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La partita persa al Palamilone

Aperta la camera ardenteSono 67 le vittime recuperate in mare. Le prime indiscrezioni sul naufragio. Nessuna richiesta d'aiuto. La Procura di Kr "anche Frontex va ripensato".

La partita persa al Palamilone

Nel posto dove si giocano tante partite, dove si celebrano tante vittorie, oggi una grande sconfitta per l’intera umanità. Sono arrivate a sessantasette le vittime del naufragio di domenica scorsa. È di poche ore fa, infatti, il ritrovamento del corpo di una bambina, dopo quello del piccolo dell'età di cinque o sei anni nelle acque di Steccato di Cutro recuperato ieri sera dai soccorritori. Il mare Ionio continua a restituire corpi e i soccorritori sono riusciti a portarlo a riva. E così un'altra piccola bara bianca si aggiunge a quelle sistemate all'interno del Palamilone di Crotone.

Alle 9.30 di oggi (un triste primo marzo) l'apertura della camera ardente nel palazzetto dello sport di Crotone dove sono state collocate tutte le vittime del naufragio di domenica mattina dopo il rinvio per permette alla polizia scientifica e alla medicina legale le verifiche sui cadaveri dei migranti recuperati e le operazioni di identificazione.

Intanto le indagini si arricchiscono di nuove informazioni. All’Ansa un portavoce di Frontex ha dichiarato che “Nelle tarde ore di sabato, un aereo di Frontex che sorvegliava l'area italiana di ricerca e soccorso nell'ambito dell'operazione Themis ha avvistato un'imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane dell'avvistamento".  L’aereo avrebbe “continuato a monitorare la zona fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante" mentre dal porto sono uscite due imbarcazioni della Guardia di Finanza che a causa del mare agitato avrebbero dovuto fare rientro senza raggiungere la “carretta” in pericolo partita dalla Turchia con circa 200 persone a bordo.

“Non c’era imminente pericolo – ha dichiarato ancora il portavoce – e le autorità italiane hanno inviato due motovedette per intercettare l'imbarcazione, ma le condizioni meteorologiche avverse le hanno costrette a rientrare in porto. L'operazione di salvataggio è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo che il naufragio è stato localizzato al largo di Crotone. L'operazione, coordinata dalle autorità italiane, è stata condotta via terra, via mare e via aerea con il supporto di una nave e di un aereo di Frontex. L'operazione è in corso”.

Alcuni motivi del naufragio potrebbero essere legati ad un peggioramento delle condizioni del mare o forse all’accelerazione data al motore per raggiungere la riva dopo averla avvistata. Uno degli scafisti, infatti, stava per essere linciato a riva ed è stato strappato all’ira dei naufraghi dalle autorità giunte sul posto. Sarebbero stati fermati anche altri de scafisti. Ne manca uno solo all’appello e potrebbe essere morto durante il naufragio. Uno degli scafisti del barcone naufragato sulla costa crotonese disponeva di un telefono satellitare e di un apparecchio per inibire le onde radio/telefoniche. E' quanto ha riferito uno dei superstiti interrogato dalle forze dell'ordine e la cui testimonianza è nel decreto di fermo che consta di una quarantina di pagine, a carico di due presunti scafisti maggiorenni. Per il terzo fermato procede la Procura dei minorenni di Catanzaro. Questo spiegherebbe il mancato SOS da parte dei migranti dall'imbarcazione. Al momento è stata ricostruita l’identità di 28 salme: si tratta di 25 afghani, un pakistano, un palestinese e un siriano. Sedici vittime sono minorenni.

In un’intervista a Repubblica, il procuratore Capoccia ha conferma il mancato intervento della Guardia costiera dopo che l’imbarcazione era stata avvistata dall’agenzia europea Frontex: “Sì, è vero, nessuno ha mai dichiarato un evento Sar (Search and rescue, ndr) per questo barcone e quindi non è mai partita un’operazione di ricerca e soccorso. Ricostruiremo tutto ma mi fa rabbia, come padre di famiglia, come cittadino, pensare che forse qualcosa si poteva fare per salvare quelle persone”, afferma. Sull’ipotesi che si possa indagare anche per omissione di soccorso, Capoccia precisa: “No, andiamoci piano. In tutto questo marasma non vedo emergere un’ipotesi di reato di questo genere. E però mi sento di dire che il ruolo di Frontex andrebbe proprio ripensato. Penso che stia venendo fuori un sistema smagliato, dove ciascuno fa il suo, ma che alla fine si traduce in un “vado io, vai tu” che può portare a situazioni tragiche come questa”.

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