La Logica che regge l’universo

Zichichi ebbe un rapporto stretto con Wojtila che considerava il più grande alleato della scienza

La nostra analisi dei rapporti tra scienza e fede non può prescindere dagli studi autorevoli, condotti da uno dei più grandi scienziati italiani: Antonino Zichichi. Divulgatore scientifico di fama mondiale, fondatore del Centro di cultura scientifica “Ettore Majorana”, noto per le sue ricerche nell’ambito della fisica subnucleare e dell’antimateria nucleare, e per essere autore di scoperte di notevole rilievo come l’energia effettiva nelle interazioni tra quark e gluoni, lo studioso siciliano ricopre un ruolo fondamentale nella comunità scientifica, anche per via della sua dichiarata fede cattolica. Nel suo celebre libro Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo (Il Saggiatore 1999), Zichichi smonta l’antico luogo comune che vuole che scienza e fede siano in antitesi, avanzando delle spiegazioni che dimostrano che questi due settori sono, in realtà, in comunione fra loro. Nel suo saggio ricorda che Galileo Galilei, da cui nacque la scienza, era credente e riteneva che la scienza fosse un valido strumento per indagare le leggi della natura, su cui è incisa l’impronta di Dio. Non si può, quindi, dubitare del fatto che credo e ragione siano entrambe dono del Signore, l’unico e vero Creatore dell’universo. L’esperto difende l’idea della doppia natura immanentistica e trascendentale degli esseri umani, cha trova il suo principio generatore non nel caos che di per sé è inesistente, ma in Dio -“Autore della logica che regge il mondo”. Quest’essere supremo precede l’esistenza dell’universo, è eterno, è presente in tutte le cose e agisce ovunque desidera. Buona parte degli astrofisici sostiene che il cosmo si sia generato in seguito al Big Bang, circa quindici miliardi di anni fa, giungendo fino a noi dopo una serie di fenomeni espansivi e di raffreddamento. Se esiste un unico e solo universo, allora la serie di eventi che l’ha prodotto non può riprodursi nuovamente perché dovrebbe esistere un altro universo, il che è un’ipotesi improponibile. Ciò ha portato a proporre i modelli del “pre-Big Bang”, i quali sono stati avanzati partendo dal presupposto che la grande esplosione non sia in realtà l’origine di tutto. Di conseguenza, se il noto scoppio primordiale non spiega l’inizio, allora ci sono motivazioni molto più profonde. Affinché il Big Bang potesse verificarsi dovevano preesistere delle leggi fondamentali della natura: lo spazio, il tempo, la massa, l’energia e le cariche. Tutte leggi che un Creatore ha dovuto dettare, decidendo che gli esseri umani dovevano occupare uno spazio con specifiche dimensioni per esistere, dovevano muoversi nel tempo, dovevano avere una massa e una materia, stabili grazie alle cariche, e dovevano essere investiti di un’energia, necessaria per il processo vitale. Questo demiurgo – dice Zichichi – “è un’intelligenza di gran lunga superiore alla nostra”, è la condizione indispensabile perché lo sviluppo scientifico possa accadere, ed è la ragione che spiega il verificarsi delle più grandi conquiste scientifiche inattese. La scienza non ha mai negato l’esistenza di Dio, dicendo da un lato che è indimostrabile per definizione, dall’altro che l’ateismo è una contraddizione perché non riesce a dimostrare l’assenza del divino. Zichichi ha specificato, inoltre, che la specie umana è “l’unica dotata di un privilegio straordinario: quello di sapere decifrare la Logica di Colui che ha fatto il mondo”, e che  Dio, tra tutte le logiche possibili, ha scelto che gli scienziati dovessero cercare di decifrare, giorno per giorno, quella che porta a rivolgere domande al Creatore di tutte le cose visibili e non. Lo scienziato ha sempre apprezzato l’avvicinamento di alcuni Pontefici, come Giovanni Paolo II, al mondo scientifico. Nel testo “Tra fede e scienza. Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI” (Il Saggiatore 2005), Zichichi esprime la sua ammirazione per Wojtyła e per la sua difesa nei confronti del progresso. Per l’esperto, che fu anche nominato da Giovanni Paolo II membro dell’Accademia Pontificia, il Papa polacco gettò le basi culturali per creare la grande alleanza tra credo e ragione, e le sue azioni ne fanno nella storia il più grande alleato della scienza. Sin dall’inizio del suo ministero petrino disse che la scienza doveva promuovere la pace e la giustizia e servire l’uomo. Ebbe a cuore lo sviluppo dell’Accademia Pontificia e riconobbe l’importanza di preservare la dignità umana, quando incontrò i membri della European Physical Society.