Leone XIV, “il processo sinodale aiuta a costruire ponti”. Parla di missione e conversione

Terza Assemblea sinodale. Il Santo Padre risponde a braccio ad alcune domande

“Il processo sinodale aiuta a costruire ponti, e la Chiesa può essere un ponte, soprattutto tra le culture e tra le religioni”. Lo ha detto il Papa, dialogando in aula Paolo VI – a braccio e in inglese – con i partecipanti al Giubileo delle équipe sinodali e degli organismi di partecipazione. “La sinodalità è un modo di essere Chiesa, di promuovere l’attitudine di ascoltarci l’uno con l’altro, con i testimoni che troviamo, uomini e donne, con i membri della Chiesa e con coloro che sono in ricerca”, ha detto Leone XIV dopo aver ascoltato la prima testimonianza, proveniente dall’Africa, e aver affidato ai presenti la prima parola-chiave: “missione”. “La Chiesa – ha esordito – ha il mandato di essere missionaria in ogni parte del mondo, fino ai confini della terra, condividendo ciò che Gesù ci ha insegnato. E la Chiesa in Africa ha molto da offrirci”.

“Dobbiamo tutti prendere sul serio la chiamata di Papa Francesco ad ascoltare il grido della terra e a dare una risposta di fede a ciò che succede nel mondo”. Per il Papa, “non possiamo essere passivi”, il monito di Leone XIV, secondo il quale “la Chiesa deve essere una voce coraggiosa per rendere il mondo un posto migliore”. “Spero che i differenti gruppi ecclesiali continuino a crescere come espressione della comunione nella Chiesa, usando i doni ricevuti percorso sinodale”, l’auspicio per continuare ad essere Chiesa nello stile sinodale. Tra i cambiamenti più urgenti da affrontare, la sfida “urgente” del cambiamento climatico: “Noi siamo seduti qui a riflettere in un ambiente confortevole, ma quando sentiamo il grido urgente dei popoli per la povertà, le ingiustizie, il cambiamento climatico capiamo che non siamo qui solo per riflettere su materie teologiche, ma per rispondere a queste urgenze”.

Per superare “resistenze, paure e incomprensioni” nel processo di una Chiesa sinodale, occorre “dare priorità alla formazione, a tutti i livelli”. Per Leone, “dobbiamo essere chiari e sinceri sull’importanza della formazione, ad ogni livello. A volte vengono date risposte senza la necessaria preparazione e si arriva ad una conclusione che non tutti sono capaci di capire”.  “Non corriamo tutti alla stessa velocità, bisogna essere pazienti l’uno con l’altro”, ha spiegato Leone XIV, secondo il quale “occorre chiedersi cosa fare per incoraggiare di più un’esperienza di comunione”. Citando l’esperienza della Chiesa nordamericana, Leone ha osservato come quest’ultima possiede “molte strutture e potenzialità per essere sinodale: bisogna trovare vie per trasformarle in esperienze più inclusive”.

“Ho vissuto in una famiglia cattolica, dove mia madre e mio padre erano molto attivi in parrocchia. A mia madre, negli anni Settanta, quando si parlava molto di uguaglianza tra uomo e donna, è stato chiesto: ‘Volete essere uguali agli uomini?’. E lei ha risposto: ‘No, perché noi siamo già migliori’. E non lo diceva scherzando”. Questo l’aneddoto personale del Papa. Il secondo riferimento personale è al Perù, dove “ci sono congregazioni religiose il cui carisma è lavorare dove non ci sono sacerdoti: fanno battesimi, sono testimoni ufficiali ai matrimoni, fanno un lavoro missionario stupendo che è di esempio a molti sacerdoti”. “Non è che non esistano opportunità nella Chiesa per le donne, ma sicuramente esistono ostacoli culturali”, la tesi del Pontefice: “non tutti i sacerdoti vogliono permettere che le donne esercitino quello che può essere il loro ruolo”. “Ci sono culture dove ancora le donne soffrono perché non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini”, ha proseguito Leone: “La sfida per la Chiesa, per tutti noi, è vedere come promuovere insieme il rispetto per i diritti di tutti e di tutte, come promuovere la compartecipazione di tutti secondo la loro vocazione, individuando dove si possono esercitare ruoli di responsabilità nella Chiesa. Abbiamo tanti esempi nei papi”. “Culturalmente non in tutti i Paesi le donne hanno lo stesso posto che hanno in Europa o negli Stati Uniti, e non possiamo semplicemente pensare che nominando una donna qui e una là le donne saranno rispettate”, ha argomentato il Papa: “ci sono forti resistenze culturali che danno problemi”. Secondo il Pontefice, occorre chiedersi “come la Chiesa può essere una forza di trasformazione delle culture secondo i valori del Vangelo”. “Purtroppo la fede è più determinata dalla nostra cultura e meno dai nostri valori evangelici”, la denuncia di Leone: “È lì che noi tutti possiamo essere forza, ispirazione, invito alle nostre nazioni e culture a riflettere sulle differenze che esistono, non solo fra uomo e donna. In molti Paesi ci sono ancora differenze secondo la classe o il rango nella società, esistono pregiudizi e discriminazioni che vanno contro il Vangelo, e noi molte volte siamo impotenti davanti a queste realtà. C’è molto da fare”. “La Chiesa già offre spazi per continuare questo cammino”, ha concluso il Papa: “Dobbiamo essere coraggiosi e accompagnare queste situazioni, queste realtà, perché pian piano si possano introdurre cambiamenti, trasformazioni delle culture, affinché possano essere eliminate autentiche discriminazioni e si possa dar vita a comunità dove i doni e il carisma di ogni persona siano veramente rispettati e valorizzati”.

“Se c’è una regione del mondo che ha bisogno di segni di speranza, è il Medio Oriente, e tutti noi vorremmo essere questo segno di speranza”. Leone XIV, in particolare, ha reso omaggio “al dono dell’entusiasmo, che troviamo proprio in quei cristiani della diaspora che hanno dovuto lasciare le loro case per andare in altre parti del mondo. Hanno continuato ad andare avanti, nonostante avessero perso tutto”. “Come Chiesa dobbiamo essere uniti e camminare insieme per essere segni di speranza e di carità cristiana, prendendoci cura gli uni degli altri, soprattutto delle persone a cui è stato tolto tutto a causa della distruzione della guerra e dell’esistenza dell’odio tra di noi”, l’appello di Leone XIV. “La Chiesa orientale ha continuato ad andare avanti. Dobbiamo capire che ci sono differenze significative tra Chiese latine e Chiese orientali: rispettare le differenze è il primo passo. In ogni organizzazione, se non ci rispettiamo, non riusciamo a conoscerci a vicenda”.