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Un capolavoro assoluto

La Resurrezione di Piero della Francesca a Borgo Sansepolcro.

Lo scrittore inglese Aldous Huxley racconta nel suo libro “Along the Road”, scritto nel 1925, di un lungo e suggestivo viaggio in Italia, intrapreso per ammirare tra tutte le bellezze della Penisola, quello che definiva “il più bel dipinto”, della storia dell’arte: la Resurrezione di Piero della Francesca. Il luogo, meta di questo viaggio, era una piccola cittadina toscana al confine tra Umbria e Marche, detta Borgo Sansepolcro dalla sua fondazione che risale all’opera di due pellegrini che di ritorno dalla Terra Santa crearono un luogo di culto dedicato al Santo Sepolcro e ai Quattro Santi Evangelisti.
Piero oggi lo conosciamo tutti come il maestro della prospettiva, della costruzione perfetta e scientifica dell’immagine, “monarca della pittura”, lo definì il matematico Luca Pacioli. La sua pittura va ben oltre la semplice rappresentazione formale e il suo stile e la sua capacità espressiva è nutrita tanto della filosofia platonica quanto del pensiero agostiniano, che esprime proprio attraverso le immagini sacre. La Resurrezione di Borgo Sansepolcro (Museo civico) si presta infatti ad una duplice lettura. Sotto il profilo descrittivo possiamo ammirare la purezza e la raffinatezza esecutiva con cui l’artista realizza la scena. L’opera rappresenta due unità di misura spazio-temporale che coincidono in un solo momento; il sepolcro marmoreo con la sua rigida orizzontalità svolge la funzione di elemento separatore. In basso, sono rappresentati i gendarmi di guardia, colti da un sonno profondo e quasi irreale. Con abilità Piero descrive i particolari delle armature, dallo scudo dove si intravedono le lettere S.P., iniziali della sigla S.P.Q.R., all’elmo decorato, dalle placche ferree che corrono sull’avanbraccio e sui cosciali, fino al mantello verde che ripara il soldato. Nella zona superiore del sepolcro si erge dritto e vittorioso il Cristo Risorto.
Il corpo è avvolto da un abbondante panneggio di un colore che vira al candore di un rosa pastello, il Cristo poggia un piede sul blocco marmoreo in segno di risalita dagli inferi e con la mano destra stringe il vessillo crucifero, segno della vittoria della vita sulla morte. Gesù è anche l’unità della misura verticale, quella che unisce cielo e terra, infatti possiamo notare come tutta questa zona sia improntata ad un palese verticalismo, con gli alberi, le piante e le montagne. Qui entra in gioco tutto un impianto simbolico che risponde al pensiero di sant’Agostino con la zona alla destra di Gesù, dove si trova il vessillo e il costato, che è un paesaggio brullo, allegoria della vita contemplativa mentre a sinistra si trova una zona fiorente e rigogliosa, simbolo di voluttà.
Huxley viaggiò con la piena consapevolezza di stare per ammirare un capolavoro assoluto, oggi più che mai resta l’invito a intraprendere tutti un viaggio verso Sansepolcro, dove nel Museo Civico è stata inaugurata l’esposizione “Indagini sulla Resurrezione”, allestita nella sala che conserva il capolavoro, con approfondimenti che riguardano l’intervento di restauro e confronti con opere sul tema della Resurrezione di Cristo. L’evento è stato organizzato a margine della mostra in corso a Forlì “Piero della Francesca. Indagine su un mito” (13 febbraio -26 giugno 2016).

Fonte: Sir
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