Tempo sospeso e psiche nelle opere di Elio De Luca

Il maestro di Pietrapaola dipinge paesaggi interiori e spazi mentali in cui coesistono emozioni e ricordi

Il Maca (Museo Arte Contemporanea Acri) ospita, fino al 30 ottobre, la mostra dal titolo “Tempo sospeso” a cura di Antonella Bongarzone. Protagonista assoluto della rassegna è Elio De Luca, pittore originario di Pietrapaola, in provincia di Cosenza. Trasferitosi a Prato da giovane, Elio è stato allievo dello scultore e lapicida, Mario Cappelli, e della pittrice ed esperta di tecnica incisoria, Anna Senesi. Si è diplomato presso la Scuola d’Arte Leonardo da Vinci di Prato, specializzandosi sulle tecniche del dipinto ad olio su tela e tavola, del cemento dipinto ad olio, del pastello ad olio su tela e su carta, e sulla lavorazione del bronzo per la realizzazione di gruppi scultorei. Ha collaborato, nel corso degli anni, con varie gallerie nazionali tra cui il Museo nazionale di Palazzo di Venezia a Roma, Palazzo Strozzi e il Palagio di Parte Guelfa a Firenze. De Luca si è imposto anche sulla scena artistica internazionale, facendosi spazio tra i grandi nomi che presenziano alle famose vetrine espositive, tra cui il M’ARS Contemporary Art Museum di Mosca, il Museo Cultural di Santa Fe in Nuovo Messico e il Washington Convention Center di Washington. La capacità del genio calabrese sta nel raffigurare, con tinte ben distinte, paesaggi interiori, spazi mentali in cui coesistono emozioni e ricordi e ambienti contrassegnati da simboli e ambiguità. Elio dà sfogo all’io e induce l’osservatore dei suoi quadri a compiere un viaggio, all’interno di dimensioni psichiche che stanno a metà strada tra sogno e realtà, e che lo portano prima a smarrirsi e poi a ritrovarsi. I soggetti raffigurati sembrano esistere al di fuori del nostro tempo, stanno “al limite” tra il visibile e l’invisibile, si muovono in spazi fluidi e indefiniti nei quali la realtà si amplia a dismisura, e sono ritratti con colori intensi e vibranti, che servono per comunicare sensazioni pure. Da oltre 40 anni Elio ha affinato la sua tecnica, concentrandosi su figure emblematiche e sospese in uno stupore quasi malinconico. Ammirando i suoi dipinti non sappiamo se siamo noi a guardare i personaggi o se sono loro, con i loro grandi occhi, a scrutarci, dubbiosi e intristiti. De Luca mette in risalto il silenzio nelle sue opere, non inteso come assenza ma come presenza alternativa, un silenzio che ci responsabilizza e ci chiede di abbandonare, per qualche istante, i nostri problemi quotidiani, ritrovando noi stessi nelle sue opere. Nel dipinto “Cantico dei Cantici”, l’artista calabrese si rifà ad uno dei testi più lirici e celebri delle Sacre Scritture, che decanta l’amore universale. Raffigura i sentimenti e gli stati d’animo dei due innamorati del noto testo biblico, cercando di unire il divino con la materia, il sacro con il terreno, l’infinito col finito. Celebra l’amore in tutte le sue forme, con la sua estasi, i suoi sospiri, i suoi sogni, ma anche con il continuo perdersi e cercarsi dei due corpi che si fondono. I fondi dorati non sono reali, ma rappresentano ciò che è distante e lontano, comunicando il sovrannaturale. I due corpi sembrano recare in sé una luce dall’interno. Tutto si muove in modo lento e ritmato in un tempo non cronologico ma esistenziale, in cui l’amore è esaltato quale segno aulico e magnifico che sintetizza più significati, sia umani che ultraterreni. Elio si è concentrato molto sul senso della natura intesa nelle sue diverse accezioni, ricercando le piccole cose come un “soffione” o la lettura di un libro, e ha indagato anche il tema dell’identità. È quanto ritroviamo nell’opera ad olio e pastelli “Ragazze, Colomba, Farfalla”, in cui tre fanciulle, in atteggiamento muto, toccano con le dita una colomba e una farfalla, ricercando le cose più umili della vita. I colori chiari vogliono sintetizzare la delicatezza delle loro azioni e dei loro sentimenti. La retrospettiva fa parte del “Progetto Bancartis” lanciato anni fa dalla BCC – Mediocrati di Rende (Cs) in collaborazione con il Maca, allo scopo di valorizzare e promuovere i beni artistici del territorio cosentino. Da questa sinergia emerge l’idea della cultura come di un elemento essenziale e imprescindibile di evoluzione sociale, come linfa vitale che eternizza qualsiasi bellezza creativa.