Resti dell’Elephas, tesori della Sila

I frammenti recuperati sul lago Cecita torneranno presto in Calabria, ultimato lo studio presso l’Università del Molise

Nell’autunno del 2017 la Sila divenne il cuore di una scoperta incredibile. Sulle rive del lago Cecita riemersero frammenti ossei, una zanna e un molare appartenenti ad un Elephas antiquus, un mammifero proboscidato alto 4 metri, il primo esemplare di una specie estinta di elefanti preistorici mai ritrovato prima in Italia, morto con molta probabilità sulle sponde del lago calabrese per cause naturali. I reperti furono trasportati a Campobasso e sottoposti ad un’accurata conservazione e ad uno studio molto attento da parte dei ricercatori dell’Università del Molise e dell’Università di Bari, su richiesta della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, prima del loro rientro in Calabria. Il trasporto è avvenuto grazie ai fondi messi a disposizione dal Segretariato Regionale del Mibact per la Calabria, dalla Soprintendenza, dal Comune di Spezzano della Sila, dal Parco Nazionale della Sila e dalle Università del Molise e di Bari. L’Elephas antiquus comparve in Italia circa 800.000 anni fa, visse in Calabria fino a 12.000 anni fa e si estinse durante l’ultima glaciazione, circa 40.000 anni fa. Aveva grandi zanne, gambe molto lunghe ed un cranio con fronte abbastanza sporgente. Attraversava in branchi vasti territori con foreste o praterie ricche di macchie, per trovare sempre nuovo nutrimento. Di quest’importante scoperta non si è saputo più nulla per molto tempo. Antonella Minelli, docente di Archeologia preistorica presso l’ateneo molisano, coordinatrice degli scavi, lamentò addirittura il ritardo nella disponibilità degli investimenti che la Regione Calabria e la Soprintendenza avevano promesso, per il restauro e la datazione dei ritrovamenti. Ora la situazione sembra leggermente cambiata e pare che ci siano buone notizie. Liborio Bloise, nominato due mesi fa dal Ministero dell’Ambiente alla carica di Commissario Straordinario del Parco Nazionale della Sila, ha confermato che i resti dell’Elephas antiquus ritorneranno in Sila dopo la fase di ricomposizione che si sta effettuando all’ateneo di Campobasso, rassicurando in questo modo gli appassionati di storia locale. La scoperta del mammifero ha alimentato leggende relative alla presenza di elefanti sull’altopiano silano, forse collegata al passaggio di Annibale con i suoi pachidermi. Appartiene di diritto alla fauna che ha segnato la storia del Parco Nazionale della Sila, le cui radici risalgono a circa 3500 anni fa, quando furono riportati alla luce i resti di un villaggio neolitico. Il sito di 74 mila ettari, esteso su tre province (Cosenza, Catanzaro e Crotone), comprendente 19 comuni di cui solo 9 nella provincia di Cosenza, è diventato negli anni un luogo ricco di diversità animali, di risorse boschive e di antiche foreste, oltre ad essere un punto di riferimento per le biosfere. È inoltre definito il “Gran Bosco d’Italia” per l’abbondante presenza di legna usata per costruire chiese, navi e case.