Von der Leyen: ‘l’Europa risalga la china per il futuro”

Il Discorso sullo stato dell’Unione della presidente della Commissione europea

“Parole gravi”: è la stessa Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, a giudicare il suo intervento nell’aula dell’Europarlamento a Strasburgo. Il suo Discorso sullo stato dell’Unione, il primo del secondo mandato quinquennale, cade in un momento teso, delicato: le pressioni esterne sull’Ue – conflitti, dazi, nuove alleanze dal sapore anti-Occidente – e le divisioni interne fra governi e partiti europeisti e sovranisti, indeboliscono l’unità europea. E accelerano le critiche alla stessa Von der Leyen, da molte parti ritenuta debole, incerta, lenta nell’azione. Così, almeno nelle parole, la presidente della Commissione sembra voler risalire la china e convincere il Parlamento europeo e gli Stati membri con un deciso cambio di passo. In aula il suo discorso vorrebbe forse recuperare quella “maggioranza Ursula” (Popolari, Socialdemocratici, Liberali e possibilmente i Verdi) che nell’ultimo anno sembra compromessa.

“L’Europa deve combattere”. Nel lungo Discorso sullo stato dell’unione, pronunciato mercoledì 10 settembre, Von der Leyen affronta una molteplicità di temi, con un filo logico non sempre nitido: si va dalla sicurezza all’economia, transitando dalla ricerca, al settore auto, per poi approdare al problema degli alloggi e alle migrazioni. Ma l’esordio è segnato, appunto, da “parole gravi”. “L’Europa è impegnata in una lotta. Una lotta per un continente integro che viva in pace, per un’Europa libera e indipendente. Una lotta per i nostri valori e le nostre democrazie, per la libertà e la capacità di scrivere da soli il nostro destino. Possiamo esserne certi: è una lotta per il nostro futuro”. L’Unione, dice, è essenzialmente un progetto di pace, “ma la verità è che il mondo odierno non fa sconti. Non possiamo edulcorare le difficoltà che gli europei vivono quotidianamente. Si sentono mancare il terreno sotto i piedi, sentono che le cose si fanno più difficili proprio quando stanno lavorando più duramente. Avvertono l’impatto della crisi globale e dell’aumento del costo della vita. Guardano con preoccupazione al turbinio di eventi che vedono al telegiornale: dalle immagini sconvolgenti che arrivano da Gaza agli incessanti attacchi della Russia contro l’Ucraina. Non basta aspettare che passi la tempesta. Si profila uno scontro per un nuovo ordine mondiale basato sul potere. Quindi, sì, l’Europa deve combattere e conquistarsi un posto in un mondo”. Sindrome da accerchiamento?

Unità fra le forze europeiste. “Il nocciolo della questione è semplice: l’Europa è in grado di affrontare questa lotta? È abbastanza unita e consapevole dell’urgenza? Per me la scelta è chiara. L’appello che lancio oggi è quindi un appello all’unità”, ammonisce Ursula von der Leyen. Il suo intervento in emiciclo alla fine riscuoterà una decina di fragorosi applausi e un paio di standing ovation. Ma sarà anche più volte interrotta dai gruppi politici euroscettici (numerosi banchi dell’estrema destra rimangono vuoti). Chiede “unità tra gli Stati membri, unità tra le istituzioni dell’Ue, unità tra le forze democratiche europeiste di questo Parlamento”.

Dito puntato su Putin. Intenso il passaggio sull’Ucraina: “La libertà dell’Ucraina è la libertà dell’Europa. Solo la settimana scorsa 26 Paesi della Coalizione dei volenterosi si sono detti pronti a far parte di una forza di rassicurazione in Ucraina o a dare un contributo finanziario, nel contesto di un cessate il fuoco. Continueremo a sostenere tutti gli sforzi diplomatici per mettere fine alla guerra, ma tutti abbiamo visto cosa intende la Russia per diplomazia. Putin rifiuta di incontrare il presidente Zelensky. Dobbiamo fare ancora più pressione sulla Russia perché si sieda al tavolo dei negoziati”. Von der Leyen qui non usa giri di parole: “La Russia ha scatenato questa guerra ed è la Russia a dover pagare”. Ecco perciò la necessità di trovare forme di sostegno finanziario, umanitario e militare a Kiev. “Proporremo un nuovo programma, denominato Vantaggio militare qualitativo (Qualitative Military Edge), che sosterrà gli investimenti nelle capacità delle forze armate ucraine”. E a questo punto arriva l’economia di guerra, che Von der Leyen sostiene, spalleggiata da diversi governi nazionali, che trova nel Parlamento Ue una maggioranza favorevole e decise posizioni contrarie. “L’Europa – afferma risoluta – difenderà ogni centimetro quadrato del suo territorio”. Spiega che sono in arrivo nuovi progetti comuni in materia di difesa.

Gaza e Israele. “Quello che sta accadendo a Gaza ha scosso le coscienze di tutto il mondo. Persone uccise mentre implorano di ricevere cibo. Madri che si stringono ai corpi senza vita dei propri bambini. Queste immagini sono semplicemente devastanti”. Von der Leyen riesce finalmente a prendere posizione sulla situazione nella Striscia e in Cisgiordania. “Sospenderemo il nostro sostegno bilaterale a Israele – dichiara –. Interromperemo tutti i pagamenti nei settori interessati, senza compromettere la collaborazione con la società civile israeliana o lo Yad Vashem”. Segue l’intenzione di creare un gruppo di donatori per la Palestina (Palestine Donor Group), che preveda uno strumento dedicato alla ricostruzione di Gaza. Poi confida: “Sono un’amica di lunga data del popolo israeliano. So quanto gli atroci attacchi del 7 ottobre perpetrati dai terroristi di Hamas abbiano scosso nel profondo la nazione di Israele. A più di 700 giorni da quella terribile giornata, gli ostaggi continuano a essere nelle mani del gruppo terroristico. Sono 700 giorni di dolore e sofferenza. Non ci sarà mai posto per Hamas, né ora né mai. Perché sono terroristi e perché puntano a distruggere Israele”. L’obiettivo dell’Europa dev’essere “sempre stato lo stesso: garantire una sicurezza concreta per Israele e un presente e un futuro sicuri per tutti i palestinesi”. In fondo al percorso non resta, a suo avviso, che la soluzione dei due Stati.

Economia, Draghi, Letta. L’economia non è, in tutta evidenza, la parte più importante del discorso: sulla questione dazi certamente non convince l’aula. Eppure Von der Leyen tocca capitoli rilevanti come il mercato unico, l’economia sociale di mercato, investimenti nelle tecnologie digitali e pulite. Richiama suggerimenti, e relativi impegni, legati alle relazioni Draghi (competitività) e Letta (mercato unico). Si sofferma su intelligenza artificiale, “spazio di sperimentazione per la quantistica” (Quantum Sandbox), patto per l’industria pulita, questione energetica, settore auto (con preferenza per l’elettrico), agricoltura, alimentazione. Annuncia una “strategia europea contro la povertà”. Non manca il tema della casa, un’attenzione che oggettivamente si deve alla sua Commissione: annuncia l’impegno a costruire nuovi alloggi, anche studenteschi e una proposta di legge sugli affitti a breve termine.

Libertà, riforme… Infine, una parte aulica: “L’indipendenza dell’Europa risiede nella tutela delle nostre libertà. La libertà di decidere, di esprimere la propria opinione, di spostarsi in un intero continente. La libertà di votare, di amare, di pregare. Di vivere in un’Unione dell’uguaglianza”. Da qui il rispetto dello Stato di diritto (anche nell’assegnazione dei fondi Ue), finanziamenti per l’informazione e il libero giornalismo (“fondamenti della democrazia”), l’avvio di un nuovo Centro europeo per la resilienza democratica (European Centre for Democratic Resilience). Molto debole, invece, il capitolo sulle migrazioni: rimpatri, rafforzamento delle frontiere, lotta – tante volte annunciata – agli scafisti; nulla sull’accoglienza e l’integrazione per chi fugge da fame, guerre e cambiamento climatico (va peraltro detto che il Green Deal sembra dimenticato). Da ultimo le riforme, per dare maggiore efficacia all’azione comunitaria: diritto d’iniziativa legislativa per il Parlamento europeo e superamento del voto all’unanimità in Consiglio, dove siedono gli Stati membri. Ma si tratta di temi su cui la Commissione non ha sostanzialmente competenze.
Gianni Borsa – Agensir