere l’enorme foresta sempre più sfruttabile dal punto di vista economico.