Cultura
Una scienza a servizio dell’uomo

Pio XII seguì le scoperte tecnologiche del suo tempo ed esaltò il progresso come dono di Dio
I Papi e la Scienza (2° Puntata)
Approfondiamo in questa sede il legame che Pio XII intrattenne con il mondo scientifico.
Pacelli salì al soglio di Pietro il 2 marzo 1939 sotto la minaccia dell’imminente scoppio della seconda guerra mondiale, presentandosi come il “Papa della pace”. Consapevole dell’insensatezza di un conflitto a cui l’inarrestabile sviluppo scientifico di quegli anni avrebbe dato, purtroppo, un sostegno decisivo, aprì le porte del Vaticano dando accoglienza a tanti poveri, diseredati e rifugiati e condannando il comunismo. Pio XII seguì, con particolare interesse, le vicende scientifiche del suo tempo, esaltando il progresso quale “dono di Dio”. In qualità di segretario di stato fu nominato, nel 1936, membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze, sorta in seno all’Accademia dei Lincei fondata a Roma nel 1603 come prima istituzione scientifica al mondo. In un periodo storico caratterizzato da straordinarie ricerche sulla materia, sull’energia, sulla cosmologia, sulla natura e sulle cellule, il Santo Padre cercò di dimostrare che non c’era opposizione tra fede e scienza. Si assicurò che la Pontificia Accademia continuasse ad essere il “Senato scientifico” della Chiesa, ottenendo costantemente da essa informazioni sulle innovazioni tecnologiche. Nominò quarantuno nuovi accademici, tra i quali alcuni eminenti esperti come E.V. Appleton, L. de Broglie, W.R. Hess, e rese membri onorari i cardinali Maglione e Pizzardo. Pacelli autorizzò degli scavi sotto la basilica di San Pietro, fra il 1939 e il 1949, allo scopo di individuare i resti del primo apostolo di Cristo, e spese sempre parole di giubilo dinnanzi a qualsiasi scoperta che potesse tornare utile per il bene dell’umanità. Era convinto, tuttavia, che le immani forze naturali potevano essere trasformate in energia distruttiva, attraverso apposite indagini tecniche. In un discorso tenuto alla Pontificia Accademia nel 1943 si rivolse ai Capi di Stato di tutto il mondo, spronandoli ad agire per prevenire i danni causati dall’uso di armi nucleari. Il lancio della bomba su Hiroshima nel 1945 fece comprendere a Sua Santità che il conflitto globale, che aveva ormai assunto dimensioni apocalittiche allarmanti anche per via dell’uso spropositato della scienza, sarebbe stata fatale per l’umanità. Disse infatti: “Dobbiamo diffidare della scienza il cui obiettivo principale non è l’amore”. Da sola la scienza pratica l’amore fra gli uomini e si pone al loro servizio con metodi e applicazioni concrete, fornendo loro sani prodotti. Era sempre pronto a sottolineare che la ragione spiana la strada alla fede, e che l’intelletto permette di percepire l’esistenza del trascendente. Rivolgendosi agli specialisti riuniti presso l’Accademia per la sessione plenaria del 1955, disse: “la missione a voi affidata è così fra le più nobili, perché voi dovete essere, in un certo senso, gli scopritori delle intenzioni di Dio. Voi dovete interpretare il libro della natura, esporne il contenuto, e trarne le conseguenze per il bene comune”. I segreti del microcosmo e del macrocosmo erano per il Pontefice la prova diretta della creazione divina, per cui i soli principi statistici, a suo avviso, erano inefficaci per spiegare il funzionamento dell’universo. Pio XII sostenne che la legge è “un ordinamento della ragione di Chi governa l’universo”. Dio Creatore, una convinzione condivisa da tanti studiosi, porterebbe l’uomo a unire scienza e fede per favorire il progresso della civiltà. Pacelli diede quindi la spinta ad una concezione più libera e aperta della scienza rispetto al passato. In occasione del suo primo incontro con gli esperti dell’Accademia Pontificia il 3 dicembre 1939, disse: “A voi, pertanto, nobili campioni delle discipline e delle arti umane, la Chiesa riconosce la giusta libertà del metodo e dell’indagine”.