Giubileo dei giovani. Attese e speranze da parte dei vescovi italiani che li accompagnano in questa esperienza

C’è molta attesa e speranza per il Giubileo dei giovani in corso a Roma da parte dei vescovi italiani che li accompagnano in questa esperienza.
“Mi sembra di respirare un bellissimo clima, un clima molto sereno. I giovani sono venuti qui veramente ben preparati”, dice al Sir mons. Nicolò Anselmi, vescovo di Rimini che alloggia, insieme ad altri vescovi italiani, al Pontificio Collegio San Pietro. “I giovani sono desiderosi di attraversare le porte sante delle basiliche romane e di ritrovarsi insieme”. Questi giovani – è l’auspicio del presule – al loro rientro nelle diocesi possano veramente essere “fermento di vita cristiana, di evangelizzazione. Si viene qui per raccogliere qualcosa per poi spenderlo negli ambienti di vita”.

Per mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste, “l’incontro di Roma per questi giovani è sicuramente un’occasione per scoprire il bello di una fede che non è soltanto un dono, ma è un dono che va coltivato, è una relazione con il Signore che comporta anche la pazienza di un incontro, di un ascolto e poi anche di un cammino”. Una fede che “sia coltivata perché la speranza sia alimentata”.

“Ho visto ragazze e ragazzi attenti, profondamente desiderosi di ascoltare e di apprendere – dice convinto mons. Stefano Rega, vescovo di San Marco Argentano-Scalea –, e posso testimoniare che questi giovani hanno un grande desiderio di interiorità, di spiritualità.

E c’è bisogno che noi adulti cerchiamo di dare loro delle risposte concrete. Sono immagine di una Chiesa che cammina, viva, allegra fatta di giovani che vogliono fare sul serio. Dobbiamo saperli ascoltare, stare loro accanto, accompagnarli e accogliere i loro desideri”.

Dai primi giorni di incontri questi giovani stanno “vivendo un momento forte – sottolinea il vescovo di Mantova, mons. Gian Marco Busca – e sono sicuro che questa esperienza può trasformarsi in quel volano capace di dare forza alle loro comunità e di sostenere una ripresa del cammino ancor più convinta lì nei cammini ordinari di vita. La loro presenza, il loro aiuto è importante per re-stare con la speranza cristiana dentro la società. E poi – aggiunge –, credo che questi giovani abbiano qualcosa da dirci rispetto alle generazioni più avanti della nostra, per cui io mi attendo da loro una pastorale giovanile non distaccata ma parte integrante della pastorale ordinaria.

Una pastorale dentro la vita delle comunità, negli organismi di comunione e di partecipazione”.

Mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania poi non ha dubbi. “Sono certo che i giovani sentono che la loro presenza rappresenta ed è una speranza per il mondo che li fa sentire meno soli – spiega il presule – e sono sicuro che in questo modo si creerà una rete di speranza che avvolgerà tutto il mondo”. “Per le strade di Roma – riprende – vediamo dappertutto giovani e le loro bandiere ci dicono che arrivano da ogni parte del mondo. sarebbe stato bello vedere tra loro anche i giovani cattolici palestinesi, che pur essendo minoranza sono davvero per noi molto importanti. Sono fratelli a cui, in questi giorni, è giusto pensare e per i quali è doveroso perlomeno pregare”. L’auspicio di mons. Renna è che questi ragazzi, dopo questa esperienza, sappiano con l’aiuto della loro comunità di appartenenza portare “un afflato di speranza cristiana e vivere un maggiore impegno anzitutto nel coltivare la loro vita di fede, condividendola con gli altri, i loro coetanei anzitutto, perché sono e saranno i primi missionari nei loro ambienti di vita, di divertimento e di impegno. Mi aspetto che siano davvero testimoni di speranza in una società molto secolarizzata, nella quale la loro credibilità però è efficace più di tante parole”.
“Spero vivamente che questo Giubileo – esordisce mons. Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia – possa essere un momento di grande rinnovamento e risveglio della fede.

I giovani possono essere protagonisti di una proposta di evangelizzazione nel loro territorio ed essere testimoni negli ambienti di vita con i loro coetanei”.

Per mons. Livio Corazza, vescovo di Forlì-Bertinoro i giovani di oggi “sono ben consapevoli delle difficoltà che stanno attraversando sia personalmente che come membri della comunità ecclesiale e civile. Malgrado questo sentono di essere e desiderano essere davvero pellegrini di speranza. Inoltre – continua il presule – sono certo che saranno pronti ad accogliere le indicazioni di Papa Leone XIV e a fare dell’esperienza di incontro e confronto vissuta con i loro coetanei una grazia da condividere con tutti”.

“La speranza – spiega mons. Ivo Muser, vescovo di Bolzano-Bressanone – non è semplicemente ottimismo, non è una pacca sulle spalle e il semplice ‘tutto andrà bene’. La speranza – ribadisce – per noi cristiani ha un fondamento, la persona di Gesù, il Signore morto e risorto, e i giovani devono e possono essere i primi protagonisti di questa speranza. Mi auguro che portino questa speranza nelle loro case, nei loro ambienti di vita. Sono certo poi che non dimenticheranno che la speranza, oggi, deve portare anche il nome della pace.

Il mio augurio – conclude il vescovo – è che questi ragazzi e ragazze sappiano prendere in mano la loro vita. E non da soli, perché chi crede non è mai solo”.