Cultura
Claudia Cardinale, grande diva del cinema italiano e musa di Visconti e Fellini

Si è spenta a 87 anni nella sua casa vicino Parigi. Indimenticabile Angelica ne Il Gattopardo, fu diretta da Visconti, Fellini, Leone, Herzog e Comencini. Interprete intensa e libera, ha attraversato la storia del cinema tra Italia e mondo. Con lei si chiude un’epoca, fatta di arte, bellezza e passione civile. Sophia Loren resta l’ultima testimone
“Il ballo è finito. Tancredi è salito a ballare con le stelle…”. Così Claudia Cardinale commentava la morte di Alain Delon nell’agosto del 2024, suo compagno di set – lei era Angelica, lui Tancredi – nel film “Il Gattopardo” (1963) di Luchino Visconti. A distanza di un anno, anche lei ha lasciato quella sala da ballo. E si sono spente definitivamente le luci. È scomparsa, infatti, all’età di 87 anni, nella sua casa fuori Parigi, la diva del cinema italiano e internazionale. Una delle ultime dive rimaste, insieme a Sophia Loren, della grande stagione d’oro del cinema negli anni Sessanta. Un’attrice non incasellabile in generi o movimenti cinematografici, ma uno spirito libero, coraggioso e battagliero, che si è affidata alle visioni di grandi autori, tra commedia, dramma, western e cinema di impegno civile. Un curriculum vastissimo, con oltre cento titoli cinematografici, senza contare documentari e miniserie tv (tra cui “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli del 1977).
Classe 1938, originaria di Tunisi ma da genitori di origini italiane, Claudia Cardinale lega il suo debutto nel cinema italiano nel 1958 alla commedia “I soliti ignoti” di Mario Monicelli, dove trova nel cast il meglio della generazione attoriale del momento, tra cui Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman.
Da lì non si ferma più e gira un titolo dopo l’altro, collaborando con Luigi Zampa in “Il magistrato” (1959), con Pietro Germi per “Un maledetto imbroglio” (1959), con Mauro Bolognini in “Il bell’Antonio” (1960) e con Valerio Zurlini per “La ragazza con la valigia” (1961, con cui vince il suo primo David di Donatello).
Dal 1960 inizia un sodalizio professionale decennale con Luchino Visconti, che la porterà a brillare anche nel cinema francese ed europeo: insieme girano “Rocco e i suoi fratelli” (1960), “Il Gattopardo” (1963), “Vaghe stelle dell’Orsa…” (1965) e “Gruppo di famiglia in un interno” (1974). È in particolare con “Il Gattopardo”, interpretando Angelica Sedara, che la Cardinale lascerà un segno indelebile nella storia del cinema. Infatti, la celebre scena di ballo tra lei e il principe di Salina, interpretato dal divo hollywoodiano Burt Lancaster, sulle note di Nino Rota e con i costumi di Piero Tosi, è un fermo immagine che coglie bene sia lo spirito del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia del film di Visconti, incoronato con la Palma d’oro al Festival di Cannes del 1963, ma è anche traccia dello splendore di un cinema italiano che assapora il massimo per consensi di pubblico e critica, vedendo però all’orizzonte l’inizio di un cambiamento, quasi di una decadenza, che si squadernerà tra gli anni ’70 e ’80.
L’anno straordinario per Claudia Cardinale è proprio il 1963, quando, oltre al film “Il Gattopardo”, gira anche “8½” di Federico Fellini, “La ragazza di Bube” di Luigi Comencini (1963, Nastro d’argento) e “La Pantera Rosa” di Blake Edwards. Ed è proprio nel film di Fellini che l’attrice abita un altro ruolo iconico: è Claudia, una visione onirica, un’attrice-musa dalla bellezza abbagliante per il regista Guido, alter ego felliniano interpretato da Marcello Mastroianni.
Ancora, altro anno significativo per la sua carriera è il 1968, quando gira “Il giorno della civetta” di Damiano Damiani, che le fa vincere il suo secondo David di Donatello, e “C’era una volta il West” di Sergio Leone. Opere che la spingono a percorrere nuovi sentieri cinematografici, dal cinema di impegno civile al western rivisitato dalle regole stilistiche di Leone.
Oltre alle incursioni nella commedia – con Alberto Sordi in “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” di Luigi Zampa (1971, terzo David di Donatello) – è il cinema di critica sociale con il regista Pasquale Squitieri, cui si lega anche sentimentalmente, che caratterizza molti dei suoi titoli tra gli anni ’70 e ’80, tra questi: “Il prefetto di ferro” (1977), “L’arma” (1978), “Corleone” (1978) e “Claretta” (1984, Nastro d’argento).
Della sua lunghissima carriera, fino alle ultime interpretazioni nel 2022, si ricordano anche i set internazionali con: Blake Edwards (il ciclo dedicato a “La Pantera Rosa”), Werner Herzog (“Fitzcarraldo”, 1982), Manoel de Oliveira (“Gebo e l’ombra”, 2012), Abel Gance (“La battaglia di Austerlitz”, 1960), Michail Kalatozov (“La tenda rossa”, 1969) e Jerzy Skolimowski (“Le avventure di Gerard”, 1970).
Vincitrice di numerosi riconoscimenti, Claudia Cardinale è stata omaggiata dalle principali cattedrali del cinema europeo: la Mostra del Cinema della Biennale di Venezia le ha tributato il Leone d’oro nel 1993, il Festival di Berlino l’Orso d’oro nel 2002 e il Festival di Locarno il Pardo d’oro nel 2011. Il Festival di Cannes l’ha immortalata nel manifesto ufficiale della sua 70ª edizione nel 2017. Diva celebrata dalla moda, dove è stata tra le muse di Giorgio Armani, Claudia Cardinale ha ricevuto inoltre le più alte onorificenze dallo Stato italiano e da quello francese.