Chiesa
Ucraina.Suor Oleksia, “fate finire la guerra il più presto possibile”
“Ai potenti del mondo, noi gridiamo: fate finire la guerra il più presto possibile!”. È l’appello rotto dall’emozione di suor Oleksia Pohranychna, religiosa di Kharkiv che il Sir ha raggiunto telefonicamente a poche ore dal terribile attacco russo con droni sulla città che ha colpito un asilo privato, ferendo alcuni bambini. La religiosa si trova fuori città con un gruppo di bambini piccoli e mamme. Ma le notizie arrivano anche qui e sconvolgono. “Per fortuna – dice la religiosa – i bambini sono riusciti a scendere nel rifugio sotterraneo, ma le esplosioni erano fortissime. Anche le educatrici, tutti, si sono spaventati tantissimo. La Russia non si ferma mai, sta causando disastri uno dopo l’altro”. La guerra purtroppo non si ferma neanche di fronte a luoghi come asili, colpendo i bambini. “Purtroppo loro vivono dentro la guerra”, commenta suor Oleksia. “L’infanzia è quella fase della vita in cui i bambini dovrebbero correre, giocare, ballare, uscire senza paura… Invece vivono con la paura dentro. Quando sentono il rumore dei droni, si spaventano. Quando vanno a dormire la sera, temono di doversi svegliare al suono degli allarmi. Hanno sempre paura che possa succedere qualcosa. Spesso i bambini mi chiedono: Hai sentito l’esplosione? Hai avuto paura. Io rispondo di sì, e loro mi guardano e mi dicono: “Anch’io ho avuto paura”.

(Foto dal profilo fb di suor Oleksia Pohranychna)
Cosa direbbero questi bambini ai grandi della Terra oggi? “Direbbero che vogliono che la guerra finisca”, risponde senza esitazione la religiosa. “Direbbero: vogliamo vivere in pace, tranquilli, gioiosi, senza la paura che possa arrivare un missile o una bomba o che qualcosa esploda anche mentre giochiamo. Questo è il messaggio dei bambini ai grandi della terra: che la guerra finisca il prima possibile. Anche noi vogliamo vivere a casa nostra, andare sereni a dormire senza la paura che una sirena ci possa svegliare. I potenti del mondo giocano. Ma in mezzo ci sono persone che non c’entrano niente. Ci sono bimbi che non ricordano come era la vita quando c’era la pace, perché sono nati e cresciuti in tempo di guerra. E tutto questo non è giusto”.
Agensir
