Attualità
Aree interne. Lo spopolamento e i servizi essenziali
Un focus sul fenomeno dello spopolamento delle Aree interne. Sono coinvolti 4 mila Comuni. Dal PSNAI un segnale negativo.
Recentemente la prima pagina di Parola di Vita ha titolato: “Urge inversione di rotta”. Il riferimento era alle aree interne a costante spopolamento.
È un dato di fatto facilmente verificabile: migliaia di borghi stanno morendo. Basta fare un giro nei paesi e nelle frazioni del nostro territorio per imbattersi in case e portoni diroccati, finestre usurate, stabili dove è già cresciuta erba. In quasi tutti i paesi il numero dei residenti (che spesso e volentieri non coincide con i reali abitanti) è diminuito drasticamente. Le statistiche non mentono.

PSNAI 2021-2027
L’allarme, di cui anche il nostro settimanale si fece latore, è ulteriormente scattato a seguito dell’approvazione del Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (PSNAI) 2021-2027 da parte del Governo. Nel PSNAI, all’obiettivo 4 del documento, denominato “Accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”, viene dichiarato che una porzione significativa dei territori italiani “non può porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza”. Per questo, si legge ancora nel documento: “Assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento” dei comuni coinvolti. Come rilevato da più parti, il PSNAI esprime una logica di arrendevolezza: i piccoli Comuni si stanno spopolando e bisogna semplicemente aiutarli a farlo. La logica non sarebbe quella di mettere in campo strumenti per aiutare queste piccole comunità a rinascere.
Milioni di abitanti tagliati fuori?
La questione non è marginale, perché il nostro Paese è zeppo di aree interne. L’orografia del territorio, con l’Appennino che taglia l’Italia, determina l’esistenza di migliaia di Comuni su monti e colline, spesso raggiungibili solo da strade secondarie. Il che, spesso, costituisce un ulteriore problema, perché le arterie tante volte sono inadeguate e, soprattutto nei mesi invernali, soggette a frane. Secondo le stime più accreditate, sono circa 4mila le località sempre più colpite dallo spopolamento. Una tendenza in progressiva espansione.
Spopolamento e servizi essenziali
Lo spopolamento reca con sé, inevitabilmente, una diminuzione dei servizi essenziali, a discapito soprattutto delle categorie più vulnerabili. Sono tantissimi i paesi dove non c’è più una farmacia o un ufficio postale o, peggio, un supermercato. Lo spopolamento, unitamente al calo demografico, sta peraltro determinando la cancellazione di tante istituzioni scolastiche, magari accorpate, comunque non piu presenti sui territori. Nei prossimi anni si prevede che oltre 1000 scuole non ci saranno più. Questo determina ricadute significative sul mondo del lavoro dei tanti soggetti coinvolti. Senza dimenticare il sempre presente rischio di dispersione scolastica, evidentemente crescente nelle aree di maggiore degrado.
Una chiosa essenziale. Basta spulciare le pagine internet per accorgersi immediatamente che la problematica è trasversale e non ha limiti geografici. Sono tanti anche i borghi del profondo nord Italia dove è forte lo spopolamento e dove si tenta, con iniziative locali, di contrastarlo.
A causa del fenomeno, poi, si recide gradualmente ogni legame col territorio, con perdite in termini di dialetto, cultura, tradizioni, che pure, per Costituzione, devono essere primariamente tutelati.
Puntare sul digitale?
Qualche settimana fa, come riporta Il Sole 24 ore, è stata presentata una ricerca della Bocconi su tema Pnrr, che ha focalizzato l’attenzione sui rapporti tra digitalizzazione e spopolamento. Secondo i dati, tra il 2014 e il 2024 i comuni senza una copertura a 30 megabit al secondo hanno perso, in media, il 2,95% della popolazione. In sostanza, laddove c’è maggiore e migliore connessione internet, lo spopolamento è diminuito.
Iniziativa in Calabria
È stata approvata la graduatoria definitiva del bando “Abita Borghi Montani Calabria”, promosso dalla Regione Calabria (fondi Fosmit) per favorire la riqualificazione e il ripopolamento dei piccoli centri montani. Sono 89 i Comuni ammessi a beneficiare delle risorse previste, mentre soltanto 19 non risultano idonei.
La provincia con il maggior numero di domande approvate è Cosenza (43), seguita da Catanzaro (26), Reggio Calabria (14), Crotone (4) e Vibo Valentia (2).
La preoccupazione dei Vescovi
Negli ultimi anni i Vescovi italiani, specialmente delle aree interne del Mezzogiorno, si sono incontrati più volte per discutere della problematica.
Come scrivevano nel luglio 2024, “trascurare la questione delle Aree interne – che attraversa per intero il Paese, da nord a sud – rischia di ledere i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e di allargare ulteriormente il fossato tra zone ricche e povere, fossato che in molte situazioni è vissuto già all’interno di una stessa Regione. Mentre auspichiamo, con il cardinale presidente, politiche serie e stabili a sostegno della natalità e della famiglia, riteniamo che un’idea seria di accoglienza può dare futuro alle Aree interne e anche al nostro Paese”.

