Istat. La produzione è in crescita, ma restano i nodi strutturali

A luglio 2025 la produzione industriale italiana cresce dello 0,4%, battendo le attese. Tuttavia, la produttività resta stagnante, come rilevato da un rapporto del Cnel. I prezzi alimentari sono saliti del 30% in cinque anni, mentre il lavoro cresce nei settori a basso valore aggiunto

La produzione industriale a luglio – informa l’Istat – registra un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,9% su base annua. Se si considera che gli analisti avevano previsto uno striminzito +0,1% si può legittimamente parlare di sorpresa, che sarebbe stata anche più rilevante se non avessero influito in negativo i dati relativi all’energia. A giugno, peraltro, c’era già stato un aumento mensile dello 0,2%. Segnali di vitalità per la nostra economia che vanno però letti senza trionfalismi. Nei primi sette mesi del 2025 siamo ancora al -0,8%, sotto il peso dei risultati del settore dei mezzi di trasporto e di quello del tessile-abbigliamento, che hanno segnato il passo in modo macroscopico.
Del resto il problema della produttività è uno gli snodi cruciali della nostra economia. Lo ha confermato proprio in questi giorni il primo rapporto dedicato a questo tema dal Cnel. In Italia, nei cinque anni tra il 2019 e il 2024, la produttività è rimasta sostanzialmente ferma. Che si tratti di un problema strutturale lo dimostra il fatto che nella media degli ultimi tre decenni la crescita annua è stata dello 0,2%, molto inferiore alla media Ue (1,2%), così come a quella di Germania (1%), Francia (0,8%) e Spagna (0,6%). E se oggi Germania e Francia annaspano, è un elemento che forse può solleticare un riflesso sciovinista, ma sul piano concreto non fa che complicare la situazione.
Inferiore alla media Ue è stato anche l’aumento del prezzo dei beni alimentari, ma è una magra consolazione per i consumatori italiani che hanno dovuto fare fronte a un balzo di quasi un terzo in cinque anni. Nella Nota di agosto sull’andamento dell’economica italiana, l’Istat rileva che “in conseguenza della forte impennata registrata tra la fine del 2021 e i primi mesi del 2023 e al successivo perdurare di una significativa, seppure più moderata, tendenza alla crescita (fenomeni che hanno riguardato l’intera Europa), i prezzi al consumo (indice armonizzato) dei beni alimentari (cibo e bevande non alcoliche) risultano in Italia avere raggiunto a luglio 2025 (ultimo dato disponibile) un livello più elevato del 30,1% rispetto a quello medio del 2019”.
La Nota sottolinea anche che “il mercato del lavoro continua a mostrarsi solido, con un ulteriore incremento in luglio sia del numero di occupati rispetto al mese precedente (+0,1%, +13mila unità), sia del tasso di occupazione (62,8%, +0,1 punti percentuali)”. Ma anche i dati del citato Rapporto del Cnel sulla produttività confermano che l’occupazione si è concentrata nei settori a basso valore aggiunto e con bassi salari, così che l’exploit quantitativo ha finito per mascherare il calo qualitativo del lavoro.