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Missionario per la Chiesa del Pakistan

L’impegno del laico cosentino “fidei donum” Andrea Giordano

Missionario per la Chiesa del Pakistan

Laico, missionario, al servizio della Chiesa sorella del Pakistan. Andrea Giordano, agronomo, docente di materie tecniche, è a Karachi, dove, grazie all’aiuto dei fondi 8xMille della Chiesa Cattolica, opera a favore dei seminaristi e a sostegno della Caritas locale. 

Nato a Genova, ma cosentino per l’origine dei genitori, Giordano, quando non è in Pakistan, vive a Mendicino, dove la mamma e il papà si sono nuovamente trasferiti da oltre un ventennio. La sua vocazione missionaria è nata e si esprime nel Movimento dei Focolari, che ha già frequentato nella sua pemanenza a Udine e con i quali sta vivendo la missione pakistana. 

Il Paese è spesso nell’occhio della cronaca per le gravi persecuzioni e violenze che vengono perpetrare nei confronti dei cristiani. “Siamo una presenza molto piccola nel Pakistan, una minoranza di fatto discriminata” -  afferma Anfrea Giordano -, che poi passa a descrivere il suo impegno. 

“Sto insegnando in un seminario minore in quello che rimane un Paese povero, che sta cercando di svilupparsi, con una Chiesa piccola rispetto alla marea musulmana. Una Chiesa che ha bisogno di aiuti e di chi faccia missione con competenza e passione”. Con i giovanissimi seminaristi Giordano sta realizzando un percorso di conoscenza personale e sulle emozioni. “Anche questo tipo di approccio conta moltissimo, soprattutto perché offriamo loro un modo diverso di approcciare alla realtà, un punto di vista che per questi giovani spesso è sconosciuto”. In piedi anche un’esperienza di coro, “piccole cose semplici che per noi sono pure scontate e che lì assumono un determinato valore - aggiunge il missionario -. Si tratta di aiutarli a rendere bello quello che fanno”. 

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Il Pakistan non vive una situazione facile. “Il Paese è disordinato, ci sono discariche a cielo aperto e la gente si abitua a uno standard di vita basso. Quindi assume un valore fondamentale qualsiasi cosa che permetta loro di rialzarsi, fosse anche solo leggere un libro”. La Chiesa si spende quotidianamente per la popolazione, a diverso livello, mettendo a disposizione le proprie risorse.

“Con la comunità dei focolarini facciamo evangelizzazione, aiutando a mettere in pratica il Vangelo”. Si tratta di lavorare sui territori, sui nuclei familiari, per favorire una conoscenzaa più matura dello stesso messaggio fraterno di Cristo. 

“Ci sono begli esempi di convivenza, i cristiani sono apprezzati e valorizzati soprattutto nelle grandi città, mentre in campagna la situazione è un po’ diversa. Infatti ci sono resistenze anche a causa di una  formazione culturale molto bassa”. Il tutto si unisce a uno stato generalizzato di “mancanza di cultura della legalità, che determina discriminazioni e ingiustizie anche a livello sociale. È una società quasi feudale, con il capo che comanda”.

Il ruolo dei missionari è fondamentale. “Essendo una Chiesa piccola e isolata, quella del Pakistan ha bisogno di un contatto con l’esterno, con un modo più maturo di vivere il cristianesimo, anche perché i missionari negli ultimi 100 – 150 anni hanno portato la fede. Cerchiamo di aiutarli a mettersi insieme in modo cristiano, a volersi bene l’un l’altro, ad ascoltarsi, a prendere decisioni insieme facendo perdere la propria idea per il bene di tutti”. A sostenere i focolarini, “che lo scorso anno in Pakistan hanno realizzato un corso di formazione ed educazione”, anche la Caritas locale. L’intervento congiunto è avvenuto principalmente in alcuni villaggi dove sono state realizzate alcune opere di carità soprattutto a favore delle famiglie più povere. 

Allegato: 22_ 14 novembre.pdf (1,48 MB)
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