I tifosi hanno il rossoblù tatuato, altro che giornata di mare

Quando ci fu Cosenza – Rossanese, serie D, nel mese di settembre 2003, al San Vito c’erano quasi 10 mila spettatori. Dopo il fallimento c’era un nuovo entusiasmo, una nuova proprietà. E anche all’epoca, d’estate, si andava al mare. Fu così anche nella prima gara di serie B nel 2018, quando si raggiunsero le 13 mila presenze. Eugenio Guarascio, che è da 14 anni nel calcio, ha ben chiare le potenzialità e la passione della tifoseria rossoblù. Il sostegno e l’entusiasmo non sono mai mancati, anche in quarta serie. Per cui, dire che non vanno allo stadio perché c’è una bella giornata di sole è una anomalia e un’uscita infelice.

La gente non va allo stadio perché non approva l’andamento societario. VI ritornerebbe in massa se il patròn cedesse la mano. Quello stesso Guarascio che, dopo la retrocessione, non ha battuto ciglio e che non comunica con la piazza. Quel Guarascio che aveva promesso una cessione “a brevissimo” e che invece poi ha detto non esserci trattative serie e congrue.

I tifosi del Cosenza hanno la maglia rossoblù tatuata. E non c’è bella giornata di sole che tenga.