Edizione latino-romena dell’Enchiridion di Gioacchino

L’opera è un omaggio a Mircea Eliade, esperto di religioni e appassionato del religioso di Celico

In Romania è stato pubblicato il Manual pentru lectura Apocalipsei (ediție bilingvă), la prima edizione bilingue latino–romena dell’Enchiridion super Apocalypsim scritto da Gioacchino da Fiore tra il 1194 e il 1199. Si tratta della prima redazione del Liber introductorius, un compendio che anticipa gli otto libri dell’Expositio in Apocalypsim, il trattato teologico-filosofico ed esegetico più vasto di tutta la produzione gioachimita in cui viene commentata l’Apocalisse, intesa come una “profezia interrotta” e come una grande visione che interpreta la storia della Chiesa in sette tempi speciali, ognuno dei quali corrisponde ad una parte dell’Apocalisse, con l’aggiunta di un’ottava sezione in cui viene esaltata la Gerusalemme celeste. La pubblicazione è stata fatta a Cluj-Napoca in Transilvania, a cura di un team di esperti guidati dal prof. Alexander Baumgarten, docente all’Università di Babes-Bolyai a Cluj-Napoca, specializzato in filosofia antica e medioevale. Gli studiosi hanno raccolto il materiale prodotto con varie traduzioni e quello realizzato in occasione di diversi progetti e conferenze. Decisivo il contributo di Florina Hariga, studiosa di filosofia medioevale che, insieme al prof. Dominique Poirel, ha inserito nel nuovo volume un’appendice con un frammento inedito dell’opera di Gioacchino, estratto dal manoscritto latino 3822 della Biblioteca Vaticana. Hanno collaborato anche il prof. Dan Siserman, responsabile dello studio introduttivo e autore della tesi di dottorato dal titolo “La teologia della storia in Gioacchino da Fiore” (2023), e Diana Marinescu, traduttrice esperta di medievalistica alla Lumsa. Nella pubblicazione sono state inserite, grazie all’intervento di Riccardo Succurro, presidente del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, le tavole a colori del Liber Figurarum, il codice miniato che rappresenta la più rilevante raccolta di teologia figurale e simbolica fatta dall’abate florense, in cui vengono introdotte la teologia trinitaria della storia e l’esegesi concordistica della Bibbia. La conoscenza del religioso di Celico in Romania è conseguenza di un percorso compiuto dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti che, con indagini, convegni e pubblicazioni varie, ha esportato l’opera del teologo calabrese all’estero. Il suo messaggio, che incrocia bene e verità, vive al di là del tempo e dello spazio. Bisogna aggiungere che quest’opera bilingue è un modo per onorare la memoria di Mircea Eliade (1907-1986), storico delle religioni e mitologo di origini rumene tra i più importanti del XX secolo, appassionato del pensiero di Giovanni Papini, profondo conoscitore della cultura orientale nonché amante dell’arcaicità e del sacro. Per Eliade, Gioacchino da Fiore fu una rivelazione giovanile, che si portò dietro per tutta la vita. Nella prefazione alla monografia di Bernard McGinn “L’abate calabrese. Gioacchino da Fiore nella storia del pensiero occidentale” (1986), Mircea sostenne di aver sempre ammirato il filosofo medioevale, pur non avendo mai scritto una monografia su di lui. Nel 1928 conobbe lo storico Ernesto Buonaiuti, studioso di storia del cristianesimo, nonché direttore dell’Edizione Nazionale delle opere di Gioacchino da Fiore dopo il Concordato del 1929. Buonaiuti scrisse vari testi dimostrando la centralità del pensiero gioachimita nella sua vita, tra cui “Gioacchino da Fiore: i tempi, la vita, il messaggio” (1930). Ioan Petru Culianu, allievo di Eliade e docente a Chicago, studioso di miti occidentali, di magia rinascimentale e di misticismo, vide in Gioacchino un personaggio fondamentale per approfondire le correnti gnostiche occidentali.