Chiesa
Deus ludens – homo ludens: la lezione teologica sulla Trinità di papa Leone

Nell’omelia della Messa del 15 giugno, Santissima Trinità, papa Leone XIV ha utilizzato il tema dello sport per descrivere i rapporti tra i tre della Trinità. Occasione è stata il Giubileo degli sportivi, svoltosi a Roma. La bella meditazione del Santo Padre offre diversi spunti, sia teologici che antropologici.
“Dio non è statico, non è chiuso in sé. È comunione, viva relazione tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, che si apre all’umanità e al mondo. La teologia chiama tale realtà pericoresi, cioè “danza”: una danza d’amore reciproco”.
Questo linguaggio forse farà storcere il naso a qualche teologo che non riesce ad abbracciare l’immagine dinamica del Dio amore. Papa Leone XIV non ha temuto di parlare di una relazione viva, e di declinarla con il termine di “danza”. Questo dinamismo divino richiede ai tre della Trinità un costante scambio di amore, un perpetuo movimento.
Mi piace pensare al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo come in circolo, a vivere una costante relazione d’amore ma senza rimanere statici. Per questo l’immagine evocata dal Pontefice mi sembra efficace. Del resto, il concetto di danza non è estraneo alle stesse Scritture, se si pensa all’incontro tra i grembi di Maria ed Elisabetta e all’esultanza coreutica degli stessi.
Ma papa Leone, chiamando a testimone la sapienza dei padri della Chiesa, ha richiamato al concetto di un Deus ludens: Dio gioca. E dire che Dio giochi non è irriverenza ma esprime proprio la sua dinamica creatrice, nella consapevolezza che essa è per l’uomo, la sua creatura più grande e più bella. E siccome la Trinità offre all’umanità il modello di vita piena e vita di gioia, anche l’uomo è chiamato a giocare.
Diffidiamo da chi ci dice che l’adulto o l’anziano non debbano giocare. Diffidiamo da chi non riconosce che l’uomo è ludens da 0 a 100 anni. Il gioco esprime la dimensione della festa, della gioia, dell’incontro, della relazione.