Città
Ridare la vita donando gli organi
Marina Vercillo, biologa cosentina, ha donato un rene e il midollo osseo al fratello Giuseppe
Quella che stiamo per raccontare è una storia di amore, di coraggio e di speranza. Non un romanzo rosa, fatto tutto di strade in discesa e di sorrisi. È un racconto dal gusto agrodolce, un po’ come la vita che ti mette di fronte a montagne che sembrano insormontabili, ma dopo la pioggia, si sa, c’è sempre il sereno. “Inizia tutto nove anni fa, quando mio fratello finisce in dialisi perché i reni improvvisamente smettono di funzionare”. Così Marina Vercillo, biologa cosentina. Il fratello Giuseppe, all’epoca 48enne, viene subito inserito in lista d’attesa per il trapianto del rene; intanto inizia la dialisi, che costa tempo e fatica: 3 giorni di terapia a settimana per la durata di 4 ore cadauna. Giuseppe vive a Roma, dove esercita la professione medica: “I medici di Roma ci prospettarono la possibilità di donazione da parte di un vivente. Siamo 4 fratelli, però mia sorella e mio fratello non potevano donare a causa di problemi di salute, l’unica sana ero io, per cui hanno scelto me”. Marina decide di donare il suo rene: “Non nego la paura iniziale, pensavo che con un solo rene sarei andata anche io incontro alla dialisi; poi ho iniziato a studiare la casistica e ho letto che l’aspettativa di vita è uguale a quella degli altri, anzi le aspettative di vita per chi dona un rene sono più lunghe perché i donatori sono persone sane”. Inizia così la normale trafila di visite, incluso un test psicologico per accertare l’effettiva volontà di donazione. Pochi mesi ed il trapianto viene effettuato. “Sono stata ricoverata una settimana; tornata a Cosenza dopo 15 giorni ho ripreso a lavorare, mi sono ripresa abbastanza presto. Non ho nessuna limitazione per quanto riguarda la mia vita, non penso proprio al fatto di vivere con un solo rene”, racconta. La vita però ha in serbo un altro brutto colpo. Dopo 8 anni Giuseppe si ammala di nuovo, questa volta la diagnosi è davvero un boccone troppo amaro da mandar giù: leucemia mieloide acuta, unica possibilità di salvezza è il trapianto da fare anche in tempi brevi.
La candidata ideale è di nuovo Marina: “Mi sono offerta, si poteva scegliere anche un donatore dal registro mondiale, però i tempi sarebbero stati più lunghi, invece io ero subito disponibile. Al via la serie di visite e poi la donazione del midollo, che, tra l’altro, ora viene estratto direttamente dal sangue nella maggioranza dei casi: “Questa volta i tempi di ricovero sono stati più brevi, due soli giorni, e sto benissimo. Mio fratello ha vissuto due mesi difficilissimi in cui abbiamo temuto per la sua vita. Sono trascorsi quattro mesi, il periodo critico è passato, sta bene, ci auguriamo che stia sempre bene”. Alla notizia della compatibilità, comunicata in entrambi i casi dai medici, la gioia era tanta. Marina ha salvato la vita al fratello due volte. La paura assaporata nei giorni che precedevano il primo intervento ha ceduto il passo alla gioia, quella vera: “La prima volta avevo molta paura, però mi sosteneva l’idea di ridargli una vita piena; la seconda volta, invece, di salvargli la vita. L’idea di dargli una vita di nuovo normale mi ha aiutato molto, ha dato un senso profondo alla mia stessa vita. Siamo qui per fare del bene, io ho avuto questa opportunità due volte. Ringrazio di aver avuto questa opportunità, ringrazio soprattutto che sia andato tutto bene. Invito le persone a donare, perché alla fine si supera tutto. È un gesto molto gratificante per chi lo fa, sono felice di aver fatto del bene”. Cosa le ha lasciato questa esperienza? “Ho sempre fondato la mia vita sull’amore, sul bene. Nella vita ciò che conta è l’amore. Siamo qui per fare del bene. La nostra famiglia ha attraversato tante vicissitudini, però per fortuna riusciamo ad avere ancora un atteggiamento positivo nei confronti della vita. Abbiamo il sostegno dei nostri genitori che non ci sono più, ma che ci sono sempre vicini. Quando prego mi rivolgo sempre a mia madre che sento sempre molto vicina”, spiega. Giuseppe ora sta bene: “Quello di mio fratello si può definire un miracolo, i medici, avendo lui un solo rene, erano titubanti, invece ce l’ha fatta. Abbiamo pregato tantissimo, è stato veramente un miracolo”. Le asprezze della vita hanno legato ancora di più Marina e Giuseppe: “Il nostro legame è molto più stretto. Lui vive a Roma, ci sentiamo tutti i giorni”. I casi come il loro sono una rarità: “In Italia forse uno, nel mondo ce ne sono stati solo 10. I medici di Tor Vergata hanno detto che in 20 anni non gli era mai capitata una storia del genere”.

Intervisto Marina il giorno prima di evento che la vede protagonista: sabato le è stato conferito il premio intitolato alla presidente della Regione, Jole Santelli. Marina ha fatto parte delle otto donne premiate per il loro contributo nei campi della cultura, della scienza, dell’arte, del giornalismo e del sociale: “Sono molto emozionata, soprattutto perché era una mia carissima amica. Abbiamo vissuto nella stessa casa durante gli anni universitari. Siamo state legate fino alla fine, quindi per me è veramente un’emozione doppia. Approfitterò dell’occasione per parlare dell’importanza della donazione degli organi. Donare un rene è un percorso impegnativo, donare il midollo osso è veramente una passeggiata. Bisognerebbe sensibilizzare di più i giovani perché un semplice gesto, come il prelievo del sangue, consente di salvare una vita, quindi perché non farlo? È una cosa così importante, ne approfitterò domani per parlarne”, conclude.
