Chiesa
Leone ai movimenti popolari, denuncia ingiustizie e globalizzazione dell’impotenza
Il pontefice, ricevendo per la prima volta i movimenti popolari, ha assicurato il sostegno della Chiesa alle richieste dalle periferie. “Oggi l’esclusione è il nuovo volto dell’ingiustizia sociale”. La denuncia delle “ambiguità” delle case farmaceutiche e degli abusi sui migranti vulnerabili. “Terra, casa e lavoro sono diritti sacri”
“La terra, la casa e il lavoro sono diritti sacri, vale la pena lottare per essi, e voglio che mi sentiate dire ‘Ci sto!’, ‘sono con voi’!”. Ricevendo per la prima volta in Aula Paolo VI in udienza i Movimenti Popolari, in occasione del loro quinto incontro mondiale, Leone XIV ha rilanciato le parole di Papa Francesco e, sulla scorta della Rerum novarum di Leone XIII, ha analizzato le “cose nuove” della nostra epoca, rileggendone le ambiguità a partire dalle lenti della periferia. Nel suo discorso, sono risuonate per la prima volta termini come il fentanil o il coltan. Ribadita la denuncia della “globalizzazione dell’impotenza”, con appelli rivolti agli Stati e alle grandi potenze ad invertire la rotta. “Le cose veramente nuove sembrano essere i veicoli autonomi, oggetti o vestiti all’ultima moda, i telefoni cellulari di fascia alta, le criptovalute e altre cose di questo genere”, l’esordio dell’ampio discorso del Papa. Dalle periferie, però, le cose appaiono diverse, e richiedono soluzioni in “una società dominata da sistemi ingiusti”. E non servono microprocessori o biotecnologie, ma l’artigianato dei “poeti sociali”, “costruttori di solidarietà nella diversità”, che hanno portato di nuovo lo stendardo della terra, della casa e del lavoro, camminando insieme da un centro sociale – Spin Time – al Vaticano.
“La Chiesa deve essere con voi: una Chiesa povera per i poveri, una Chiesa che si protende, una Chiesa che corre dei rischi, una Chiesa coraggiosa, profetica e gioiosa!”, ha esclamato Leone XIV. E’ questo, per il Papa, l’antidoto ad “un’indifferenza strutturale che si va diffondendo e che non prende sul serio il dramma di popoli spogliati, derubati, saccheggiati e costretti alla povertà”. Alla “globalizzazione dell’impotenza dobbiamo iniziare ad opporre una cultura della riconciliazione e dell’impegno”, l’appello ai politici, perché i poveri non sono “un danno collaterale”.
“Finché i problemi dei poveri non saranno risolti in modo radicale, rifiutando l’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e affrontando le cause strutturali della disuguaglianza – il monito di Leone – non si troverà alcuna soluzione ai problemi del mondo o, per meglio dire, a nessun problema. La disuguaglianza è la radice dei mali sociali”.
“I dinamismi del progresso vanno sempre gestiti attraverso un’etica della responsabilità, superando il rischio dell’idolatria del profitto e mettendo sempre l’uomo e il suo sviluppo integrale al centro”, la ricetta di Leone. “Poiché condividiamo tutti la stessa umanità, dobbiamo assicurarci che le ‘novità’ siano gestite in modo adeguato”, l’invito: “la questione non dovrebbe rimanere nelle mani delle élite politiche, scientifiche o accademiche, ma dovrebbe invece riguardare tutti noi”. Il modello è Leone XIII, che “per la prima volta e con assoluta chiarezza disse che le lotte quotidiane per la sopravvivenza e per la giustizia sociale erano di fondamentale importanza per la Chiesa”.
“Oggi l’esclusione è il nuovo volto dell’ingiustizia sociale”,
la denuncia del Papa: “il divario tra una piccola minoranza – l’1% della popolazione – e la stragrande maggioranza si è ampliato in modo drammatico”. La nostra epoca è segnata da un paradosso: “la mancanza di terra, cibo, alloggio e lavoro dignitoso coesiste con l’accesso alle nuove tecnologie che si diffondono ovunque attraverso i mercati globalizzati. I telefoni cellulari, i social network e persino l’intelligenza artificiale sono alla portata di milioni di persone, compresi i poveri. Tuttavia, mentre sempre più persone hanno accesso a Internet, i bisogni primari rimangono insoddisfatti”. La cattiva gestione delle tecnologie, infatti ha “impatti ambivalenti su tutti i principali ambiti della vita sociale: sono positivi per alcuni Paesi e settori sociali, ma altri, invece, subiscono danni collaterali”. L’esempio più evidente è la crisi climatica, di cui vittime sono sempre i più poveri. “Come può un giovane povero vivere con speranza e senza ansia quando i social media esaltano costantemente un consumo sfrenato e un successo economico totalmente irraggiungibile?”, si è chiesto il Papa, che ha denunciato anche la piaga rappresentata “dalla diffusione della dipendenza dal gioco d’azzardo digitale”. “Le piattaforme sono progettate per creare dipendenza compulsiva e generare abitudini che creano assuefazione”, il monito, insieme a quello sulla
“ambiguità, priva di un’etica globale” della case farmaceutiche, che “ha portato anche alla dipendenza dagli oppioidi, che sta devastando in particolare gli Stati Uniti”, l’analisi di Leone XIV, che ha citato il fentanil, la droga della morte.
“Senza il coltan della Repubblica Democratica del Congo molti dei dispositivi tecnologici che utilizziamo oggi non esisterebbero”. Il litio è un altro esempio: “la competizione tra le grandi potenze e le grandi aziende per la sua estrazione rappresenta una grave minaccia alla sovranità e alla stabilità degli Stati poveri, al punto che alcuni imprenditori e politici si vantano di promuovere colpi di Stato e altre forme di destabilizzazione politica, proprio per mettere le mani sull’oro bianco del litio”.
“Con l’abuso dei migranti vulnerabili, non assistiamo al legittimo esercizio della sovranità nazionale, ma piuttosto a gravi crimini commessi o tollerati dallo Stato”,
la denuncia in materia di sicurezza: “Si stanno adottando misure sempre più disumane – persino politicamente celebrate – per trattare questi ‘indesiderabili’ come se fossero spazzatura e non esseri umani”. “Le vostre lotte sotto la bandiera della terra, della casa e del lavoro per un mondo migliore meritano incoraggiamento”, la conclusione del discorso: “La vostra è una ricerca legittima e necessaria. La Chiesa e io vogliamo esservi vicini in questo cammino”, ha assicurato Prevost.
