Chiesa
Dilexi te: Piscoya, “riconosco la sua esperienza peruviana, opzione preferenziale per i poveri non è nostra, è di Dio”
“Nella lettura di Dilexi te, riconosco l’esperienza di mons. Roberto durante tutti i suoi anni a Chulucanas, a Trujillo, a Chiclayo, e sono sicuro, come missionario agostiniano in tutto il mondo, quando è stato priore generale dell’ordine per 12 anni”. Lo afferma al Sir, da Torino, dove è stato presente al Festival della Missione, César Piscoya, peruviano, amico di lunga data di Francis Robert Prevost e suo stretto collaboratore nella diocesi di Chiclayo, quando Prevost era vescovo della diocesi peruviana. “Lo dico – prosegue – perché in primo piano c’è la dignità della persona. Una persona che per lui è il centro del Vangelo, e i riferimenti costanti, nell’esortazione pastorale, è ritorno alla Parola di Dio. Dall’Antico Testamento alla Dottrina sociale della Chiesa, in tutto il racconto fa riferimento alla Sacra Scrittura. Non tralascia i Padri della Chiesa, né gli uomini e le donne santi e sante che hanno saputo dare testimonianza di questa opzione preferenziale di questo buon Dio Padre, che si preoccupa di coloro che sono dimenticati, emarginati e vivono ingiustizie. Credo sia importante sottolinearlo in una prima lettura”.
In secondo luogo, aggiunge Piscoya, il Papa “ci aiuta a fare memoria di qual è la nostra opzione come Chiesa. Opzione che a volte dimentichiamo, o temiamo di riconoscere, a causa di questioni ideologiche. E tornare in America Latina e menzionare i documenti latinoamericani, in particolare il riferimento a Medellín e Puebla e, ovviamente, ad Aparecida, ci aiuta a essere consapevoli che l’opzione preferenziale per i poveri non è nostra, è di Dio che, attraverso di noi, si esplicita nel suo amore e nella sua misericordia verso i nostri fratelli e sorelle più bisognosi”. E in terzo luogo, “cosa non meno importante, desidero sottolineare la continuità con l’enciclica Dilexit nos di Papa Francesco, quando ci parla dell’amore, del Sacro Cuore di Gesù. Tutto questo, si riflette e si esprime in ogni riga, in ogni frase, in ogni affermazione che fa Papa Leone. Perché la continuità con Francesco non è solo nella sinodalità, nella corresponsabilità, nel lavoro congiunto, ma nell’opzione. Nell’opzione cristologica che in noi è l’opzione per quella persona che cerca costantemente di essere dignificata. E che ci ricorda che i poveri sono soggetti, sono soggetti evangelizzatori”.
Conclude Piscoya: “Mons. Robert, scusate se mi viene spontaneo continuare a chiamarlo così, vuole ricordarci questo impegno d’azione, sia personale che collettiva. Per esempio, non dimenticandoci dei migranti, o aiutandoci a riconoscere i movimenti popolari come comunità che, organizzata, cerca giustizia e cerca che i propri diritti siano riconosciuti. Ed è per questo che, alla fine, riprende e ci ricorda la parabola del Buon samaritano. Un invito che non possiamo dimenticare come Chiesa”.
