Cultura
Dal mistero al Rosario: la continuità nella storia di Pompei
Negli anni del liceo, un giorno, mentre studiavo la preghiera a Iside , nel romanzo “L’Asino d’oro” di Lucio Apuleio, mi arrivava la voce di mamma che, devotissima alla Madonna di Pompei, aveva l’abitudine di ripetere a voce alta con una cadenza tutta sua, i versi di Bartolo Longo, che eravamo abituati fin da piccoli a recitare con lei, solennemente, in occasione della Novena o della Supplica, in maggio e in ottobre. In quel momento mi sembrò di cogliere delle affinità nel linguaggio delle due preghiere e nel ritmo dei versi che mi veniva spontaneo accordare alla cantilena di mia mamma…* Questa prima impressione mi si è confermata dopo poco, quando durante una visita scolastica, ho scoperto nel parco archeologico di Pompei i resti del tempio a Iside ed allora ho iniziato ad ipotizzare che l’avvocato Bartolo Longo, così familiare a casa mia, formatosi alla cultura classica, avesse volutamente accolto nelle sue preghiere l’eco di quelle antiche suppliche per non interrompere il cammino, iniziato fin dall’antichità da quel popolo, e guidarlo dal culto della dea Iside, presa a simbolo della paganità, verso il culto di Maria del Rosario. Iside nel mito viene tramandata come sposa felice di Osiride finché non lo uccise il fratello Seth, ma lei riuscì a ricomporne il corpo smembrato ed a risuscitarlo. Sarà poi il figlio Horus a vendicarsi di Seth uccidendolo a sua volta. Perciò fu venerata come una potente maga e una madre devota e coraggiosa e la sua figura simboleggiava la maternità, la magia, la guarigione e la rinascita. Sono molte le sue metamorfosi nel tempo e nello spazio: dalla sacra mucca Hathor , a Sirio, al Sole, alla Luna fino ad essere sincretizzata con le divinità femminili greco/romane Inseguire tutte le trasformazioni di Iside nel tempo e nello spazio sarebbe molto difficile, comunque l’Iside di Pompei è la Iside di Apuleio, quella nota nell’Impero Romano, da Cleopatra in poi, soprattutto maga e madre, il cui culto ebbe diffusione e seguito a seconda del favore o meno degli imperatori: ostili, come Augusto, persecutori, come Tiberio, favorevoli come Caligola, iniziati, come Domiziano. Il culto di Iside in Egitto cessò ufficialmente con la chiusura del santuario di File per ordine di Domiziano nel 540 d.C. tuttavia continuò a circolare. Nel Medioevo l’immagine di Iside era considerata allegoria della Immacolata Concezione. Ed una leggenda medievale racconta che a Parigi nella cappella di una chiesa in Saint –Germain- de Prés le donne continuavano ad inginocchiarsi ed accendevano candele di fronte ad una statua velata che era di Iside e non della Madonna, al punto che i frati, per evitare l’equivoco ne dovettero ordinarne la distruzione. Nel Rinascimento ci fu la rivincita di Iside in ambienti neoplatonici ma fu nel Settecento che esplose l’egittomania con il ritorno di Iside specialmente in Francia dopo le campagne Napoleoniche. A Napoleone piaceva che Notre – Dame fosse sorta su un tempio di Iside, e si dice che accolse per un certo periodo Iside nello stemma di Parigi avallando, anche, la tradizione per cui il nome Paris sarebbe derivato dal greco Parà Isis, presso Iside, per la presenza del tempio intorno a cui sarebbe sorta la città. In Italia la figura di Iside ancora è adombrata in alcune tradizioni popolari, nei tarocchi, nelle fiabe , spesso trasformata in strega come a Benevento, dove esisteva il grande tempio costruito da Domiziano e poi distrutto dai longobardi e dove la figura di Iside maga, si confonde con le Janare.… Ma torniamo ad Apuleio e a Pompei…Sono trascorsi circa trenta anni, ventotto per la precisione, da quando Milano nelle sale di Palazzo Reale ospitò una interessante Mostra dal titolo “Iside: il mito il mistero la magia” dove si poteva addirittura visitare, nella ricostruzione virtuale il Tempio di Iside a Pompei. Il culto di Iside era arrivato a Pompei, probabilmente attraverso gli scambi commerciali dei mercanti italici con i mercanti orientali nel III- II sec. a.C. ed attecchì in tutti i ceti sociali per quel messaggio di speranza in una vita dopo la morte rappresentato dalla dea vista come simbolo di magia, guarigione, rinascita. A lei venne innalzato un tempio, ricostruito dopo la distruzione del terremoto del 62 a.C. prima di essere seppellito dalla eruzione del Vesuvio nel 79 a. C. Questo di Pompei è l’unico santuario isiaco in Italia di cui si siano conservati resti di una certa importanza. Quando fu portato alla luce negli scavi del 1765, al tempo di Ferdinando IV di Borbone, il tempio fu visitato da personaggi come Winckelman, Goethe, Mozart che ne trasse ispirazione per il suo Flauto Magico. Piranesi lo ritrasse nelle sue incisioni tra le rovine di Pompei. Proprio da Pompei, secondo alcuni studiosi, si sarebbe originata quella che abbiamo ricordato come egittomania, che in Francia fu poi alimentata dalle campagne napoleoniche. Ed allora, mi sono chiesta: vuoi che l’avvocato Bartolo Longo, giunto a Pompei intorno alla metà dell’ottocento in pieno “Retour d’Egypte” non sia rimasto avvolto anche lui dal clima di euforia intorno alle scoperte archeologiche e al tempio di Iside? . E, conoscendo la sua vita travagliata approdata miracolosamente alla conversione, non possiamo pensare che, animato dal fervore tipico del neofita, si sia dedicato alla missione di divulgatore della devozione alla Madonna del Rosario sia per la sua redenzione personale certamente, ma anche per operare una sorta di palingenesi collettiva, facendo rinascere nella Valle di Pompei dalle radici dell’antico culto isiaco la nuova pianta del culto mariano? O Vergine Immacolata e Regina del S. Rosario, in questi tempi di morta fede e di empietà trionfante hai voluto piantare il tuo seggio di Regina e di Madre sull’antica terra di Pompei. Da quel luogo dov’erano adorati idoli e demoni, Tu oggi, come Madre della divina grazia, spargi i tesori delle celesti misericordie . Non per niente costruì la Basilica della Madonna del Rosario simbolicamente sulle rovine- si può dire – del tempio a Iside.Là, come Regina delle Vittorie levasti la tua voce potente per chiamare da ogni parte d’Italia e del mondo i devoti tuoi figli ad erigerti un tempio. … Tu stessa operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli ad onorarti nel tempio di Pompei… Tu stessa operi continui prodigi per chiamare i tuoi figli ad onorarti nel tempio di Pompei. Ed in linea con questo spirito può intendersi anche nella lingua la comparazione delle modalità usate nelle formule, negli appellativi e negli stilemi classici tra le preghiere del nostro e quelle di Apuleio. Certamente la Iside di Pompei è la Iside di Apuleio, e come a Lucio/trasformato in asino, anche a Bartolo Longo/ posseduto da satana, la salvezza arriva attraverso la rivelazione… gli stessi misteri del Rosario vanno a sublimare in chiave cattolica il carattere misterico del culto isiaco… Per concludere, ritengo che l’operazione, realizzata dall’attuale Santo della Valle di Pompei, stia proprio nelle sua volontà di realizzare una importante rivoluzione spirituale utilizzando simbolicamente gli stessi strumenti anche linguistici come a volerli “esorcizzare” e purificare, senza interrompere la continuità della catena che da sempre lega la terra al cielo nella Valle di Pompei, divenuta grazie a San Bartolo Longo meta oltre che dei numerosi visitatori degli scavi di altrettanti e più numerosi pellegrini…
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Per la comparazione linguistica si rimanda ai testi della Novena e della Supplica di Bartolo Longo e alle Metamorfosi di Lucio Apuleio nei Classici Utet edizione 1980, cap. XI pag. 621-623; e soprattutto pag.657-659
Maria Cristina Parise Martirano
