Giubileo
110 italiani in Ucraina per il Giubileo della speranza tra Kyiv e Kharkiv

110 persone in partenza per l’Ucraina, prima a Kyiv e subito dopo ad Kharkiv, la città nell’estremo confine orientale del Paese a pochi chilometri dal confine russo. Sono persone che hanno alle spalle storie molto diverse tra loro ma hanno deciso di unirsi e partire per l’Ucraina per vivere lì, in un Paese martoriato dalla guerra, dal 1 al 5 ottobre un “Giubileo della Speranza”. Tra loro ci sono membri e rappresentanti di movimenti e associazioni come Comunione e Liberazione, Agesci, Acli, Masci, Azione Cattolica, i focolari di Kyiv, Sale della Terra, Base. Ci sono sindaci, assessori e consiglieri comunali. Hanno deciso di partire nonostante gli attacchi russi con droni sulle città si intensificano. Sono spinti dalla “necessità di essere proprio in questo momento e in quei luoghi una presenza europea di pace”, spiega Angelo Moretti, presidente ed animatore del “Project MEAN” – Movimento Europeo di Azione Nonviolenta, che sta coordinando l’iniziativa. “La guerra è il peggiore dei disastri”, aggiunge. “Siamo consapevoli di andare in un luogo pericoloso ma ciascuna delle persone presenti nel gruppo ha risposto ad una chiamata, quella di essere presenti in Ucraina non solo attraverso l’assistenza umanitaria – che è importantissima – ma anche con la preghiera e la condivisione”.
“In fondo il Giubileo è proprio questo: un momento importante in cui, idealmente, dovrebbero cessare le guerre”.
Non è la prima volta che il Mean organizza simili iniziative. Tra le novità di quest’anno la presenza di tre famiglie intere con figli teenager. “Questo è significativo”, sottolinea Moretti. “Se si muovono anche le famiglie, significa che c’è un desiderio forte: quello di resistere alla disperazione, di non cedere all’impotenza, di non restare dietro uno schermo, ma esserci, con il proprio corpo e la propria speranza”. “Non andiamo con proposte operative anche perché in fondo nessuno di noi sa davvero ‘come’ si porta la pace in quei territori. Ma sappiamo che dobbiamo ‘nutrire la speranza di pace’ e alimentarla con la nostra presenza e il nostro ascolto”.
“Se permettiamo che tutto si riduca alla realpolitik, alla tecnologia militare, agli equilibri di potere, i poveri diventano sempre più poveri e gli oppressi restano oppressi. Noi vogliamo rompere questo cerchio”.
Il programma del viaggio è tenuto riservato, non solo per motivi di sicurezza ma anche perché – viste le condizioni – può essere soggetto a cambiamenti. L’appuntamento per tutti è dalle varie città italiane a Cracovia, in Polonia, mercoledì 1 ottobre. Da lì, raggiungeranno insieme il confine e arriveranno a Kyiv dopo un viaggio notturno in cuccetta. Ad accogliere il gruppo, ci sarà il nunzio apostolico di Kyiv, monsignor Visvaldas Kulbokas e dopo un minuto di silenzio e di preghiera per i defunti in piazza Maidan, il vescovo di Kyiv, mons. Vitalii Kryvytsky, celebrerà una messa. A Kyiv è previsto anche un incontro sulla “giustizia riparativa” e una visita al Memoriale degli eroi nazionali, il lunghissimo pannello che costeggia una strada del centro, con le foto dei soldati e delle soldatesse caduti in guerra. Si celebrerà invece ad Kharkiv il Giubileo con una messa e una visita al cimitero della città. Sono previsti – in questa città al confine con la Russia che lotta e resiste ai continui attacchi russi -, una serie di incontri “tematici”. Divisi in 5 gruppi, gli italiani si confronteranno con amministratori locali, sindaci delle città ucraine e italiane, giovani studenti e corpo accademico dell’Università di Beketov, sportivi e imprenditori su “Ricostruire l’Ucraina insieme”. E per la prima volta dal 2023, la sala dell’organo della Filarmonica aprirà le sue porte per un attesissimo momento di musica e arte. Nella città di Kharkiv, il gruppo avrà anche la possibilità di conoscere e incontrare gli scout e ong di soccorso che lavorano nei luoghi del fronte. Prima di ripartire per il confine polacco, al ritorno a Kyiv, in stazione, il Giubileo terminerà con una cerimonia ecumenica e interreligiosa per la pace.
La vera mission che questo Giubileo si prefigge – spiega ancora Moretti – è “creare relazioni, mettere in connessione arte, musica, università, sindaci e imprenditori, fede e cultura”. La chiamano “la diplomazia dell’amicizia”. Moretti spiega: “credo che questa sia l’unica forma di diplomazia possibile, oggi e in questo contesto. Perché le diplomazie dei poteri e dei governi si stanno muovendo esclusivamente sui rapporti di forza. Gli eserciti agiscono secondo logiche militari”.
“La società civile è l’unica che possa proporre qualcosa di diverso: una logica alternativa a quella della forza e del calcolo. Una diplomazia che opera dal basso, costruisce legami autentici e rende reale l’idea di un’Europa come comunità di popoli chiamati a condividere un unico destino”.