Cultura
Il miracolo della musica medievale
Il suono emesso è limpido, forte e potente e dà un’idea di quelle che dovevano essere le sonorità dell’età di mezzo
Dopo otto secoli di assoluto silenzio è tornato in funzione un antico organo a canne medievale, scoperto a Betlemme agli inizi del ‘900. Il lavoro di restauro è stato possibile grazie al progetto “Resound” avviato a Madrid con i finanziamenti del Consiglio europeo della ricerca (Erc) e con il sostegno dell’Istituto Complutense di Scienze musicali (Iccmu). A guidarlo il musicologo e organista spagnolo David Catalunya, il quale collabora con il museo di Terra Santa, con i frati archeologici della Custodia e con altre istituzioni accademiche come Oxford, l’Università di Würzburg e il Centre d’Études Supérieures de la Renaissance di Tours. Il manufatto fu costruito nell’XI secolo in Francia e fu trasportato in Terra Santa il secolo successivo, allo scopo di accompagnare la liturgia dei crociati. È considerato l’organo musicale più antico al mondo, in grado di emettere ancora sonorità medievali. È composto da 222 canne bronzee (all’inizio erano 340), alcune delle quali sono realmente funzionati. Negli anni è stato sottoposto ad una serie di ritocchi che hanno inciso sulla resa finale del suono: il rame, originariamente usato per la produzione delle canne, è stato sostituito dallo stagno e dal piombo, le tecniche costruttive sono state aggiornate e la geometria delle canne è cambiata. Il diametro dei singoli fusti è rimasto inalterato ma sono variate le proporzioni in base alla scala musicale. “Le canne più lunghe producono un suono molto ricco di armonici, quasi come uno strumento a corde. Il registro medio suona pieno e potente, mentre quello acuto produce un suono dolce e flautato, quasi un canto angelico. Le cronache medievali dei secoli XI e XII parlano della “dolcezza” del suono dell’organo, ma per noi è sempre stato difficile immaginare cosa volesse dire quella “dolcezza”. Ora, per la prima volta nella storia moderna, possiamo associare queste descrizioni a un suono storico giunto fino a noi in modo quasi miracoloso” le parole di Catalunya. La storia di questo reperto è veramente curiosa. Alcuni chierici latini agostiniani, prima di essere espulsi dalla regione, nascosero l’oggetto insieme ad un carillon di 13 campane e ad altri beni liturgici (pastorale vescovile, calici, candelabri) in un luogo segreto dentro la chiesa della Natività di Betlemme. Nel 1906 i frati minori della Custodia di Terra Santa rinvennero lo strumento e lo portarono al convento della Flagellazione, nei pressi di un antico cimitero cattolico, dove nacque lo “Studium Biblicum Franciscanum” di Gerusalemme. I reperti, tuttavia, rimasero nell’oblio e non furono oggetto di attenzione da parte degli studiosi. Nel 2019 Catalunya, allora ricercatore ad Oxford, impegnato a scrivere un articolo sul rapporto tra tecnologia e musica nel Medioevo, rinvenne una nota manoscritta riferita al mezzo musicale e decise di avviare il progetto “Resound”, al fine di studiare lo strumento e di pervenire ad una conoscenza più appropriata del repertorio canoro cristiano dell’età di mezzo. Il 20 maggio 2025 il team di ricerca scoprì che 8 delle 222 canne dell’organo erano capaci di suonare, senza essere sottoposte ad intervento di restauro. Confrontò le canne originali con alcuni esemplari moderni, fabbricati nei Paesi Bassi dall’organaro Winold van der Puten. In particolare, inserendo le canne medioevali meglio conservate dentro la cassa di un organo portatile, constatarono che dodici di esse emettevano ancora un suono e che otto suonavano in pienazza, intonando armonie angeliche. Per la prima volta è stato possibile ascoltare la melodia originale limpida e potente, senza ricorre ad ausili. “È un suono sorprendente, con molto carattere, ricco e variegato nei registri bassi, medi e alti” ha detto Catalunya, il quale ha fatto suonare alcune canne dell’organo in occasione di un evento svoltosi lo scorso 9 settembre dinnanzi alla stampa internazionale, presso il convento di San Salvatore, Sede della Custodia di Terra Santa, regalando ai presenti il piacere di ascoltare la musicalità che, nel Medioevo, allettava i fedeli, i religiosi e i crociati. La melodia prodotta restituisce un’idea di come doveva essere l’atmosfera della liturgia nell’età di mezzo, e di come la maestosità del canto serviva per innalzare le lodi a Dio. Per rivivere l’intera esperienza sonora originale sarà necessario ricostruire tutto lo strumento, che sarà conservato nel chiostro musicale del futuro “Terra Sancta Museum of Art & History”. I ricercatori, inoltre, dovranno cercare di capire le possibile relazioni esistenti tra l’antico organo e il resto degli oggetti, nascosti e rinvenuti nello stesso luogo di culto cristiano.
