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La croce : un abbraccio fra cielo e terra

Il venerdì santo, nella notte del cuore il raggio di luce che proviene dalla Croce

La croce : un abbraccio fra cielo e terra

Sono spoglie le nostre chiese. Disadorne, buie, abbandonate. Nessuno celebra l'eucarestia, nella Chiesa, in segno di rispetto per l'unico, grande sacrificio che si consuma sulla croce. Tacciono le campane e intorno, ormai da giorni, le città sono vuote e silenziose. Da qualche parte, altrove, un gruppo di amici cala dalla croce il corpo sfigurato e straziato di Dio per deporlo in una tomba. Ultimo segno di affetto, ultimo afflato di fede, ultimo abbraccio dei pochi discepoli rimasti a vegliare il Nazareno che muore. Ecco, tutto è compiuto, Dio si è donato. Senza riserve, senza misura, senza condizioni. 

"Che cos'è la verità?".

Inizia il processo nei confronti di Gesù, che porterà alla sua condanna a morte. Durante l'interrogatorio di fronte a Pilato, Gesù risponde a tutte le domande che gli vengono poste, eccetto che a due: una è proprio questa "Che cos'è la verità?" l'altra è quella relativa alla sua origine: "Di dove sei?", vale a dire "Qual è la tua identità?", "Chi sei, Gesù?".

Gesù non risponde perché la sua risposta la darà più avanti. La sua risposta è la croce, perché la croce è la sua vera identità; perché è la croce, la verità sull'uomo.

Del resto, chi può negarlo? Chi non l'ha mai incontrata sulla sua strada? Chi di noi può dire: "Non so cosa sia la croce"? Basta pensare al periodo storico che stiamo vivendo : ogni giorno ci troviamo a sostenere e sopportare tante grandi o piccole croci. La croce  è talmente universale che non c'è luogo della terra in cui non ne esista traccia; è talmente evidente che non può essere ignorata; e soprattutto, è talmente dolorosa che non può non essere avvertita sulla propria pelle. E ad ognuno di noi si manifesta in maniera diversa: sarà pesante come uno stato di disperazione profonda dentro il quale non si intravede una luce, oppure leggera come una piccola delusione; sarà sconvolgente come quando il cuore va in frantumi, oppure impercettibile come una piccola scossa che ci risveglia da un sonno: ma è pur sempre croce e ci colpisce tutti. E non è facile quando la croce si chiama malattia, povertà, miseria, guerra, fame, violenza, disperazione, voglia di farla finita, mancanza di amore, mancanza di lavoro, insicurezza per il futuro,

Ci fosse anche solo, ogni tanto, un Simone di Cirene qualsiasi a rendere meno pesante la nostra Via Crucis...

Oggi, sulla via del Calvario, questa speranza assume un Volto. È il Volto di Colui che, nonostante la disperazione del Getsemani, non ha paura di caricarsi sulle spalle la sua e la nostra croce.

È il Volto di Colui che vive la sua Passione fino in fondo perché non ha altra Passione che l'uomo, e l'uomo in croce. Colui che   è innamorato dell'uomo al punto di aiutarlo, nonostante da lui sia spesso schernito, flagellato, preso in giro e bestemmiato, a portare la sua croce quotidiana.

 Allora vale la pena scommettere su una spalla amica, una mano vicina, che ci allevia  sia pur parzialmente  l'inconcluso dolore di una croce che dalle nostre spalle, purtroppo, non riusciremo mai a scrollarci di dosso.

E poi, a scommettere su un Dio uomo che si carica sulle spalle una parte delle nostre croci non si sbaglia mai:può anche  succedere che da una croce riesca a rifiorire una speranza di vita. 

Ecce lignum crucis, in quo salus mundi pependit.

Utilizziamo questa antica antifona durante lo svelamento della croce e nei secoli i Padri della Chiesa tradussero il termine  "legno" in "albero".

La croce è un albero che dà frutti. Poco piacevoli da mangiare, amari al gusto, ma li dà, li produce. E l'umanità se n'è accorta un venerdì pomeriggio, un giorno come oggi, quando da uno di questi alberi di cui il giardino dell'umanità è disseminato, fu appeso un frutto che è la salvezza del mondo, e che da quel giorno non ha più abbandonato l'umanità al suo destino.

Da allora, non c'è croce che non dia frutto, non c'è sofferenza che sia solo dannosa, non c'è male che venga solo per nuocere, non c'è dolore che non purifichi, non c'è sacrificio che non rafforzi, non c'è lacrima che non fiorisca. Perché Dio ha scelto di pendere con suo Figlio, come un frutto, da quell'albero della Croce. Perché la Croce, da quel venerdì pomeriggio, non è certo scomparsa dalla faccia della terra, tutt'altro: ma non ha più l'ultima parola sull'umanità.

E allora alla domanda di Pilato "Che cos'è la verità?"rispondiamo noi al posto di Gesù:

Una croce sulle spalle, portata, sopportata, sofferta, condivisa.

E  alla fine  risorta.

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